Cerca
Close this search box.

Libertà di stampa: due giornalisti del "Giornale di Sicilia" indagati dalla magistratura per non aver rivelato le proprie fonti

Condividi questo articolo:

Enna, 22 nov 2009 – Due giornalisti ennesi, Giulia Martorana de La Sicilia e José Trovato del Giornale di Sicilia, sono indagati dalla Procura di Enna per favoreggiamento personale di ignoti per rivelazione di segreto d´ufficio. La vicenda giudiziaria è legata al ritrovamento di un cadavere carbonizzato nelle campagne di Piazza Armerina il 20 ottobre del 2007. La notizia fu riportata dai due quotidiani, ma per diversi mesi il cadavere rimase senza nome in attesa delle risultanze dell´esame del Dna, anche se gli inquirenti sospettavano si trattasse di Carmelo Governale, di 38 anni. Il 2 settembre del 2008 il gip di Enna respinse la richiesta di arresto di tre persone presentata dal procuratore di Enna, Calogero Ferrotti. I due giornalisti Martorana e Trovato, però, come scrive il pm Marcello Cozzolino, “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso e in qualità di giornalisti pubblicisti e pertanto non esonerati, ai sensi dell´art. 200, comma 3 del codice di procedura penale, dal rivelare le fonti delle notizie di carattere fiduciario ricevuto”, rivelarono attraverso i quotidiani del 9 settembre del 2008 che il cadavere carbonizzato, rinvenuto 11 mesi prima, era quello di Carmelo Governale ucciso con 4 colpi esplosi con una pistola. Quella mattina la moglie di Governale apprese dai giornali che il corpo carbonizzato era quello del congiunto e così telefonò ai carabinieri lamentando di non essere stata informata per prima sull´identificazione. A quel punto il corpo di Governale fu riconsegnato ai familiari per i funerali. Il Cdr del Giornale di Sicilia è vicino a José Trovato e Giulia Martorana. “Pur esprimendo il massimo rispetto per i magistrati – si legge in una nota del Cdr – le ipotesi di reato formulate nel caso concreto (la pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale e il favoreggiamento nei confronti di ignoti) appaiono di per sé opinabili, come opinabile è che il giornalista pubblicista non si possa avvalere del segreto professionale”. “Ma quel che colpisce – prosegue la nota – è soprattutto l´ennesima incriminazione di cronisti che non hanno fatto altro che il loro dovere, contribuendo peraltro a far venire fuori una notizia che per tanto tempo era stata nascosta – non si capisce perché – agli stessi familiari della persona scomparsa di cui erano stati individuati i resti”. “Il Cdr – conclude la nota – è vicino a José, già minacciato dalla mafia, sempre per avere fatto il proprio lavoro, e a Giulia, e auspica che i procedimenti penali aperti nei loro confronti possano essere chiusi con una piena assoluzione”. ´´Per l´ennesima volta magistrati e investigatori hanno trovato subito i colpevoli: i giornalisti´´. Lo affermano in una nota congiunta il sindacato siciliano dei giornalisti e la Fnsi, che annunciano di essersi ´´gia´ mobilitati per difendere in ogni sede i colleghi Trovato e Martorana e con loro il diritto di scrivere e di informare correttamente i cittadini, cos come in questo Paese prevede ancora la Costituzione´´.PROTESTANO ASSOSTAMPA E FNSI———————————
´´Da qualche tempo a questa parte qualsiasi indagine sembra partire e concludersi allo stesso modo, indicando un solo colpevole – si legge nella nota di Assostampa Sicilia e Fnsi – il giornalista o i giornalisti che si occupano di cronaca e scrivono cio´ che vengono a sapere e che hanno il dovere di scrivere sui loro giornali per informare i cittadini. Leggere
che, come scrive il pm di Enna, gli articoli di due colleghi pubblicisti pubblicati sui giornali facciano parte ´di uno stesso disegno criminoso´ preoccupa e indigna. I giornalisti hanno un solo credo: la notizia. Se e´ criminoso scrivere di un´indagine i tribunali in Italia sarebbero affollati solo di giornalisti´´. ´´Cosa dire allora – aggiungono Assostampa Sicilia e Fnsi – di un´indagine smarritasi nel nulla per oltre un anno, della identificazione di un cadavere non comunicata ai familiari per tutto questo tempo? I giornalisti sarebbero responsabili anche di questo? O sono responsabili di avere pubblicato una notizia vecchia gia´ di parecchi mesi? Sorprende anche che in un contesto ad alto rischio come quello ennese, la magistratura non riesca o non voglia fare differenze tra chi viola la legge e chi, invece, lavora per la collettivita´ rischiando anche in prima persona. E´ davvero singolare – concludono – che finisca sotto inchiesta chi per fare il proprio lavoro e´ gia´ sotto minaccia della malavita: essere sotto schiaffo anche da parte della magistratura appare francamente troppo´´. (ansa)

Il network