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Liberta´ di stampa: Cicchitto, da Repubblica, Travaglio e Santoro campagna di odio. Insorge l´opposizione

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Roma, 15 dic 2009 – Fabrizio Cicchitto ha puntato il dito oggi in aula alla Camera su quelli che ritiene i responsabili della ´campagna di odio inziata fin dal 1994´ e che e´ ´concentrata contro una sola persona: Silvio Berlusconi´. ´A condurre questa campagna e´ un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L´Espresso, dal quel mattinale delle Procure che e´ il Fatto, da una trasmissione di Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, da alcuni pm che hanno nelle mani alcuni processi tra i piu´ delicati sul terreno del rapporto mafia politica e che vanno in tv a demonizzare Berlusconi´, ha elencato Cicchitto. E ´da un partito, l´Idv, il cui leader Di Pietro sta in questi giorni evocando la violenza quasi voglia trasformare lo scontro politico in atto in guerra civile fredda e poi questa in qualcosa di piu´ drammatico, da qualche settore piu´ giustizialista del suo partito, onorevole Bersani´.  Secondo Cicchitto, ´non possono essere messe sullo stesso piano, neanche dalle nostre autorita´ istituzionali, due problematiche assai diverse: quella di chi, magari con un linguaggio non diplomatico, ha invocato una riforma costituzionale recuperando le obiezioni fatte da Togliatti e Calamandrei, e quelle dei pm che hanno fatto trattenere il fiato al paese e alla comunita´ internazionale in attesa che gli oracoli di nuovo conio, gli Spatuzza e i fratelli Graviano, pronunciassero i loro verdetti, anzi le loro atipiche sentenze´. Dunque, ha insistito, ´la mano di chi ha aggredito Berlusconi e´ stata armata da una spietata campagna di odio: ognuno si assuma la propria responsabilita´. ´Dopo l´aggressione a Berlusconi, c´e´ il rischio che ci sia chi si traveste da pompiere ma fa l´incendiario. Mi pare che nel dibattito di oggi alla Camera ci sia stato questo rischio e il capogruppo del Pdl ha dato un forte contributo´. Cosi´ il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, parlando con i cronisti alla Camera, evidenzia come l´intervento in Aula del presidente dei deputati del Pdl e la scelta di lasciare l´aula quando ha parlato il leader Idv Antonio Di Pietro non vada nella direzione indicata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di mettere fine all´esasperazione dei toni. (agi). ´´Le parole dell´onorevole Cicchitto
non contribuiscono ad abbassare i toni e a costruire quel clima
di civile confronto democratico invocato dal presidente della
Repubblica´´. Lo afferma Jean-Leonard Touadi, deputato del Pd a
proposito della dichiarazione in Aula alla Camera del presidente
dei deputati del Pdl sull´aggressione subita dal presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi da parte di Massimo Tartaglia.
   ´´Ho avuto un brivido lungo la schiena – aggiunge – quando
nel suo intervento Cicchitto ha fatto la lista di proscrizione
puntando l´indice contro ´La Repubblica´, giornale libero e
indipendente, Michele Santoro e Marco Travaglio, giornalisti
liberi e indipendenti, L´Italia dei Valori, partito che come
tutti gli altri ha raccolto voti dai cittadini´´.
   ´´A questo punto – conclude – mi chiedo cosa accadra´ dopo
questa lista di proscrizione. Anche per l´onorevole Cicchitto
dovrebbe valere il motto attribuito a Voltaire: ´Disapprovo
quello che dite, ma difendero´ fino alla morte il vostro diritto
di dirlo´´´. (ansa).

Fair play, bon ton, rispetto
reciproco sono tutti finiti in soffitta. Nonostante gli appelli
di Giorgio Napolitano, il ´´clima d´odio´´ da tutti deprecato
impera sovrano. A due giorni dall´aggressione a Silvio
Berlusconi, invece di affievolirsi, lo scontro tra maggioranza e
opposizione si acuisce. E nel Pdl scoppia anche un nuovo ´caso
Fini´, dopo i rilievi del presidente della Camera sulla fiducia
sulla Finanziaria e la sua tirata d´orecchi al capogruppo
Fabrizio Cicchitto.
   Nell´aula di Montecitorio, dopo l´intervento del ministro
dell´Interno Roberto Maroni sul pomeriggio nero di Piazza Duomo,
va in scena la plateale protesta del centrodestra contro Antonio
Di Pietro, autore della tesi secondo cui e´ il governo che
´´istiga´´ la violenza. Non appena il leader dell´Italia dei
Valori comincia a parlare, i deputati fedeli al governo si
alzano ed escono dall´emiciclo.
   Poco prima, il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto aveva
sparato ad alzo zero contro coloro che a suo giudizio hanno
armato la mano di Massimo Tartaglia: La Repubblica, Il Fatto
quotidiano (´´mattinale delle questure´´), Annozero, Marco
Travaglio, ´´terrorista mediatico´´, e lo stesso Di Pietro,
accusato, quest´ultimo, di volere ´´portare lo scontro in una
guerra civile fredda e poi in qualcos´altro´´.
   Ancora prima Maroni aveva puntato l´indice contro la
´´pericolosa spirale emulativa´´ innescata dagli attacchi al
premier e aveva annunciato una stretta sui siti web e sulle
manifestazioni.
   L´affondo di Cicchitto mette paletti precisi alla
disponibilita´ dei fedelissimi del Cavaliere al confronto con
l´opposizione: il punto centrale e´ la fine ´´dell´uso politico
della giustizia´´, condizione per un clima davvero rispettoso di
ciascuna parte. Mentre Berlusconi ringrazia i militanti azzurri
per l´affetto e assicura loro che ´´l´amore vince sull´odio´´,
dunque, l´ala dura del Pdl punta l´indice contro ´´giudici
politicizzati´´, opposizione e mass media ostili al premier
dipingendoli come coloro che hanno ´´armato la mano´´ di
Tartaglia.
   Quanto a Di Pietro, lungi dal voler porgere l´altra guancia,
il leader dell´Idv accusa Cicchitto di aver emesso una
´´condanna a morte´´ attraverso la sua ´´criminalizzazione´´
degli avversari di Berlusconi e rincara la dose sostenendo che
sono le politiche del governo ad ´´armare la mano´´ dei
violenti. Chi vorrebbe che le polemiche di questo tipo non
prendessero piede e´ il segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
Sua e´ l´osservazione, rivolta a Cicchitto, che  ´´qualcuno si
traveste da pompiere per fare l´incendiario´´.
   Cosi´, tra un insulto e una maledizione, il presidente della
Repubblica deve prendere atto che i suoi appelli sono rimasti
inascoltati. E, amareggiato,  osserva che la societa´ italiana
´´e´ piu´ forte e coesa della politica, segnata da un cosi´
esasperante conflitto´´.
   Qualcuno pensa che dovrebbe essere lo stesso Berlusconi a
prendere un´iniziativa per mettere a tacere i falchi e rimettere
la dialettica politica sui giusti binari. Pier Ferdinando Casini
ci spera, e dice di essere ´´non del tutto pessimista´´ sul
fatto che il premier prendera´ un´iniziativa per ´´rasserenare
il clima´´. Ma, vista l´aria che tira, si tratta di un desiderio
di difficile realizzazione. Come quello del presidente del
Senato Renato Schifani, che ´´il clima natalizio possa
accelerare l´abbassamento dei toni´´.
   A rendere ancora piu´ instabile il quadro politico
contribuisce l´ormai permanente conflitto interno alla
maggioranza. L´abbraccio a Berlusconi al San Raffaele avra´
forse riavvicinato Fini e il premier sul piano umano; ma sul
piano politico tutto e´ rimasto come prima. Tanto che il
presidente della Camera, di fronte alla decisione del governo di
porre la fiducia sulla Finanziaria nonostante l´esiguo numero di
emendamenti presentati dall´opposizione, si dissocia
pubblicamente: l´ennesima fiducia e´ una decisione
´´deprecabile´´ e´ il suo verdetto, pronunciato dal seggio della
presidenza. Fini, poi, alza il telefono e chiama Berlusconi: gli
dice di essere deluso dai due protagonisti della giornata del
Pdl: Cicchitto, il cui intervento in aula e´ stato ´´inutile e
incendiario´´; e il ministro Tremonti, per il suo via libera
alla fiducia, una ´´forzatura´´ non necessaria.
   ´´Un altro colpo in faccia al premier´´ stigmatizza il
pidiellino Gianfranco Lehner, seguito da altri anti-finiani. E
anche secondo Sandro Bondi, Fini ´´non aiuta l´apertura di un
clima politico nuovo di cui l´Italia ha bisogno, ma anzi
rinfocola le polemiche´´. (ansa)

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