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Caso Ruby: il premier furioso con i pm rilancia il decreto intercettazioni. Ma il Quirinale vuole fermare il blitz

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Roma, 10 feb – È scontro aperto tra il Quirinale e Berlusconi. Il premier forza la mano: salgo al Colle, porto a Napolitano il testo di un nuovo decreto contro le intercettazioni. Ma il Quirinale lo gela: nessun incontro è stato mai richiesto dal presidente del Consiglio, e tanto meno su questo tema. E, accanto alla sorpresa per il mancato rispetto di ogni procedura, sul Colle monta l´irritazione per l´ultima sortita del premier. Prima la bordata durissima contro i giudici di Milano, quindi la minaccia di voler fare causa allo Stato. Infine il documento del Pdl. Il premier usa quindi toni violenti, parla di ´schifo´ e ´vergogna´. Anche Umberto Bossi spara a zero e corre in soccorso dell´alleato: ´Facendo così pare che i pm non rispondano più a niente. Il giudice naturale era un altro, sembra una guerra totale: è la magistratura contro il Parlamento´. Tutti elementi che indispettiscono il Colle. Soprattutto alla luce di quel che è accaduto la scorsa settimana: quando proprio il Cavaliere aveva accolto l´appello a evitare contrapposizioni. In questo clima, dunque, al Quirinale non vogliono prendere in considerazione un colloquio su un decreto rispetto al quale in passato aveva espresso le sue perplessità. In realtà Berlusconi e Napolitano potrebbero vedersi questa mattina, a margine della cerimonia per la ´Giornata del ricordo´ delle foibe. Tuttavia la presenza del Cavaliere non è ufficialmente prevista: il premier aveva infatti delegato a rappresentarlo il sottosegretario Gianni Letta. Molto difficile, in ogni caso, improvvisare un colloquio a quattr´occhi. Di certo sulle intercettazioni Napolitano è contrario ad ogni blitz, figurarsi per decreto. E sarà lui, con la sua firma, a dover certificare l´esistenza dei requisiti di “necessità e urgenza” previsti dalla Costituzione. Del resto, quando sei mesi fa la legge bavaglio si arenò, il capo dello Stato non nascose la sua soddisfazione, constatando “la legge è finita su un binario morto… “. L´escalation prende il via durante la riunione dell´ufficio di presidenza del Pdl, convocato nel pomeriggio a palazzo Grazioli. L´idea di bruciare per decreto l´uso e la pubblicazione delle intercettazioni sul Rubygate e su altre eventuali inchieste, il premier l´aveva già avanzata in mattinata, in un Consiglio dei ministri per il resto dedicato all´economia. Ai presenti era parso insomma niente più che uno sfogo. Soltanto Alfano, Letta e Ghedini sapevano (almeno dal giorno prima) che il premier aveva davvero intenzione di procedere come un bulldozer sulla strada del decreto. Anche perché avevano tentato in ogni modo di frenarlo. Inutilmente. Così, quando si riunisce l´ufficio di presidenza, il Cavaliere torna sul punto, chiamando in causa il capo dello Stato. “Domani andrò al Quirinale a spiegare a Napolitano che a questa vergogna delle intercettazioni pubblicate a gettone il governo intende porre subito fine. Stavolta ci dovrà ascoltare”. Le colombe capiscono di aver perso la partita, tira una brutta aria. Il corto circuito con il Colle si innesca, Gianni Letta non ha ancora anticipato a Napolitano l´intenzione di Berlusconi. Le agenzie battono la notizia mentre la riunione è ancora in corso e succede il patatrac. Il capo dello Stato ha appena incontrato Bossi e Calderoli, ai due ha raccomandato la “massima condivisione” sul federalismo e quindi “cautela assoluta” sul ricorso alla fiducia, quando apprende della inaspettata visita annunciata dal Cavaliere. “Gli incontri al Quirinale vanno preparati e organizzati, non comunicati a mezzo stampa… “. Porte aperte naturalmente al capo del governo ma nel rispetto delle procedure, senza trovarsi insomma di fronte al fatto compiuto. Ma ormai per Berlusconi, convinto di giocarsi la partita finale, queste questioni di correttezza istituzionale sembrano solo “assurde formalità”. Per uno che ieri è persino arrivato a sorpresa a ipotizzare le dimissioni da presidente del Consiglio, lo spazio per le mediazioni fra i palazzi semplicemente non c´è più. “Se lo ritenete – ha esordito infatti davanti allo stato maggiore del Pdl – se pensate che il problema sia io, sappiate che sono pronto a farmi da parte”. Non che ne avesse davvero intenzione, ma la drammatizzazione è riuscita. Tutti i colonnelli e i generali, a quel punto, hanno fatto a gara a chi la sparava più grossa. Landolfi ha proposto “il ripristino dell´immunità parlamentare”, la Santanché ha lanciato il suggerimento di “tornare in piazza, perché sono quelli là fuori la tua forza”, Cicchitto ha gettato il cuore oltre l´ostacolo: “Ti difenderemo, non accadrà un nuovo ´94”. I più accesi arrivano a immaginare anche una denuncia di attentato alla Costituzione, articolo 289 del codice penale, contro i magistrati di MIlano. In un clima così acceso contro un potere dello Stato, di certo al Colle non apriranno le braccia al capo degli incendiari. (repubblica)________________________________________LINEA DURA DI BERLUSCONI CHE ANNUNCIA CAUSA ALLO STATO. Linea dura confermata anche dopo la cena di ieri sera tra Silvio Berlusconi e i parlamentari del Pdl che fanno parte delle giunte per le autorizzazioni a procedere di Camera e Senato. Il premier non recede da cio´ che ha detto nella conferenza stampa di ieri a Palazzo Chigi: ´´Su questa vicenda faro´ una causa allo Stato´´. Il giudizio politico era gia´ stato fissato del documento approvato dall´Ufficio di presidenza del Pdl: ´´La decisione della Procura di Milano di procedere alla richiesta di giudizio immediato nonostante la restituzione degli atti da parte della Camera dei deputati per manifesta incompetenza denota disprezzo per il Parlamento e per le istituzioni democratiche e disattende gravemente il principio di leale collaborazione tra i poteri dello Stato´´. Nella stessa nota i giudici di Milano sono stati definiti ´´una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria´´. Il Pdl starebbe anche valutando l´ipotesi che il governo possa emanare un decreto legge sulle intercettazioni. Durante la riunione dell´Ufficio di presidenza del partito che si e´ svolta a Palazzo Grazioli, Berlusconi avrebbe avanzato questa proposta per bloccare quello che da tempo ritiene essere un abuso di questo strumento utile alle indagini preliminari. ´´Le intercettazioni sono un peso che grava sulla vita dei cittadini´´, era tornato a ripetere il premier nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri di ieri. Berlusconi ha aggiunto che d´ora in poi le riforme della giustizia potranno procedere velocemente perche´ il governo non deve fare piu´ i conti con ´´quella parte della maggioranza passata all´opposizione: ora possiamo governare e riformare´´ (il riferimento polemico era indirizzato a Gianfranco Fini e a Fli). Per evitare ulteriori conflitti istituzionali, Berlusconi avrebbe maturato la decisione di informare il Quirinale sull´intenzione di emanare il decreto legge sulle intercettazioni. Da qui l´ipotesi di un incontro da tenersi oggi con il presidente Giorgio Napolitano. Nelle intenzioni del premier, a quanto si appreso da fonti del Pdl, il colloquio servirebbe anche a fare il punto sulla situazione di grave conflitto istituzionale determinatasi dopo le decisioni della Procura di Milano che indaga sul caso Ruby. Il Quirinale smentisce pero´ che sia in calendario per oggi un incontro tra Napolitano e Berlusconi. Le accuse lanciate dal premier contro la Procura di Milano (il tentativo di provocare un ribaltone politico per via giudiziaria) farebbero ritenere inopportuno un colloquio a breve tra le due massime cariche dello Stato che pero´ oggi si potrebbero incontrare al Quirinale in occasione della cerimonia dedicata al ricordo delle vittime delle foibe. Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Pd, in una nota prende posizione: ´´Il comunicato emanato dall´ufficio di presidenza del Pdl, ribadendo le tesi complottistiche a cui la destra ci ha abituato, presenta toni, sintassi e lessico piu´ vicini a quelli utilizzati da un´organizzazione terroristica che non a quelli che dovrebbero essere propri del principale partito di governo del paese´´. Il Pd segnala il pericolo di una destabilizzazione istituzionale. Antonio Di Pietro, Idv, usa toni forti: ´´Fare un decreto legge per bloccare il lavoro dei magistrati che stanno indagando su Berlusconi equivale a una dichiarazione di guerra Ci appelliamo al presidente della Repubblica affinche´ possa bloccare per tempo questo ennesimo tentativo di calpestare la Costituzione´´. I legali di Berlusconi stanno intanto mettendo a punto la linea difensiva del premier, qualora il Gip accolga la richiesta di processo con rito immediato per i reati di corruzione e induzione alla prostituzione. L´opzione resta quella che della vicenda si occupi il Tribunale dei ministri. Spetterebbe poi all´Aula della Camera decidere se concedere o meno l´autorizzazione a procedere nei confronti del premier. (asca)_____________________________BERLUSCONI GRIDA A GOLPE E ANNUNCIA CAUSA CONTRO LO STATO (9 FEB) – Silvio Berlusconi attacca a testa bassa i pm milanesi, parla di ´´schifo´´, ´´vergogna´´ sulla vicenda Ruby e annuncia una causa contro lo Stato. In ambienti del Pdl si arriva ad ipotizzare anche una accusa di attentato alla Costituzione contro i magistrati. Ce n´e´ abbastanza per far esplodere una grave crisi istituzionale, tanto temuta dal Colle che accoglie con gelo, si ragiona in ambienti parlamentari, la sortita del premier e segue con preoccupazione l´evolversi della situazione. Una crisi, quella tra governo e magistratura, resa ancora piu´ evidente dal documento finale diffuso al termine dell´Ufficio di presidenza del Popolo della liberta, a Palazzo Grazioli, nel quale si parla, senza mezzi termini, di un ´´gravissimo uso politico della giustizia´´ da parte della procura milanese in un paese come l´Italia che ´´pure negli ultimi 17 anni aveva conosciuto numerosi tentativi della magistratura militante di sovvertire il verdetto democratico´´. Silvio Berlusconi vede una parte della magistratura milanese come una sorta di ´´avanguardia rivoluzionaria´´ e promette di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per ´´scongiurare un nuovo 1994 o ancora peggio che a determinare le sorti dell´Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero voto dei cittadini´´. In questo clima nasce l´idea di presentare un decreto sulle intercettazioni e di rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica. Tant´e´ che il Cavaliere ha fatto sapere di voler incontrare domani stesso Giorgio Napolitano, in occasione della celebrazione della giornata del ´ricordo´ al Quirinale, per esporgli il suo punto di vista sullo scontro in atto ed anche sulle possibili soluzioni. ´´Allo Stato non risulta alcun incontro con il presidente del Consiglio domani´´, e´ la gelida risposta del Colle. Un modo anche, si ragiona sempre in ambienti parlamentari, per prendere le distanze da una situazione che sta via via degenerando. Al presidente della Repubblica non e´ stata fatta alcuna richiesta, non e´ stato accennato nulla formalmente e non puo´ intervenire o esprimersi su fatti e situazioni riportati al momento solo da lanci di agenzie di stampa. Resta la grande preoccupazione per una situazione politica sempre piu´ complicata. E rimane tutto l´allarme lanciato nei giorni scorsi sui rischi di uno scontro istituzionale al calor bianco dagli effetti imprevedibili. Alla commemorazione di domani al Quirinale e´ prevista ufficialmente la presenza del sottosegretario Gianni Letta. Ma non si puo´ escludere la presenza del Capo del governo. Altro discorso e´ parlare di un incontro a due per affrontare temi delicati come il decreto sulle intercettazioni, si rileva ancora in ambienti parlamentari che ritengono al momento decisamente complicata la possibilita´ di un incontro a margine di una cerimonia del genere. (ansa)

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