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Libertà di stampa: Obama in Cina, a nessun giornalista è stato consentito di intervenire e fare domande

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Pechino, 17 nov 2009 – In una delle enormi sale dell´enorme Palazzo dell Assemblea del Popolo, l´edificio in puro stile stalinista che sorge sul lato occidentale di piazza Tiananmen a Pechino, uno speaker saluta le centinaia di giornalisti venuti da tutto il mondo per ascoltare la conferenza stampa dei leader dei due Paesi che compongono il cosidetto G2,il vertice dei due superpotenti, l´americano Barack Obama e il cinese Hu Jintao. ´´Benvenuti alla conferenza stampa – proclama lo speaker che parla un cinese scolastico ed un inglese perfetto – il presidente Obama e il presidente Hu Jintao leggeranno le loro dichiarazioni tra poco. Vi prego di spegnere i cellulari o di metterli su ´silenzioso´. In questa conferenza stampa non e´ prevista una sessione di domande e risposte. Grazie´´. L´orwelliano proclama dello speaker viene accolto con un mormorio di disappunto e qualche battuta dai giornalisti presenti. Per raggiungere l´agognata sala nella vana speranza di porre una domanda ai due uomini piu´ potenti della terra, i giornalisti si erano infatti dovuti sottoporre ad una interminabile trafila per volere dei servizi di sicurezza dei due leader, aspettando per ore di riuscire ad entrare nel
Palazzo. In precedenti occasioni di visite di dignitari stranieri i leader avevano tenuto quelle che i giornalisti definiscono ´´false´´ conferenze stampa, consentendo un paio di domande ai reporter dei Paesi interessati. Per Hu ed Obama neanche quelle. Alcuni dei giornalisti presenti hanno sottolineato che nelle loro dichiarazioni, di un quarto d´ ora ciascuna, i due leader hanno detto le stesse cose ma mettendo ognuno l´ accento su quello che piu´ gli interessava. E che forse qualche domanda sarebbe stata utile per capire che cosa veramente si sono detti. Per esempio, Obama ha
riconosciuto esplicitamente la sovranita´ della Cina sul Tibet ma ha aggiunto che secondo gli Usa Pechino deve riprendere ´´al piu´ presto´´ il dialogo col Dalai Lama. Hu ha toccato solo il primo punto. Sul problema di Taiwan Hu ha salutato l´ affermazione di Obama secondo la quale Washington
riconosce ´´una sola Cina´´, quella di Pechino. Ma il presidente americano ha aggiunto che gli Usa si attengono anche al Taiwan Relations Act, la legge che gli impone di intervenire a fianco di Taipei in caso di attacco militare cinese. (ansa)

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