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Libertà di stampa: Iran, è caos per i giornalisti stranieri tra divieti del regime e controinformazione

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Teheran, 11 feb 2010 – ´´Non affidatevi alle dicerie, andate sul terreno per cercare la verita´ ´´: e´ l´invito che Mohammad Hosseini, il ministro della Cultura e orientamento islamico in Iran, responsabile anche per la stampa, ha rivolto in un recente incontro ai giornalisti stranieri. Ma i divieti imposti dallo stesso governo alla copertura diretta delle proteste negli ultimi mesi ha reso difficilissimo il loro lavoro, anche perche´ nel frattempo sono bombardati da notizie diffuse dall´opposizione su Internet che e´ quasi impossibile verificare. I reporter rimasti a Teheran – solo quelli residenti, perche´ ormai dall´anno scorso le autorita´ non concedono visti per nuovi arrivi – sono stretti tra il fuoco delle due propagande: quella delle fonti e dei mezzi d´informazione ufficiali, che presentano una nazione compatta nel sostegno del presidente Mahmud Ahmadinejad, e quella degli oppositori, che parlano di un regime ormai allo sbando sull´orlo del baratro. Difficile dunque tracciare i veri contorni di una crisi complicata, quale la Repubblica islamica non viveva da decenni. Oggi, nell´anniversario della rivoluzione, il problema si e´ riproposto in modo esemplare. Non potendo impedire ai giornalisti di coprire le celebrazioni, il Dipartimento per la stampa estera li ha portati direttamente sulla Piazza Azadi, dove ha parlato Ahmadinejad. Per la prima volta e´ stato vietato loro anche mescolarsi alla folla dei cortei ufficiali, per timore che potessero testimoniare qualche infiltrazione degli avversari. Il risultato e´ stato che, mentre la televisione di Stato mandava in onda immagini – riprese dalle emittenti internazionali – di una folla sterminata che inneggiava a Ahmadinejad, la miriade dei siti e blog di Internet ha diffuso immagini di proteste in varie piazze e nella metropolitana di Teheran, oltre a notizie di arresti, feriti e di tre dimostranti, fra cui una ragazza, uccisi dalle forze di sicurezza. Ma, con l´ulteriore stretta sul Web imposta negli ultimi giorni dalle autorita´, e´ diventato ancora piu´ difficile per l´opposizione in Iran diffondere notizie e video. Molti giornalisti su posizioni riformiste sono stati arrestati negli ultimi mesi e altri hanno lasciato il paese e anche il ´´cittadino-giornalista´´, ossia la gente comune che raccoglie informazioni sul terreno e le mette in circolazione, stenta oggi a mantenere un flusso costante di notizie, come invece avveniva durante le proteste seguite alla rielezione di Ahmadinejad. Valutare le motivazioni di quelli che sono scesi in piazza per il governo in un raduno organizzato o le reali dimensioni di quelli dell´opposizione e´ comunque un compito arduo per i giornalisti stranieri, soprattutto in una citta´ di oltre 10 milioni di abitanti, dove gli eventi hanno luogo anche a decine di chilometri l´uno dall´altro. (ansa)

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