Milano, 26 apr 2010 – La ´´terminologia molto forte´´, utilizzata da Gad Lerner (nella foto) nel descrivere il padre Moshe nel suo ultimo libro ´Scintille´, ´´scaturisce´´ da ´´un profondo dolore causato da una delusione nei confronti della figura paterna´´ e rientra nel suo diritto ad ´´una libera esposizione di quanto e´ accaduto nella sfera della sua vita familiare´´. Lo scrive il pm di Milano Letizia Mannella nel provvedimento con cui ha chiesto l´archiviazione dell´accusa di diffamazione contestata al giornalista, querelato dal genitore. Nella sua denuncia, relativa ad alcuni passaggi del libro uscito nel novembre 2009, Moshe Lerner accusava il figlio di aver scritto ´´affermazioni minanti´´ la sua ´´onorabilita´´´, sia ´´come padre sia come figura che ha svolto nel passato ruoli di notevole importanza nel commercio estero e nelle relazioni pubbliche´´. Nella querela, in particolare, il padre contestava al giornalista e scrittore espressioni come ´´viveur cosmopolita´´ e ´´apolide che stenta a riconoscersi´´ a lui riferite. Il pm, pur riconoscendo che Lerner ha usato nei confronti del padre ´´modalita´ espressive forti, sgradevoli ed a tratti inconsuete rispetto alle comuni modalita´ con cui ci si rivolge ai propri genitori´´, spiega che ´´la relazione tra autore e querelante´´ e´ ´´difficoltosa fin dai primi anni di vita´´ del giornalista. Cio´ che lui ha scritto, secondo il magistrato, ´´e´ una concretizzazione del diritto di critica´´. Nel diritto di critica rientra, si legge ancora nel provvedimento, ´´l´utilizzo di una liberta´ dialettica´´ che puo´ attuarsi anche con un ´´linguaggio vivace, ironico, aspro e pungente´´, Non emerge, dunque, un ´´intento di screditare con attacchi personali´´ il padre, ma una ´´finalita´ meramente letterario-narrativa, realizzata da un animo provato da un profondo dolore´´. (ansa)