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Intercettazioni: nuovo attacco di Berlusconi, chissà se il Quirinale firmerà il ddl; nel caso ci penserà la Consulta a bocciarlo

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Roma, 16 giu 2010 – Quirinale, Consulta, Camera dei Deputati. Chiama in causa il fior fiore delle istituzioni, Silvio Berlusconi, quando torna a difendere la nuova legge sulle intercettazioni cercando l´applauso (che arriva tiepido) dei commercianti in assemblea all´Auditorium della Conciliazione. ´´Sento che ora si parla di mettere in calendario per il mese di settembre il ddl intercettazioni´´, osserva critico il premier con il pensiero rivolto al Presidente della Camera Gianfranco Fini. ´´Poi bisognera´ vedere se il Capo dello Stato vorra´ firmarlo´´ aggiunge guardando al Colle. ´´E poi, quando uscira´, ai pm della sinistra non piacera´ e si appelleranno alla Corte costituzionale che, secondo quanto mi dicono, lo boccera´´, conclude la sua escalation polemica il capo del governo. Nel mirino tornano i giudici, ´´la piccola lobby dei magistrati e dei giornalisti´´ che ostacola il passo di un provvedimento per il Cavaliere indispensabile. Perche´ ´´non c´e´ vera democrazia´´ se in Italia ´´siamo tutti spiati´´, se ci sono ´´150 mila telefoni sotto controllo´´ e ´´7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate´´. ´´Non siamo in un paese civile, non e´ una vera democrazia. Non viene tutelata la liberta´ di parola. Non possiamo tollerarlo piu´´´, alza la voce il premier tutt´altro che rassegnato, a poche ore dal vertice del partito a Palazzo Grazioli per ribadire che ormai i giochi sono chiusi, il testo non si cambia. Del resto, fa notare Berlusconi ´´ci sono voluti 4 mesi per fare la legge, poi il consiglio dei ministri l´ha varata, poi e´ stata 11 mesi alla Camera, poi ancora 12 mesi e mezzo al Senato´´. Un tempo sufficiente a respingere preventivamente la critica di un dibattito strozzato. Quindi e´ evidente l´intenzione del premier di procedere spediti, sebbene il terreno sia in tutta evidenza minato. ´´Affermazioni scomposte e pericolose´´, reagisce infatti Pierluigi Bersani, segretario del Pd, mentre l´ANM, con il presidente Luca Palamara, contesta al premier di sbagliare numeri. Il resto del discorso scorre tra il refrain della crisi superata meglio di altri paesi, la promessa di una imminente grande riforma della giustizia penale e la nota lamentela sugli scarsi poteri del premier, che rende necessario modificare al piu´ presto costituzione ed architettura istituzionale. L´applauso piu´ forte Berlusconi lo chiama per Gianni Letta ´´persona straordinaria e di onesta´ intellettuale veramente inarrivabile, senza la quale anche quel poco che facciamo non potremmo farlo´´. Dietro la lavagna finiscono invece altri politici di professione. ´´Abbiamo troppa gente che vive di politica, non solo in Parlamento, ma nelle province, nei comuni, nelle regioni: bisognerebbe dimezzarla´´, si toglie sassolini dalla scarpa il Cavaliere, che dice di sentirsi ancora e sempre prima di tutto un imprenditore, a capo di un governo che molto ha gia´ fatto, ma ´´potrebbe fare molto di piu´ se le condizioni di operativita´ fossero diverse´´. Invece in Italia ´´Tra il dire e il fare c´e´ di mezzo non solo il mare, ma addirittura l´Oceano´´. ´´E quando un imprenditore come me deve passare sotto continue forche caudine, dice ´chi me lo fa fare, ritorno a fare l´imprenditore o vado in pensione´´, e´ la conclusione che il Cavaliere enuncia senza troppa convinzione. (ansa)____________________________________________NUOVO AFFONDO DEL PREMIER SULLA CONSULTA. AMIRANTE, RISCHIO DEGRADO. L´accusa di una Corte Costituzionale composta in maggioranza da ´´giudici di sinistra´´ non e´ certamente nuova, basti pensare alle parole di ira e di sdegno con cui Silvio Berlusconi accolse lo scorso ottobre la bocciatura del ´lodo Alfano´ da parte della Consulta. Ma il nuovo attacco che il premier riserva all´Alta Corte per certi versi pone un´ipoteca preventiva sul destino incerto del ddl intercettazioni: ´´bisognera´ vedere se il Capo dello Stato vorra´ firmarlo e poi quando uscira´ ai pm della sinistra non piacera´ e si appelleranno alla Corte costituzionale che, secondo quanto mi dicono, lo boccera´´. Mentre il premier parla all´assemblea dei commercianti di una futuribile pronuncia negativa della Corte su un provvedimento ancora non definitivamente approvato dal Parlamento, la coincidenza vuole che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano sia a palazzo della Consulta ad ascoltare le parole che il presidente Francesco Amirante e numerosi giudici costituzionali di ieri e di oggi riservano alla memoria di Giuliano Vassalli. Ed e´ proprio nell´esaltazione della figura del giurista, ex ministro della Giustizia ed ex presidente della Corte, che arriva una implicita risposta all´ennesima accusa di Berlusconi. Prima di far rientro nell´attiguo palazzo del Quirinale Napolitano si sofferma con i giornalisti e davanti alle telecamere fa notare come Vassalli, ´´in quanto giurista e coerente democratico´´, abbia sempre ´´considerato normale che la Corte potesse censurare anche leggi da lui sottoscritte come ministro della Giustizia´´. Il riferimento e´ a diverse norme del nuovo codice di procedura penale di cui Vassalli fu padre e che, dopo la sua entrata in vigore nel 1989, vennero dichiarate illegittime dalla Consulta. Dell´ennesimo affondo all´indirizzo della Corte Costituzionale, che ad avviso di Berlusconi già orientata a bocciare il ddl intercettazioni, il presidente Francesco Amirante viene a sapere a cerimonia terminata, una volta rientrato nel suo studio. Nessuna replica ufficiale. Ma anche stavolta – viene fatto notare in ambienti della Corte – e´ in alcuni passaggi del discorso di Amirante in onore di Vassalli che si puo´ scorgere una implicita risposta all´ennesima invettiva ´´Le istituzioni, per quanto ben concepite, se rappresentate da persone non ispirate da nobili propositi e da adeguata dedizione, più o meno rapidamente si degradano´´, dice Amirante. Il richiamo alle istituzioni ritenute ´´indispensabili per assicurare la realizzazione dei principi di una comunità´´ rimanda a un passaggio dell´intervento con cui, lo scorso febbraio, in occasione del tradizionale incontro con la stampa, il presidente della Corte respinse al mittente le accuse di politicizzazione all´indomani della bocciatura del ´lodo Alfano´. ´´Chi volesse vedere nelle sentenze, non dico un disegno, ma anche soltanto un orientamento coerente su un piano, alla Corte estraneo della politica di questo o di quel partito, di questo o quel movimento, resterebbe deluso´´, disse allora Amirante. Il suo mandato novennale alla Corte scadra´ il prossimo 7 dicembre, ma gia´ dall´inizio di ottobre non presiedera´ piu´ le udienze pubbliche. Nel frattempo a Palazzo della Consulta sono arrivati i due ricorsi contro il ´legittimo impedimento´ impugnato dai giudici di Milano dei processi Mills e diritti tv Mediaset nell´ambito dei quali Berlusconi e´ imputato a vario titolo. Un´ennesima ´grana´ per la Corte, che pero´ sara´ quasi certamente esaminata tra la fine del 2010 e l´inizio del 2011. Quando sullo scranno piu´ alto dei 15 giudici costituzionali non ci sara´ piu´ Amirante ma il suo successore, molto probabilmente l´attuale vicepresidente Ugo De Siervo. (ansa)

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