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Etica & professione: il direttore del Tg1 Minzolini va in video alle 20 per difendere il Lodo Alfano. Bindi (Pd), siamo esterrefatti

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Roma, 9 nov 2009 – L´abolizione dell´immunità parlamentare è stata ´un vulnus´ alla Costituzione, e ´c´è da auspicare che sia sanato´. Così il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, che all´argomento ha dedicato un editoriale nel corso dell´edizione delle 20 del telegionale prendendo di fatto le difese del Lodo Alfano. Secondo il direttore, la riforma costituzionale del ´93 fu ´un atto di sottomissione´ della politica alla magistratura, confermata dall´elezione di numerosi magistrati in Parlamento, con la conseguenza che ´il Parlamento non è riuscito a mettere in cantiere una riforma della giustizia. Pronta la replica del presidente del Pd, Rosy Bindi: ´Siamo esterrefatti´.
Spunto per l´editoriale sono le dichiarazioni – di qualche giorno fa – del pm Antonino Ingroia che Minzolini definisce “un programma politico che il magistrato ha giustificato con la difesa della Costituzione. Solo che la Costituzione che Ingroia vuole salvaguardare – afferma Minzolini – almeno su un punto sostanziale non è quella originale. Nella Carta infatti, insieme all´autonomia della magistratura, i padri costituenti, cioè i vari De Gasperi e Togliatti, inserirono l´istituto dell´immunità parlamentare: non lo fecero perché erano dei malandrini ma perché ritenevano quella norma necessaria per evitare che il potere giudiziario arrivasse a condizionare il potere politico”.

Insomma, a giudizio del direttore del Tg1, “l´immunità parlamentare era uno dei fattori di garanzia per assicurare nella nostra Costituzione un equilibrio dei poteri. Non fu certo un´idea stravagante: strumenti diversi ma con lo stesse finalità sono previsti in Germania, in Inghilterra e in Spagna, e di un´immunità beneficiano anche i parlamentari di Strasburgo: D´Alema e Di Pietro ne hanno usufruito recentemente”.

Dal ´93 invece, prosegue l´editoriale di Minzolini, “l´immunità è stata cancellata dalla nostra Carta costituzionale. Motivo? In quegli anni la classe politica e i partiti per via di Tangentopoli avevano perso la fiducia della gente e l´abolizione dell´immunità fu un modo per dimostrare che i costumi sarebbero cambiati. Quell´operazione mediatica si trasformo però nei fatti in un atto di sottomissione alla magistratura. Da allora i gruppi parlamentari sono affollati di magistrati e ci sono addirittura partiti fondati da magistrati”. Inoltre, “governi di destra e di sinistra sono caduti sull´onda delle inchiesta della magistratura, e il Parlamento non è riuscito a mettere in cantiere una riforma della giustizia. Ma a parte le conseguenze, l´abolizione dell´immunità parlamentare ha provocato un vulnus nella Costituzione, si è rotto l´equilibrio tra i poteri e non se ne è creato un altro. Ora c´è da auspicare che quel vulnus, al di là delle dispute nominali su immunità, lodi e riforme del sistema giudiziario, sia sanato”.

A stretto giro arriva la replica di Rosy Bindi. “Anche questa sera il direttore del Tg1 ha dettato agli italiani la linea sulla giustizia. Siamo esterrefatti – esclama il presidente del Pd – deve smettere di spiegare agli italiani che il presidente del Consiglio ha ragione”.

“Non è questo il ruolo dei giornalisti del servizio pubblico – continua Bindi – men che meno di un direttore di testata. Il Parlamento sarà anche pieno di magistrati ma la Rai è soffocata dai portavoce di Berlusconi. Siamo certi che il presidente della commissione di Vigilanza Rai saprà esercitare il proprio ruolo di garanzia a tutela del diritto dei cittadini ad essere informati correttamente e a non subire la propaganda del governo”, conclude Bindi. (repubblica.it)

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