Bruxelles, 17 giu – Irritato con i giornalisti, rei di attribuirgli quotidianamente frasi che lui giura di non aver mai pronunciato e nemmeno pensato; amareggiato dalla prospettiva che il ddl sulle intercettazioni sia ulteriormente ammorbidito, tanto da chiedersi se ancora valga la pena vararlo; impegnato a difendere le posizioni italiane sul debito in Europa, mentre a Roma il governo e´ impantanato dai contrasti interni alla stessa maggioranza. L´umore di Silvio Berlusconi era gia´ pessimo di primo mattino, quando ha sfogliato la rassegna stampa nella suite che lo ha ospitato a Bruxelles. Saputo che Umberto Bossi era andato da Gianfranco Fini, l´umore del premier si e´ definitivamente rabbuiato. Tanto che alla fine, ai piu´ stretti collaboratori, ha ripetuto una frase che e´ suonata piu´ o meno cosi´: o mi lasciano governare o e´ meglio andare a votare, perche´ non voglio galleggiare come hanno fatto i governi che mi hanno preceduto. Concetti non nuovi, certo, ma che alla luce di quanto avvenuto in questi ultimi giorni acquistano un significato preciso. E indicano soprattutto che la pazienza del Cavaliere rischia di esaurirsi presto. Anche se, come sa bene anche lui, con la manovra in ballo e la crisi in agguato le urne sono piu´ una minaccia che una prospettiva concreta. Chi era con lui, giura non era informato della visita del Senatur a Montecitorio. Quando ha saputo dell´incontro, ha ragionato con i piu´ stretti collaboratori – nelle poche pause del vertice – per cercare di capire la portata della vicenda. Sull´esito di questa analisi, le tesi discordano: dal suo entourage escludono che Berlusconi se la sia presa con Bossi. L´amicizia che li lega e´ salda e lo considera un alleato fedele, e´ il leit motiv dei piu´ stretti collaboratori. Insomma, secondo questa versione, il premier avrebbe ´assolto´ Bossi, comprendendo il suo bisogno di ottenere dal presidente della Camera garanzie sul federalismo. Altri, nel Pdl, danno una lettura diversa: sono quelli che vedono con sospetto la mossa del Senatur e attribuiscono al premier gli stessi dubbi e la stessa preoccupazione. Qualunque sia la verita´, su una cosa – sia nel suo entourage, che nel partito – tutti concordano: il premier e´ fortemente irritato dall´atteggiamento di Fini. Non solo perche´ convinto che stia cercando di incrinare l´asse fra lui e Bossi, ma perche´ continua a non capire quale sia il suo obiettivo. Dubbi alimentati dall´atteggiamento della terza carica dello Stato sulle intercettazioni. L´accusa mossa a Fini – confida un esponente del Pdl che ha raccolto le sue confidenze – e´ quella di aver indebolito la maggioranza, dando modo al composito fronte anti-ddl di rafforzarsi. Non solo in Italia, ma anche all´estero. Insomma, per il premier, Fini ha remato contro gli interessi del proprio Paese. ´´Credo che Berlusconi sia ormai rassegnato all´idea che il testo, che lui stesso aveva gia´ disconosciuto, venga ulteriormente modificato´´, riferisce un altro dirigente della maggioranza. Rassegnazione che, secondo qualcuno, potrebbe portarlo a rinunciare del tutto al provvedimento. Solo un´ipotesi, al momento, ma che inizia a circolare con sempre maggiore insistenza. A frenarlo – oltre al fatto che il ddl e´ un punto nel programma di governo – vi sarebbe una ragione tattica: cercare di capire il gioco di Fini e verificare quanto sia disposto a tirare la corda. Le intercettazioni, insomma, come una cartina di tornasole per testare la capacita´ del governo di proseguire il suo mandato. ´´Se realizzera´ che con Fini governare e´ ormai impossibile, l´unica soluzione sarebbe quella di cercare di andare al voto´´, spiega la stessa fonte. (ansa)_________________________________________________________ASSE FINI-BOSSI, SI GUARDA AL COLLE. ´´Se si va testa a bassa non risolvi le cose, se invece si tratta, si parla e si risolvono´´. Nel suo modo un po´ criptico il leader della Lega Umberto Bossi, dopo aver incontrato per una buona mezz´ora alla Camera Gianfranco Fini, lascia intendere che e´ ancora tutta aperta la partita sulle intercettazioni e la Lega fara´ la sua parte. ´´Per andare avanti sul ddl intercettazioni bisognera´ trovare un accordo tra Berlusconi e Napolitano´´, dice confermandosi in asse con il Capo dello Stato ed il Presidente della Camera nella partita e lanciando, dopo quello di ieri, un nuovo messaggio al premier perche´ apra alle modifiche. Se cosi´ fosse, hanno ragionato oggi insieme Fini e Bossi, non sarebbe neppure poi cosi´ indispensabile quello slittamento al quale ieri Silvio Berlusconi sembrava rassegnato. Tanto che il presidente della Camera, in conversazioni riservate, ancora invitava i suoi a tenersi pronti per la prima settimana di Agosto. ´´Ho visto Fini – rivela infatti Bossi -: bisogna accelerare sulle intercettazioni e per farlo serve un´intesa tra il Cavaliere e il Colle, perche´ se il presidente della Repubblica non firma, siamo fregati´´. Si tratta percio´ adesso di convincere Berlusconi – che gia´ da ieri ha rinunciato al muro contro muro con Capo dello Stato, presidente della Camera, opposizioni e con la Lega (che con Bossi ha aperto alle modifiche) – a chiudere magari la partita prima dell´estate, accettando modifiche al testo in commissione invece di farlo slittare a dopo la pausa estiva. Si potrebbe cosi´ votare in aula alla Camera nelle due settimane in cui la manovra tornera´ al Senato, con una rapidissima quarta lettura finale a Palazzo Madama per fare del ddl una legge prima dell´estate (evitando cosi´ anche la pubblicazione di intercettazioni su governo e maggioranza gia´ oggetto di boatos nei palazzi della politica). ´´Credo che ci siano i presupposti e i tempi per approvare prima delle vacanze estive il ddl´´, pronostica infatti il ministro Altero Matteoli. Ma il premier, dopo aver a lungo insistito per un provvedimento ´blindato´ nella versione uscita dal Senato, particolarmente amareggiato per non aver potuto portare a casa una legge sulla tutela della privacy restrittiva come quella da lui pensata all´inizio, a questo punto e´ sempre piu´ orientato a lasciar decantare le cose e – anche per non dare l´idea di aver ceduto alle pressioni dei finiani – a rinviare alcune modifiche al dll a settembre. Un tempo politicamente talmente lontano da ipotizzare che il provvedimento possa finire su un binario morto. Sui tempi decidera´ la capigruppo di Montecitorio: non quella in calendario per lunedi´ che, fanno sapere dalla presidenza della Camera, non e´ stata convocata per occuparsi del ddl intercettazioni. Intanto oggi, in commissione Giustizia a Montecitorio, la presidente Giulia Bongiorno, consigliera giuridica di Fini, ha tenuto la sua relazione: applauditissima da finiani, Lega e opposizioni (in particolare dall´IDV), ma assai meno gradita al Pdl. ´´Ha fatto osservazioni esclusivamente a titolo personale – chiosa infatti il capogruppo Pdl, Enrico Costa – le modifiche che propone non sono necessarie e le nuove audizioni di cui parla sarebbero un puro atto dilatorio´. In commissione la Bongiorno e´ tornata a battere sugli stessi tasti: proroga della durata degli ascolti di tre giorni in tre giorni, intercettabilita´ dei cosiddetti ´reati satelliti´, responsabilita´ giuridica dell´editore, i quattro anni di condanna previsti come pena massima per il reato delle registrazioni fraudolente. Altro nodo da sciogliere: la norma introdotta a Palazzo Madama che prevede la richiesta di autorizzazione alle Camere se emerge che le intercettazioni o l´acquisizione di tabulati siano comunque finalizzate, ´´anche indirettamente´´, ad accedere alla sfera delle comunicazioni del parlamentare. (ansa)