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Strage nave pacifisti: il racconto shock dei giornalisti scampati, i soldati isrealiani sparavano per uccidere

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Atene, 3 giu 2010 – I militari israeliani che hanno preso d´assalto la nave ´Mavi Marmara´, della Flottiglia per Gaza, hanno dato l´impressione di voler ´´sparare per uccidere´´ al giornalista greco Aris Chatzistefanou, di Radio Skai, che si trovava a bordo dell´unita´ turca. Lo ha raccontato lui stesso all´Ansa. Chatzistefanou precisa che i militari avevano ´´una lista di tre pagine con nomi e fotografie´´ verosimilmente di persone a bordo della nave. E, dice, ´´hanno cominciato a sparare, inizialmente dall´elicottero, poco dopo che i primi soldati calatisi avevano incontrato resistenza´´. ´´Ma era una resistenza difensiva, con bastoni, cui si poteva rispondere in maniera meno violenta´´ dice. E aggiunge: ´´Mi hanno dato l´impressione di voler sparare per uccidere´´. Chatzistefanou, tornato stamane ad Atene da Israele con un C-130 dell´aviazione militare ellenica insieme ad altri 31 connazionali, aveva iniziato il viaggio sulla nave greca Sfendoni. ´´Ma l´ultimo giorno mi ero trasferito sulla ´Mavi Marmara´ per ragioni professionali´´. Qui, spiega, e´ stato testimone dell´arrembaggio, che dapprima era parso partire dai gommoni, ma che poi, a causa forse delle ´´misure difensive e di vigilanza´´ adottate dai passeggeri, era avvenuto dagli elicotteri. Dopo 20-25 minuti di ´´violenze e caos´´, gli israeliani avevano il controllo della nave e il capitano aveva invitato tutti a mettersi al coperto per evitare altre vittime. ´´Con noi c´erano diversi feriti, alcuni gravi, ma gli israeliani non hanno permesso a nessuno di uscire´´ e sono passate una-due ore prima che cominciassero a portar via in elicottero i feriti. ´´Ci hanno tenuti ammanettati per ore, imponendoci il silenzio e minacciandoci con armi a puntatura laser. Alcuni sono stati interrogati e malmenati. Ho inutilmente detto che ero un giornalista´´. Una volta sbarcati, ai pacifisti e´ stato chiesto di firmare un documento in cui confessavano di essere entrati illegalmente nella zona di esclusione marittima israeliana. Al rifiuto sono stati separati e mantenuti in stato di detenzione ´´in condizioni umilianti´´ fino alla liberazione. (ansa)__________________________________________________________IL RACCONTO SHOCK DI UN REPORTER ALGERINO. I soldati israeliani che hanno fatto irruzione lunedì mattina sulla nave turca ´Mavi Marmara´, una delle imbarcazioni della ´Freedom Flottilla´ diretta a Gaza con aiuti umanitari, hanno “preso in ostaggio il figlio neonato del capitano della nave puntandogli una pistola alla testa per costringere l´uomo a fermare l´imbarcazione”. E´ questa la testimonianza shock del giornalista algerino Hamid Zaatchi, il cui dettagliato racconto è stato pubblicato oggi sul quotidiano locale ´El Khabar´. Il reporter, che era tra i 700 pacifisti presenti sulla ´Mavi Marmara´, ha ricordato come tutto sia iniziato quando una ventina di navi della Marina israeliana ha circondato la flottiglia dando l´ordine di fermarsi, nonostante si trovasse ancora in acque internazionali, e più esattamente “a 76 miglia dalla costa di Gaza”. I passeggeri si sono allora organizzati in gruppi nei vari punti dell´imbarcazione per fare la guardia. Al primo tentativo dei soldati israeliani di salire ulla nave, i pacifisti hanno cercato di respingerli lanciando loro delle molle di ferro. Poi è stata la volta degli elicotteri, dai quali “i militari si sono calati a decine”. Uno di questi è stato “fatto prigioniero”, ma la sorpresa dei pacifisti è stata grande quando, tolto il casco al soldato, si sono accorti che “piangeva e tremava come una foglia”. Nonostante fossero “imbottiti di armi”, infatti, per tutta la durata dell´operazione i militari “non sono riusciti a nascondere la tensione”, ha ricordato Zaatchi.”Erano terrorizzati, si vedeva da come si muovevano, da come tremavano, nonostante ci avessero legati”, ha raccontato il giornalista. Dopo il ´sequestro´ del loro commilitone, altri soldati hanno fatto irruzione sulla nave, tra i quali anche dei “cecchini”, che hanno iniziato a “sparare contro i ragazzi turchi, uccidendone dieci e ferendone almeno una cinquantina. Io stesso – ha detto – ho visto con i miei occhi quattro morti distesi a terra, uno dei quali era il responsabile della sala stampa”. E proprio i cecchini hanno fatto irruzione nella cabina di comando prendendo in ostaggio il figlio neonato del comandante per constringerlo a fermare la nave. A quel punto, “gli israeliani hanno preso possesso della cabina di comando e strappato le telecamere”, mentre i passeggeri “hanno posto fine a ogni forma di resistenza”, ha sottolineato Zaatchi. Nel frattempo, i militari continuavano a sparare sulla nave e a lanciare lacrimogeni e “sostanze chimiche che ci hanno annebbiato la vista per almeno due ore”. A causa di questi gas, l´ex deputato del movimento algerino della Nahda, Mohammed Dhouaybi, “si trova al momento all´ospedale di Amman, in Giordania, dove è stato sottoposto a un´operazione chirurgica agli occhi”. Poi i soldati hanno dato a tutti l´ordine di spostarsi sul ponte della nave. “Tra noi c´erano dei feriti che sanguinavano. Uno di questi era disteso e aveva il piede ferito. Gli è stato ordinato di alzarsi, ma lui non è stato in grado di farlo. Allora uno soldato gli si è avvicinato e gli ha sparato alla testa, uccidendolo davanti a tutti”, ha ricordato Zaatchi. Solo in tarda mattinata è arrivato l´ordine di dirigersi verso il porto di Ashdod. Ma i passeggeri sono scesi solo dopo molte ore di attesa, durante le quali sono stati perquisiti e sequestrati i loro passaporti, cellulari, telecamere e macchine fotografiche. “Ci hanno accusato di essere entrati in Israele clandestinamente, invece siamo stati oggetto di un atto di pirateria in acque internazionali”, ha spiegato il reporter, che assieme ad altri pacifisti è stato trasferito nel nuovo carcere di Beersheba, dove sono stati visitati dalla Croce Rossa Internazionale, da un avvocato palestinese e da alcuni consoli accreditati in Israele. Tra questi, quello giordano, “che si è occupato delle procedure per il trasferimento di tutte le delegazioni arabe”. Dopo 20 ore di carcere, il gruppo in cui si trovava Zaatchi è stato liberato e condotto ad Amman su alcuni autobus. Dalla Giordania, ognuno ha fatto ritorno nel proprio Paese. (aki/adnkronos)

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