Trani, 16 mar 2010 – E´ gelo. Tra la procura di Trani e gli ispettori del ministro della giustizia i rapporti si fanno subito tesi. La dichiarazione di guerra la consegna alla stampa il pubblico ministero di Trani, Michele Ruggiero. Il pm e´ nei corridoi della procura generale di Bari in attesa di essere ascoltato, assieme al procuratore Carlo Maria Capristo, dai due ispettori del ministero della Giustizia guidati da Arcibaldo Miller. L´indagine e´ sotto ´´segreto istruttorio´´ – spiega Ruggiero – quindi ´´tutto quello che non e´ stato reso noto agli indagati non sara´ reso noto agli ispettori´´. Tradotto per i non addetti ai lavori significa: agli ispettori non sara´ dato nulla. Questo perche´ gli indagati non hanno ricevuto alcun atto d´indagine, neppure un avviso di garanzia. Fino ad oggi l´unico a sapere formalmente di essere indagato a Trani e´ il premier Silvio Berlusconi, per concussione e minacce all´Agcom. Ieri i legali del premier, Filiberto Palumbo e Niccolo´ Ghedini, hanno chiesto e ottenuto dalla procura di sapere se il loro assistito e´ realmente sotto indagine, cosi´ come riferivano da giorni i media. E i pm hanno subito risposto con un´attestazione nella quale e´ scritto che Berlusconi e´ sottoposto ad indagini per concussione e minacce all´ufficio dell´Autorita´ garante delle Comunicazioni (Agcom). Quasi certamente in relazione a questo Ghedini e Palumbo saranno domani in procura a Trani: non e´ escluso che vi si rechino per depositare una memoria ai pubblici ministeri. Nessun atto e´ stato finora notificato al commissario dell´Agcom, Giancarlo Innocenzi, indagato per favoreggiamento per non aver ammesso durante l´interrogatorio del 17 dicembre scorso, a Trani, di aver subito pressioni da Berlusconi per fermare Annozero; e neppure al direttore del TG1, Augusto Minzolini, accusato di ´rivelazione di segreti su un procedimento penale´ per aver rivelato al telefono, subito dopo essere stato ascoltato dal pm Ruggiero, il contenuto dell´interrogatorio durante il quale era stato sentito sui tassi usurari applicati su alcune carte di credito American Express. Il mandato che avrebbero ricevuto gli ispettori inviati dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, riguarderebbe la competenza territoriale dell´inchiesta, un eventuale abuso delle intercettazioni e la violazione del segreto d´ufficio. Domande che sarebbero state poste ripetutamente nel corso delle audizioni, durate ciascuna oltre due ore, prima al procuratore Capristo, poi al pm Ruggiero. Intanto l´inchiesta sembra aver subito un´accelerazione. Stamani i pm hanno ascoltato come testimone Michele Santoro sulle pressioni esercitate dalla politica per fermare Annozero. Il giornalista ha consegnato ai magistrati le lettere aziendali dell´autunno scorso che riguardavano Annozero e avrebbe tirato in ballo il direttore generale della Rai, Mauro Masi. Proprio del manager Rai e´ la firma che compare nel parere chiesto dalla Rai all´Agcom sulla vicenda del contratto che ha poi legato Marco Travaglio alla trasmissione di Raidue. Pare che la ´vicenda Masi´ abbia incuriosito i magistrati. Forse anche per questo i quattro pm del caso Rai-Agcom avrebbero delegato alla Guardia di finanza di acquisire all´Agcom alcuni atti: lettere e delibere sugli interventi dell´Autorita´ su Annozero. L´acquisizione servirebbe ad incrociare il contenuto dei colloqui intercettati con gli atti. Il fine e´ di provare la presunta concussione compiuta dal premier sulla quale poggia l´indagine che presto potrebbe essere inviata per competenza a piazzale Clodio. ____________________________________________________ Due ore davanti ai pubblici ministeri di Trani. Centoventi minuti durante i quali Michele Santoro ha raccontato e documentato le presunte pressioni esercitate dalla politica per fermare Annozero. Ai magistrati ha anche consegnato le lettere aziendali dell´autunno scorso e una missiva dell´Agcom. L´audizione sarebbe stata secretata: per questo Santoro non ne parla con cronisti e curiosi che lo attendono fuori dal palazzo di giustizia di Trani, davanti alla splendida cattedrale romanica che si affaccia sull´Adriatico. ´´Le pressioni che si sono svolte nei confronti di Annozero – argomenta – credo che siano di dominio pubblico: vanno avanti dall´editto bulgaro in poi. Basta leggere i giornali e le dichiarazioni del presidente del Consiglio, e non solo, per comprendere quale sia stata la pressione politica esercitata nei confronti della nostra trasmissione affinche´ non andasse in onda´´. Lui parla e i curiosi che lo hanno atteso per tutta la mattinata per strada lo applaudono e lo acclamano: ´´Michele, Michele´´, ´´Vai avanti´´, ´´Abbasso Berlusconi´´. Poi il conduttore di Annozero affronta a muso duro la questione sullo stop ai talk show in campagna elettorale. ´´Tutti i programmi della Rai – denuncia – sono stati illegalmente sospesi, illegalmente sospesi (ripete scandendo bene le parole, ndr) perche´ non c´e´ alcuna legge che dispone la sovrapposizione di programmi di approfondimento e di tribune politiche´´. ´´Quindi – sottolinea – questa decisione, presa prima dalla Commissione parlamentare di vigilanza, e poi avallata dalla maggioranza politica del Cda della Rai, e´ a parer mio un vero e proprio abuso di potere perche´ non applica la legge sulla par condicio che impedisce di confondere programmi di approfondimento e tribune politiche, come dice anche una sentenza della Corte costituzionale´´. Cosa fare per superare questo ´´abuso´´? Per il 25 marzo Santoro sta organizzando dal Paladozza di Bologna ´´una trasmissione sulla liberta´ di informazione nel nostro Paese´´. Tornando all´inchiesta di Trani, il giornalista avrebbe consegnato ai magistrati le lettere aziendali dell´autunno scorso sul contratto di Marco Travaglio ad Annozero. Le missive sarebbero firmate dal direttore generale della Rai, Mauro Masi, e dal direttore di Raidue Massimo Liofredi. Una farebbe riferimento al parere chiesto dal dg Masi all´Autorita´ Garante nelle Comunicazioni (Agcom) sulla ´vicenda Travaglio´. Tra gli atti ci sarebbe anche la delibera 19 del 2009 dell´Agcom relativa alla sanzione per la puntata di Annozero del primo maggio del 2008 nella quale erano state trasmessi stralci del V-Day di Beppe Grillo del 25 aprile 2008 in cui il comico genovese criticava il capo dello Stato. Tocca ora ai quattro magistrati del pool Rai-Agcom capire se dietro quelle lettere ci sono o meno elementi utili alla vicenda che interessa il premier Silvio Berlusconi, indagato per concussione e minacce all´Agcom. Procedimento nel quale Santoro vuole costituirsi parte civile. (ansa) _____________________________________________________ Calabrò e la gara di esposti e telefonate per convincerlo a fermare «Annozero». Berlusconi chiama, Masi gli scrive, pressioni dai legali di Cosentino, Tarantini e Mills —————————————————————————————————- ROMA. Mille carte volano intorno a Michele Santoro e alla sua trasmissione. Ma anche tante telefonate. Ore 22 del 12 novembre 2009. Su Raidue sta andando in onda Annozero con una puntata dedicata alla richiesta di arresto per Nicola Cosentino. Mentre in studio parla Antonio Di Pietro, squilla il telefonino di Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le Telecomunicazioni. È Silvio Berlusconi: «Ma sta vedendo Annozero? Risposta: «Veramente no, sto seguendo un documentario…». Berlusconi: «Ma è una cosa indegna, indegna…». Calabrò: «Presidente, domani visioneremo la registrazione e, se ci saranno gli estremi, interverremo. Buona sera ». La registrazione viene visionata il giorno dopo ma gli uffici dell’Autorità non riscontrano irregolarità da sanzionare. La telefonata di Berlusconi è solo uno dei tanti interventi compiuti a vario titolo e con vari metodi sull’Agcom, sempre sulla trasmissione condotta da Michele Santoro. E incrociando varie fonti si scopre che anche Corrado Calabrò, magistrato e uomo certo non vicino politicamente alla sinistra, resiste a mille pressioni concentrate su un punto: neutralizzare la trasmissione di Michele Santoro. Esempio clamoroso il 23 settembre 2009. Mauro Masi, travolto da un mare di polemiche per il contratto di Marco Travaglio ancora da chiudere, scrive a Calabrò ricordando la multa inflitta alla Rai per la partecipazione del giornalista alla puntata del 10 maggio 2008 di Che tempo che fa (Travaglio paragonò Schifani a «una muffa» e parlò di «amicizie mafiose». La Rai venne sanzionata dall’Agcom per 10.000 euro): «Voi, con delibera del 21 gennaio 2009, avete ravvisato la violazione dei principi di completezza, lealtà, imparzialità e correttezza propri del servizio pubblico… Si chiede che codesta Autorità voglia cortesemente specificare se la diffida assuma rilevanza (eventualmente anche ai fini di paventati profili di «culpa in eligendo ») in ordine alla contrattualizzazione, quale collaboratore esterno, del giornalista Marco Travaglio, già oggetto di provvedimento sanzionatorio. Nell’ambito della procedura di contrattualizzazione non può comunque prescindersi da quanto rilevato da codesta Autorità considerato che Annozero, per la quale la stessa dovrebbe formalizzarsi, è parimenti oggetto di sanzioni». Il riferimento di Masi è alla delibera votata sempre il 21 gennaio 2009 quando la Rai venne multata (51.646 euro) per l’Annozero del 1˚ maggio 2008 per il servizio su Beppe Grillo in piazza che attaccava duramente Giorgio Napolitano. In pratica Masi sembra chiedere a Calabrò e all’Agcom uno strumento da usare in Consiglio di amministrazione per dire no al contratto di Travaglio. E qui, stando alle carte, arriva il vero colpo di scena. La risposta di Calabrò: un no secco, «sarebbe censura preventiva». Dice Calabrò: «Il quesito non appare proponibile nei termini in cui è formulato perché questa Autorità — come già fatto in relazione ad altre trasmissioni—non può esprimere pareri di legittimità ex ante, tanto più per trasmissioni non realizzate che diventerebbero una sorta di censura preventiva delle trasmissioni, ed è invece onerata della vigilanza ex post sulle violazioni delle norme vigenti e del contratto di servizio. Non si può quindi chiedere, hysteron proteron (locuzione greca che indica una figura retorica, dire per primo ciò che è accaduto per ultimo; ndr) a questa Autorità un giudizio preventivo» circa il possibile ripetersi di sanzioni «per il solo fatto della prevista partecipazione a un programma di un giornalista il quale, in una precedente occasione, ha avuto la diffida». Il materiale che riguarda l’Agcom parla chiaro. La lettera di Masi è solo il primo anello di una catena di richieste sempre uguali, rivolte agli uffici di Calabrò per le trasmissioni di Santoro: bloccare la trasmissione prima che vada in onda. Il 28 settembre 2009 i legali di Gianpaolo Tarantini inviano un esposto per la trasmissione del 24 settembre sul caso D’Addario («vicenda processuale tutta da verificare») e chiedono un intervento preventivo per la nuova puntata, fissata per il 1˚ ottobre. Calabrò: non sanzioniamo ciò che non è andato in onda e non è in nostro potere occuparci di «ipotetici reati penali quali la violazione del segreto investigativo». Altro capitolo, l’11 novembre. I legali di Cosentino chiedono un intervento preventivo per la puntata del giorno successivo, il 12 novembre, in cui Santoro avrebbe sicuramente parlato del suo caso. Proprio la puntata per cui Berlusconi telefonerà a Calabrò. Risposta-fotocopia di Calabrò: impossibile «effettuare alcun intervento ex ante sulla trasmissione» essendoci compiti «della sola vigilanza ex post». Infine l’esposto del 2 dicembre 2009 da parte degli avvocati di DavidMills che chiedono l’intervento dell’Agcom per la puntata del giorno seguente, il 3 dicembre. Replica identica alle altre: non possiamo «effettuare alcun intervento repressivo sulla trasmissione ancora non andata in onda», ci occupiamo solo ex post del rispetto delle norme vigenti. (corriere.it)