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Libertà di stampa: Messico, giubbotti antiproiettile ed elmetto per giornalisti che seguono guerra ai Narcos

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Buenos Aires, 5 ago – Per i giornalisti che in Messico seguono la guerra al narcotraffico si ´´consigliano´´ giubbotti antiproiettili ed elmetti in testa. Lo prevede un ´´protocollo di sicurezza´´ che e´ stato adottato dalle associazioni dei giornalisti messicani nello Stato del Chihuahua, alla frontiera con gli Stati Uniti, dove piu´ massiccia e´ la presenza dei cartelli del narcotraffico. Quella al narcotraffico in Messico e´ una vera e propria guerra, che niente ha da invidiare a conflitti ´classici´ come quelli in Iraq ed in Afghanistan: dal 2006, quando il presidente Calderon ha formalmente dichiarato aperto il conflitto con i narcos, ad oggi sono rimaste sul campo circa 26 mila vittime, e quasi trenta di esse erano giornalisti, fotografi e cineoperatori che documentavano il conflitto. Per non parlare di quelli che vengono rapiti e tenuti sequestrati per mesi e mesi. Il Messico oggi e´ il Paese con il piu´ alto numero di giornalisti assassinati al mondo, piu´ che in Iraq. Da qui la necessita´ di difendersi in qualche modo per chi ogni giorno e´ in prima fila per documentare la lotta senza quartiere, stando letteralmente in mezzo tra le bande dei trafficanti e tra di esse e le forze di sicurezza messicane. Ciudad Juarez, con i suoi 1,3 milioni di abitanti, e´ la piu´ violenta del Chihuahua: nel 2009 vi si sono registrati oltre 2.600 morti, e rappresenta un crocevia fondamentale per il traffico di stupefacenti dal Messico verso gli Stati Uniti. La commissione regionale dei diritti umani ha precisato che il protocollo ´´non e´ vincolante´´ e rappresenta un ´´suggerimento´´ per i cronisti che seguono la guerra ai narcos. Sostanzialmente, i giornalisti vengono invitati a utilizzare giubbotti antiproiettili e , se e´ possibile, ad indossare elmetti in testa. Il presidente della commissione Jose´ Luis Armend riz, chiede inoltre che i giornalisti e fotografi evitino di arrivare sulla scena del crimine prima che siano giunte le forze di sicurezza, e di fermarsi a debita distanza pronti a fuggire se la situazione diventa particolarmente critica. Insomma, piu´ consigli di buon senso che finiranno con il restare inascoltati che prescrizioni vere e proprie. ´´Come si fa a documentare la lotta ai narcos con il giubbotto antiproiettile? Significa dire ai narcos ´prendetemi, sono qui´ e vanificare tutto´´, fa notare Vicente Palmarez, dell´associazione della stampa di Ciudad Juarez. (ansa)

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