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Libertà di informazione: Russia, ex mezzo busto attacca i giornalisti della tv di Stato. "Non siete liberi". Ora è una star

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Mosca, 29 nov – Ha attaccato pubblicamente la tv di Stato russa sostenendo che i giornalisti sono solo dei burocrati al servizio del governo e che in realtà la tv libera non esiste. E per i suoi sostenitori è diventato un idolo. Leonid Parfyonov è un ex mezzo busto della tv russa, famosissimo nel Paese il quale, nonostante l’assenza forzata dopo essere stato licenziato 10 anni fa, continua a far sentire la sua voce attraverso libri e interventi televisivi. L’ultimo, in ordine di tempo, è stata la cerimonia per il ritiro di un premio intitolato al giornalista Vlad Listiev ucciso nel 1995. Di fronte al parterre delle firme più note della tv russa, tra cui i direttori dei principali canali televisivi, Parfyonov ha puntato il dito contro il modo di fare notizie della tv di stato. “Quello che la tv trasmette oggi non sono notizie, ma pubbliche relazioni per le autorità”, ha detto ritirando il premio. E ancora: “Il corrispondente non è un giornalista, ma un burocrate che segue il servizio e la logica dell’obbedienza”. L’ex anchorman ha quindi criticato l’assenza di critiche o commenti ironici in tv sul presidente Medvedev e il premier Putin. E non solo. In venti minuti di discorso, Parfyonov ha insistito sul fatto che le notizie date dalla tv di stato ricordano il periodo sovietico, quando invece di riferire i fatti venivano trasmessi solo filmati dei leader del Paese che incontravano ministri, governatori e colleghi stranieri. Ha quindi parlato anche di Oleg Kashin, aggredito un paio di settimane fa da sconosciuti, sostenendo che “non esiste nessun giornalista in Russia alla pari di Kashin”, riferendosi al fatto che era l’unico che seguiva l’opposizione. L’intervento di Parfyonov è diventato l’occasione di dibattito su radio, stampa e internet e sono in tanti ad averlo paragonato all’americano Edward R. Murrow, il giornalista della Cbs diventato una leggenda per aver lottato contro il maccartismo contribuendo a liberare il Paese dalle esasperazioni anti-comuniste degli anni Cinquanta e riportato alla ribalta grazie al film ‘Good night and good luck’ di George Clooney. “Finalmente qualcuno ha detto a voce alta quello che tutti pensano, ma non hanno il coraggio di dire e quando lo dicono vengono censurati”, è stato il commento più comune. L’ultimo esempio di censura è quello capitato a Vladimir Pozner, il Larry King russo, che nel suo appuntamento domenicale di ieri, ha criticato aspramente il sistema giudiziario del Paese parlando delle diverse misure di trattamento nelle prigioni quando si tratta di personaggi “scomodi” e ha citato il caso Magnitsky, l’avvocato accusato di complicità in evasione fiscale da parte del fondo di investimento russo Hermitage Capital, morto mentre era detenuto a Mosca nonostante le ripetute richieste di assistenza. Ma questa parte dell’intervento è stata tagliata. Oggi, il quotidiano Kommersant, in un lungo servizio, ha citato l’ex ministro della Cultura e il presidente dell’Accademia tv, Mikhail Shvidkoi, che plaude al discorso di Parfyonov. “Il pubblico, spesso, gira le spalle alla tv di stato perché sa che non racconta la verità, quella che lui invece ha avuto il coraggio di dire ed è per questo che è molto seguito”, ha detto. E, citando il premio Nobel Camus, ha concluso: “la stampa libera può essere buona o cattiva, ma la stampa non libera è sempre cattiva”. (ansa)

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