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Intercettazioni: finiani contro Schifani, è scontro nel Pdl

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Roma, 25 giu – Renato Schifani? Un ´´capocorrente´´. Anzi il capo di una ´´correntina´´. Resta alta la tensione nel Pdl: i seguaci di Gianfranco Fini alzano il tiro delle loro polemiche e mettono nel mirino il presidente del Senato, finora mai coinvolto negli scontri interni. La nuova polemica scoppia in una situazione gia´ segnata dai sospetti dei berlusconiani sulla reale volonta´ degli uomini di Fini di approvare il cammino del ddl intercettazioni. A dar fuoco alle polveri e´ Italo Bocchino, durante una sua visita a Palermo. Parlando delle difficolta´ del Pdl nell´isola il braccio destro di Fini se la prende con Schifani usando un tono che agli uomini di Berlusconi sembra intollerabile: ´´Se la questione siciliana si esaminasse con il criterio del consenso – dice Bocchino – si eliminerebbe quella che e´ una correntina, pur se guidata dalla seconda carica dello Stato´´. La sparata del braccio destro di Fini si inserisce nella difficile situazione del pdl siciliano, spaccato in due da una scissione mai ricomposta: il Pdl-Sicilia capitanato dal sottosegretario Micciche´, che raccoglie anche i finiani, a Palermo appoggia la giunta Lombardo insieme al Pd, mentre i cosiddetti ´´lealisti´´, guidati da Schifani e Alfano, stanno dall´altra parte. La schizofrenia siciliana e´ un ottimo terreno di scontro tra le due anime del Pdl. Nel giro di poche ore, la situazione sfugge al controllo e se ne vedono di tutti i colori. Il senatore Carlo Vizzini, fedelissimo di Berlusconi e presidente della commissione Affari Costituzionali, sostiene che gli elettori del centrodestra in Sicilia non hanno seguito gli scissionisti. Bocchino replica a brutto muso: ´´La smetta di diramare le veline che gli fornisce Schifani, piuttosto tiri fuori dai suoi cassetti polverosi il ddl anticorruzione che ha insabbiato´´. Franco Giro, sottosegretario Berlusconiano, rinfaccia a Bocchino di essere sparito dalla Camera durante la seduta fiume di 33 ore dedicata al decreto sulle fondazioni liriche, dove c´era da combattere contro l´ostruzionismo dell´Idv. E mentre il coordinatore Denis Verdini dice che Bocchino ´´provoca solo danni´´, Enrico La Loggia consiglia al braccio destro di Fini di ´´occuparsi della sua minuscola corrente´´. Non fa sconti a Bocchino nemmeno il capogruppo Fabrizio Cicchitto che non vuole piu´ vedere questo ´´stillicidio di attacchi sul piano personale´´ e invoca l´apertura del tesseramento del pdl per eliminare il virus del correntismo. Finito sul banco degli imputati, Bocchino si difende contrattaccando: nega di aver offeso Schifani e dice di sentirsi lui vittima: ´´ La lunga lista di dichiarazioni offensive nei miei confronti – e´ la sua replica al fuoco amico – dimostra che il Pdl non e´ abituato all´esercizio democratico del dibattito interno. Appena si pone una questione le risposte sono ´chiuda la bocca´ o ´vada via dal partito´. Questa non e´ democrazia, ma oligarchia aggressiva´´ Alla fine della giornata, comunque, i finiani trovano motivo di soddisfazione. La loro polemica, sostengono Pippo Scalia, Carmelo Briguglio, Fabio Granata e Nino Lo Presti, e´ servita perche´ finalmente ´´e´ caduto un tabu´´´: ormai, sottolineano, si puo´ parlare del presidente del Senato ´´come di un soggetto in campo che fa politica attiva e ha una corrente organizzata´´. Proprio come Fini, che dunque, e´ il messaggio, non deve piu´ essere attaccato su questo terreno. (ansa)

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