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Rai: talk show, il decalogo non passa. Bufera sul "bavaglio" di Masi

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Roma, 16 set – Dopo una giornata di polemiche, il decalogo sui talk show Rai non è passato. Ieri, il consiglio d´amministrazione non ha avallato il ´codice´ che avrebbe dato al direttore generale Mauro Masi ampie possibilità di intervento sui programmi di approfondimento, con controllo delle ´scalette´ e degli ospiti. Su quest´idea il capo azienda è entrato in collisione con il presidente Paolo Garimerti: quest´ultimo, insieme ai consiglieri di opposizione, ha criticato l´impostazione del documento proposto dal dg, minacciando di non mettere ai voti la proposta di Masi, anche per vizi procedurali. Dopo un lungo dibattito, il cda ha approvato all´unanimità (mancava solo il consigliere De Laurentiis, area Udc) una delibera più generica sul pluralismo dell´informazione Rai. A detta di alcuni consiglieri, il ´codice Masi´ sarebbe stato svuotato e la delibera approvata riduce le possibilità di manovra del direttore generale: dovrà limitarsi a far applicare le norme vigenti in fatto di pluralismo, completezza e contraddittorio nei programmi. Così, verrebbe tutelata l´autonomia dei direttori di rete e dei conduttori dei programmi di approfondimento. ´In verità non c´è stato mai un codice Masi e al direttore generale è stato dato mandato per applicare la normativa esistente: come il codice edito e la carta dei diritti´, spiega il consigliere Antonio Verro, in quota Pdl. Ma in consiglio la discussione è stata molto accesa. Il presidente Garimberti ha ribadito le critiche sulla gestione del Tg1 da parte di Augusto Minzolini, critiche peraltro già mosse in una lettera a Masi dopo l´editoriale del Tg1 che “avvertiva” il Quirinale del rischio di dar luogo a “ribaltoni” se in caso di crisi non si andasse subito a elezioni anticipate. Bufera, ieri, dopo che Articolo 21 e Giuseppe Giulietti, esponente dell´Idv, avevano reso noto ampi stralci di un documento ribattezzato “circolare bavaglio”, in cui Masi invita tra l´altro i direttori di rete e di testata a evitare che il pubblico degli studi tv si trasformi in parte attiva nei programmi. Il testo arriva a prospettare la sospensione d´ufficio dei programmi che non siano coerenti alle schede del format. Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Pd, parla di “Masi campione mondiale di doppiopesismo, che da una parte difende Minzolini e il suo diritto di trasformare il Tg1 in testata militante, dall´altra pretende per le altre testate e trasmissioni giornalistiche il controllo preventivo su tutti i contenuti editoriali”. Si associa Flavia Perina, deputata Fli: “Una Rai in cui solo Minzolini può fare ciò che vuole e gli altri, di diritto o di rovescio, devono fare ciò che vuole Masi, non mi para garantisca gli obiettivi di completezza, di pluralismo e libertà giornalistica”. (repubblica.it)

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