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Libertà di stampa: Iran, vietati contatti con Ong, tv straniere e siti Internet ´ostili´

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Teheran, 5 gen 2010 – Si fanno sempre piu´ stringenti in Iran le misure di controllo per cercare di mettere fine alle proteste dell´opposizione. L´ultima iniziativa annunciata e´ il divieto ai cittadini di avere contatti con televisioni satellitari e siti Internet considerati ´ostili´ e 61 organizzazioni non governative straniere, soprattutto americane. Intanto, un gruppo di deputati propone una ´corsia
preferenziale´ che riduca i tempi d´attesa per le impiccagioni
di oppositori condannati come ´mohareb´, cioe´ ´nemici di Dio´.
Il ministero dell´Intelligence, citato dal quotidiano Etemad,
ha avvertito che sara´ considerata ´´un reato´´ ogni
cooperazione con ´´network satellitari ostili che si oppongono
alla politica dell´establishment della sacra Repubblica
islamica´´. E tra questi cita la Bbc, la Voice of America e la
radio israeliana, che trasmettono programmi in persiano verso
l´Iran, oltre alle emittenti dei Mujaheddin del Popolo, di
gruppi monarchici e altre televisioni iraniane che hanno base
negli Stati Uniti. E´ vietato anche ogni contatto con ´´siti
Internet anti-rivoluzionari sulla linea dell´attuale sedizione,
come Jaras´´, uno tra i piu´ attivi nella controinformazione
negli ultimi mesi.
Tra le 61 organizzazioni straniere con le quali e´ vietata
qualsiasi cooperazione figurano Human Rights Watch, la
fondazione Open Society di George Soros e l´universita´ di Yale.
Le autorita´ di Teheran accusano Paesi stranieri, in
particolare gli Usa e la Gran Bretagna, di avere organizzato il
movimento di protesta in Iran, con l´aiuto dei loro mezzi
d´informazione, con l´obiettivo di muovere una ´´guerra di
velluto´´ contro la Repubblica islamica.
Proprio Jaras ha dato notizia dell´ennesima condanna per le
proteste seguite alle elezioni che lo scorso giugno videro
riconfermato alla presidenza Mahmud Ahmadinejad. Sette anni e
quattro mesi di reclusione e 34 frustate sono stati inflitti al
giornalista Bahman Ahmadi-Amui, in carcere da oltre sei mesi.
Lo scorso novembre la televisione di Stato aveva reso noto
che 86 persone erano state condannate in primo grado: a cinque
di loro era stata inflitta la condanna a morte e a 81 pene
detentive da 6 mesi a 15 anni. Per ora nulla si sa sulle
sentenze di secondo grado.
Ma altre decine di attivisti e giornalisti dell´area
riformista sono stati arrestati dopo nuove manifestazioni
dell´opposizione che il 27 dicembre hanno investito Teheran e
diverse altre citta´ iraniane, con un bilancio di almeno otto
morti. E oggi il ministro dell´Interno, Mostafa Mohammad Najjar,
e´ tornato ad affermare che chi dovesse tornare a manifestare in
piazza ´´sara´ considerato ´mohareb´´´. Reato punito con la pena
di morte secondo la legge islamica.
Per questi condannati 36 deputati filo-governativi hanno
proposto una legge in base alla quale, dal momento della
conferma della sentenza, i tempi di attesa per l´impiccagione
sarebbero ridotti da 20 a 5 giorni. L´iniziativa e´ stata resa
nota dal sito dei parlamentari riformisti, Parlemannews. (ansa)

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