Roma, 18 mag 2010 – Roma – A ogni autunno, ormai, Michele annuncia di voler restare in Rai», disse nel settembre del ’95 il suo mentore Angelo Guglielmi. Il sottinteso era che ogni volta che il suo prediletto diceva di voler restare, riceveva immancabilmente congrua offerta. Avanti popolo. Così, tra il (Tele)sogno e la Realtà, il più rabdomantico e capace degli anchormen d’Italia ha costruito il suo mito unendo gli opposti, resistencia y azienda, di lotta e di governo, rompiscatole ma acutissimo nel riconoscere gli equilibri del potere televisivo. Via dalla Rai, poi a Mediaset, poi al Parlamento europeo, «che errore», disse, poi il rientro tv per sentenza, il reintegro di «Sciuscià», le liti col Cavaliere, certo, ma anche con «la cricca di Occhetto», come disse dei ragazzi di Berlinguer, nel frattempo diventati potenti, specialmente in Rai. Nessuno (dei politici) lo amava, neanche quelli di sinistra, ma è anche vero che nessuno (degli editori) l’ha mai davvero e fino in fondo odiato, neanche il Cavaliere, sapendo che valeva oro. Perciò gli hanno sempre contro-proposto contratti. È così che nasce l’andirivieni di Michele, che ha costruito da lontano la sua ultima stagione, ossia «Annozero» e il vagheggiamento della nuova Telesogno, «Raiperunanotte», usando Internet, le tv sul satellite e i canali privati italiani. Usando gli stessi bastoni tra le ruote che gli venivano messi. A fine marzo aggirò l’ultimo divieto caduto sui talk show politici – non solo il suo – e anche quella tappa, l’exploit di Bologna, non sarebbe stata possibile senza nomi di punta e grandi collaboratori, Travaglio, Vauro, l’esibizione di Daniele Luttazzi per la prima volta dopo otto anni. Giornalismo, ma oltre il giornalismo. Toccò il 12 per cento di share fuori da mamma Rai e indusse a pensare: ecco, nasce il Santoro 2.0. Tv, piazza e web. Cose mai viste. Ma è davvero quello che vuole fare, adesso? Nella sua squadra la sorpresa c’è, talora diventa perplessità. In Rai raccontano di una lauta offerta per produrre docu-fiction da collaboratore. E «Annozero» che fine fa? Marco Travaglio, che ha spento il telefono bersagliato dalle richieste d’interpretazione, confida: «Io non ne sapevo nulla. E devo dire che sono abbastanza stupito». Racconta che l’ha chiamato Antonio Padellaro, il direttore del Fatto quotidiano, anche lui amico di Michele e anche lui ignaro, per capire. Travaglio si trovava in quel momento a presentare il suo nuovo libro da Chiarelettere, Ad personam, ad Avigliana. Naturalmente, aggiunge il giornalista più scomodo di «Annozero», «Michele non era tenuto a dirmi nulla». Altri della scarna redazione, che preferiscono restare anonimi, narrano di un Santoro che in questi giorni aveva confidato «a chi gli è più vicino» la sua insofferenza. «La sua è una scelta per essere più libero, non certo una resa. È un uomo di 59 anni, che voleva percorrere altre strade, e non voleva più essere schiacciato in questo ruolo resistenziale antiberlusconiano a oltranza». E adesso? «Produrrà format diversi. Questi due anni sono stati pesantissimi, quasi un inferno, con la Rai sempre contro. La vera notizia è che per la prima volta il cda è unanime, nell’accettare la sua uscita: sono contenti». Che la squadra resti intatta è impossibile prevedere. «Questo non è affatto detto, ognuno farà le sue scelte»… Nulla sapeva Giuseppe Giulietti, che aveva offerto a «Raiperunanotte» una copertura sindacale (altrimenti, proprio perché sotto contratto Rai, la trasmissione non si sarebbe potuta fare), «la separazione sarà pure consensuale ma ormai Michele era costretto ad andare in onda con gli avvocati e con gli elmetti…». Gad Lerner, che alla serata di Bologna partecipò, si augura «che questo non significhi l’abbandono della conduzione di Annozero». Vauro, il suo leggendario vignettista, non solo non sapeva nulla: era a letto col febbrone. Leggerà la notizia stamane. Dai giornali. Nel ’94 Gianni Blasi, storico amico di Santoro, disse: «Michele aveva tanti sogni: condurre la night-line, dirigere il telegiornale, andare a cena con Claudia Schiffer. Poi però bisogna vedere cosa ti offre la realtà». La Schiffer non è mai arrivata, ma la realtà non è poi stata sempre ingrata. (lastampa.it) __________________________________________________________________________Come un fulmine a ciel sereno: Michele Santoro lascia la Rai. O almeno, dopo tante battaglie questa volta abbandona il suo ruolo di dipendente, lascia vuoto lo studio di Annozero alla fine della stagione, per rientrare nel ruolo di collaboratore esterno ed abbracciare un suo vecchio pallino, quello delle docu-fiction. E´ probabile che vedremo la sua firma e il suo volto ricomparire su Raitre. La decisione arriva al temine della seduta del Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini che nel pomeriggio ha approvato su proposta del direttore generale Mauro Masi un accordo quadro per ´´la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro dipendente´´ con il giornalista. L´accordo consensuale, secondo quanto spiega Viale Mazzini, ´´deve essere implementato attraverso contratti applicativi che saranno messi a punto nei prossimi giorni, prevede la realizzazione di nuovi progetti editoriali che verranno realizzati da Michele Santoro nei prossimi due anni´´. Qui finisce la formalita´ di un accordo che, secondo le prime indiscrezioni, sarebbe di svariati milioni di euro in quanto oltre alla dovuta risoluzione consensuale che prevede per legge il pagamento di tre annualita´, il contratto dovrebbe essere triennale per la realizzazione di alcune miniserie a prezzi di mercato. Quindi la Rai ´´continuera´ ad avvalersi della collaborazione di Santoro che, in questo modo, avra´ la possibilita´ di sperimentare nuovi generi televisivi attraverso un ulteriore sviluppo del proprio percorso professionale´´. In Cda sono sette i voti a favori e due le astensioni, di Angelo Maria Petroni e Rodolfo De Laurentiis. De Laurentiis, a quanto si apprende, avrebbe espresso in consiglio le sue perplessita´ sui contenuti e l´urgenza di un´intesa di questo tipo e in questo momento con Santoro. Tra le poche reazioni politiche, quella dell´Udc Roberto Rao, secondo il quale ´´i telespettatori e tutti gli italiani hanno diritto di sapere subito, senza aspettare altro tempo, con la massima trasparenza e fin nei dettagli, le modalita´ e i termini economici che hanno portato alla clamorosa decisione della risoluzione consensuale del contratto di lavoro di Santoro con la Rai´´. Finche´ l´accordo non sara´ firmato comunque Michele Santoro non ne spieghera´ le ragioni. Lo fara´ solo dopo, quando probabilmente convochera´ una conferenza stampa per chiarire le motivazioni alla base della decisione. In realta´ il giornalista ci pensava da tempo: non solo a lasciare la Rai come dipendente ma soprattutto a individuare nuovi spazi e nuovi progetti, a cercare di non recitare sempre la stessa ´parte in commedia´ con il fiume di polemiche che sempre lo seguivano quanto il successo negli ascolti. I suoi programmi non hanno mai superato le quattro edizioni e dunque per lui era maturo il tempo di cambiare e di riprendere l´idea delle docu-fiction, sulla scorta di ´Corre bisonte corri´ andato in onda lo scorso anno. Lo studio vuoto, lui che introduce il tema e poi la messa in onda. Probabilmente lo vedremo su Raitre, vista la disponibilita´ offerta da Antonio Di Bella ed esplicitata gia´ quando il giornalista venne ospitato da Serena Dandini a Parla con me durante la preparazione di Rai per una Notte. ´´Questa e´ stata la tua casa ed´ pronta a esserlo nuovamente´´, disse allora il direttore di Rete. Comunque se ne parla per la prossima stagione perche´ il giornalista portera´ a termine questa serie di Annozero su Raidue. (ansa)__________________________________________________________RAI: SANTORO E LA TV PUBBLICA, EPILOGO DI UN AMORE-ODIO. LA FINE ARRIVA AD OTTO ANNI ESATTI DALL´EDITTO BULGARO – Ruvido, istrionico, politicamente scorretto, vulcanico e combattivo: Michele Santoro lascia – se pure consensualmente – la Rai, l´azienda con la quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale, di amore e odio ma che ha contribuito a rinnovare profondamente. Per Santoro si chiude una fase, quella delle barricate e della lotta, per lasciare posto ad un´altra, nuova e di natura sperimentale. Dopo Raiperunanotte e il lancio di una inedita piattaforma multimediale, forte del successo ottenuto, Santoro gira pagina perche´ – come tante volte lui stesso ha confidato in passato – ´non si puo´ sempre recitare la stessa parte in commedia´. La storia con la Rai e´ lunga quasi una vita, costellata di strappi, caratterizzata da bracci di ferro, di polemiche roventi, di addii dolorosi e di ritorni polemici. E´ il 1987 quando prende vita Samarcanda su Raitre e con lei nasce la nuova piazza televisiva: in primo piano la gente, i soprusi, le storie di persone emarginate, delle vittime e degli oppressi. Lo stesso Santoro ´inventa´ la figura del conduttore in piedi, molto piu´ di un arbitro in quella che e´ una vera e propria arena dove si discute fino a litigare. I format si susseguono con un successo all´inizio imprevisto: dopo Samarcanda, e´ la volta del Rosso e Nero (1993-1994), poi di Tempo Reale (1994-1996) sempre su Raitre. Ma e´ dietro l´angolo c´e´ quell´inquietudine che fa di Santoro un personaggio mediatico: in modo clamoroso molla la Rai e va a Mediaset a condurre Moby Dick su Italia 1, dove restera´ per circa un triennio. La fase piu´ calda della sua carriera sta per iniziare: rientra a Viale Mazzini con Circus su Raiuno (1999-2000), poi e´ il turno del Raggio Verde su Raidue (2000-2002). E´ l´inizio di una strada tutta in salita durante la quale si consuma lo show down con Silvio Berlusconi che lo accusa di faziosita´, di imbastire processi televisivi, di essere pietra dello scandalo per il servizio pubblico. E´ il 16 marzo 2001 quando Berlusconi irrompe al Raggio Verde con una telefonata in cui scarica sul conduttore tutte le sue accuse e soprattutto gli ricorda di essere un dipendente del servizio pubblico, intimandogli di attenersi alle regole. Santoro chiede alla regia di interrompere la telefonata e chiude cosi´: ´´Sono un dipendente della Rai ma non sono un suo dipendente´´. Al centro delle polemiche infuocate la puntata sullo stalliere di Arcore Vittorio Mangano e sui rapporti tra Marcello Dell´Utri e Cosa Nostra: scontro giocato a colpi di esposti da parte di Berlusconi e Forza Italia. E´ l´inizio della fine: a novembre del 2001 parte Sciuscia´ su Raidue. Il 18 aprile 2002, Berlusconi lancia la fatwa da Sofia, meglio nota come editto bulgaro, accusando Michele Santoro, Daniele Luttazzi, Enzo Biagi di fare un uso criminoso del servizio pubblico. L´aria cambia decisamente. Michele Santoro e´ costretto a lasciare la Rai e lo fa alla sua maniera: nella puntata di Sciuscia´ del giorno successivo, il giornalista intona il canto partigiano ´´Bella ciao´´, senza base musicale e con la voce rotta dall´emozione. Il 31 maggio in onda l´ultima puntata: il Cda Rai, a maggioranza di centrodestra, cancella il programma, per ´´motivi di tutela aziendale´´; verranno licenziati e allontanati dalla Rai anche Biagi (rapporto cessato per scadenza del contratto e non rinnovato) e Luttazzi. Santoro imbocca la via legale contro la Rai e nel frattempo si candida all´europarlamento con l´Ulivo di Romano Prodi. Ma l´esperienza politica non fa per lui e si chiude in anticipo: 19 ottobre 2005 presenta le sue dimissioni da parlamentare europeo per partecipare alla prima puntata del programma televisivo Rockpolitik condotto da Adriano Celentano. Santoro vince la battaglia legale e torna in televisione il 16 settembre 2006 con Annozero: da allora la sua permanenza e´ costellata di inciampi, avvelenata da continui e violenti attacchi politici. La presenza di Marco Travaglio e di Vauro non aiuta e tra alti e bassi il programma va avanti fino ad oggi. Con la par condicio, l´ultima battaglia: quella di Raiperunanotte che rappresenta l´ostinazione e la voglia di andare in onda contro tutti e tutto. Sfiora il licenziamento ma ancora una volta Santoro ´vince´ l´ennesimo braccio di ferro all´indomani dello scandalo intercettazioni nell´inchiesta di Trani con Berlusconi che ne chiede nuovamente la cacciata. Oggi la separazione consensuale, maturata in solitudine senza confidarsi con nessuno, nemmeno con i suoi collaboratori: il giornalista da´ appuntamento a tutti a dopo la firma dell´accordo. Solo allora spieghera´ le sue ragioni. (ansa)_____________________________________________________________________
´Prendo atto con soddisfazione delle decisioni che mi riguardano, proposte dal Direttore generale e assunte di fatto all´unanimità dal cda della Rai, che mi potranno consentire di sperimentare nuovi formati televisivi´.
È quanto dice Michele Santoro in una breve dichiarazione, affidata all´Ansa, riguardo alla separazione consensuale dall´azienda pubblica.
Il conduttore avrebbe comunque preferito che solo ad accordi sottoscritti se ne fosse data notizia, ´anche per concludere serenamente una stagione tv caratterizzata da straordinari risultati´.
´Fornirò – assicura il giornalista – nelle prossime settimane la necessaria collaborazione per arrivare rapidamente alla completa definizione in ogni sua parte dell´intesa. A conclusione della stagione e solo a firma avvenuta, risponderò a tutte le domande sul carattere dell´accordo e sul mio futuro professionale, convinto come sono di aver agito ancora una volta nell´interesse del pubblico´. (ansa)