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Editoria: giornali in allarme, a rischio con la nuova Finanziaria. Asr, fermiamo la strage delle piccole testate

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Roma, 5 dic 2009 – Dall´Avvenire al Secolo d´Italia, passando per altri giornali storici come L´Unita´ e Il Manifesto, o piu´ recenti di nascita come Europa e La Padania, ma anche decine di piccole tv, cooperative, espressioni del terzo settore: sono le testate che, secondo l´allarme lanciato dalla Federazione nazionale della stampa, sarebbero a rischiocon un emendamento in finanziaria presentato alla commissione
Bilancio della Camera che cambia l´accesso ai contributi. Tanto
che il sindacato dei giornalisti ha convocato d´urgenza una
riunione dei Cdr dei giornali politici, cooperativi e di idee
per lunedi´ per discutere le iniziative da intraprendere.
Intanto stasera si sono chiusi i termini per la
presentazione dei subemendamenti al testo, ed oltre ad alcuni
del Pd, ce ne sarebbero anche almeno uno del Pdl e uno della
Lega per chiedere la cancellazione della norma. In particolare
due sub emendamenti, uno prima firmataria Silvana Comaroli
(Lega), un altro con primo firmatario Marcello De Angelis (Pdl
ex An), chiedono la soppressione del tetto. Mentre un terzo,
sempre di Comaroli, proporrebbe una soluzione intermedia, ovvero
di legare i contributi all´effettiva distribuzione delle copie
in edicola per avere un taglio delle spese ma anche per andare a
premiare chi raggiunge realmente il pubblico. Non sarebbero
pero´ esclusi, a quanto si apprende, problemi di ammissibilita´
per i subemendamenti che a fronte di un risparmio non
proporrebbero soluzioni alternative.
Se invece ´´dovesse passare la norma presentata in
Commissione – spiega la Fnsi – le aziende editoriali interessate
non potrebbero iscrivere a bilancio questi finanziamenti e
quindi impedirebbe la negoziazione di fondamentali anticipi con
le banche. Insomma verrebbe messa a repentaglio la sopravvivenza
di decine e decine di giornali e decine e decine di posti di
lavoro giornalistici e non´´. Il segretario di Stampa Romana
Paolo Butturini avanza l´ipotesi di una ´´vendetta interna alla
maggioranza di governo´´, basterebbe pensare, aggiunge, ´´che
fra le vittime illustri di questo emendamento c´e´ Il Secolo
d´Italia, organo vicino al Presidente della Camera Gianfranco
Fini, che in questi mesi non ha risparmiato critiche al
Presidente del Consiglio´´.
Dal Pd il senatore Vincenzo Vita – e con lui Giuseppe
Giulietti del Gruppo Misto – parla di ´´un colpo alle spalle di
radio tv locali e giornali per sopprimere con un emendamento
alla finanziaria i diritti soggettivi e non garantendo neppure
le prossime annualita´´´ e parlano di ´´colpo di mano´´. Per
Fulvio Fammoni della Cgil, ´´Un governo inaffidabile usa ogni
occasione per intervenire sull´informazione´´ e chiede che
´´ritiri questo emendamento punitivo dalla Finanziaria´´.————————————————————————————————————————-

La dichiarazione del segretario Asr, Paolo Butturini. ´Questo Governo rischia di passare alla storia come quello che ha decretato la più grande crisi dell’editoria nel nostro Paese. Al pari di ciò che è accaduto con altri settori produttivi, non è stato in grado di mettere in campo politiche di sostegno e di sviluppo, che non fossero il finanziamento degli ammortizzatori sociali. Rinviando gli investimenti sulla banda larga ha di fatto condannato l’Italia a un ruolo marginale nel settore a più alto tasso di crescita per il futuro. Ora, con l’emendamento presentato ieri che, nei fatti elimina il diritto soggettivo relativo al finanziamento pubblico dei giornali di partito, cooperativi e di idee, cancella centinaia di posti di lavoro, giornalisti ma anche maestranze e impiegati. Davvero un bel modo per uscire dall’impasse di uno degli smottamenti più gravi che carta stampata, emittenza e new media abbiano dovuto affrontare. Se questa decisione è gravissima per ciò che riguarda gli aspetti industriale e occupazionali, lo è altrettanto sul versante della democrazia e del pluralismo. Immaginate il nostro panorama editoriale senza testate storiche come L’Unità, Il Manifesto, L’Avvenire, Il Secolo D’Italia, o più recenti di nascita come Europa e La Padania, ma l’emendamento colpisce anche decine di piccole emittenti, cooperative, espressioni del terzo settore. E’ possibile che a un presidente del Consiglio che già detiene personalmente la maggior parte del sistema dei media in Italia e si appresta ad avere una posizione dominante anche nel campo del digitale, si permetta di far morire realtà piccole e medie alle quali vengono riservate le briciole della grande torta pubblicitaria? Come sfuggire al dubbio che tutto ciò sia frutto di una “vendetta” interna alla maggioranza di governo? Basterebbe pensare che fra le vittime illustri di questo emendamento c’è Il Secolo d’Italia, organo vicino al Presidente della Camera Gianfranco Fini, che in questi mesi non ha risparmiato critiche al Presidente del Consiglio. Bene ha fatto la Fnsi a mobilitarsi immediatamente, occorre lanciare un appello a tutti i parlamentari, di qualsiasi schieramento perché rifiutino il voto di fiducia su una norma che riguarda il diritto di informazione. (ansa.it)

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