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Libertà di informazione: rapporto 2011 Rsf, Bahrein nella lista nera dei 38 predatori della libertà di stampa

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Roma, 3 mag – Il Re del Bahrein entra nella lista nera dei 38 ´´predatori della liberta´ di stampa 2011´´, recensiti dall´Ong francese Reporter senza frontiere, che punta il dito anche contro i leader di Siria, Bashar al-Assad, Libia Muhammar Gheddafi, e Yemen, Ali Abdullah Saleh, tutti Stati in cui ´´il lavoro di ostruzionismo all´informazione si e´ spinto fino all´assassinio´´. Ma anche contro organizzazioni criminali come la mafia in Italia o l´ETA in Spagna. In Bahrein, RSF parla di un ´´impressionante arsenale di misure´´ contro la stampa ed evoca, in particolare, la morte in prigione di un responsabile del quotidiano A-Wasat, considerato vicino all´opposizione, Karim Fakhrawi. ´´Hamad Ben Issa Al-Khalifa,in quanto re del Bahrein, e´ responsabile dell´insieme delle violenze e abusi perpetrati´´, scrive l´ONG. Al contrario, sottolinea ancora RSF, nel mondo arabo ´´alcune teste sono cadute´´, come quella del presidente tunisino Ben Ali. La lista di intimidazioni e violenze contro la stampa durante la Primavera araba fa ´´girare la testa´´, sottolinea ancora l´organismo, che ricorda come i fotoreporter ´´abbiano pagato un pesante tributo´´. E lo shock suscitato da queste rivolte popolari ´´non e´ senza effetti sulla politica condotta dai predatori cinesi, il presidente Hu Jintao, e dell´Azerbaigian, il presidente Ilham Aliev, che temono un effetto contagio´´, afferma ancora RSF. L´elenco comprende capi di Stato, leader politici, ma anche organizzazioni criminali come la mafia in Italia o terroristiche indipendentiste come l´ETA in Spagna. Nel rapporto di RSF ci sono anche la difesa israeliana, le forze di sicurezza di Hamas a Gaza e quelle dell´autorita´ nazionale palestinese (Anp). Citando la Birmania o il Vietnam, RSF osserva che ´´alcuni dirigenti sono stati sostituiti senza che cio´ abbia rimesso in discussione il sistema liberticida che incarnavano´´. Per l´ONG, ´´altri predatori restano tragicamente uguali a se stessi: i presidenti Isaias Afeworki,in Eritrea, Gurbanguly Berdymukhamedov, in Turkmenistan, Kim Jong-il in Corea del Nord, dirigenti dei peggiori regimi totalitari del mondo´´. In Africa, RSF punta il dito contro il presidente del Ruanda, Paul Kagame´, e il suo omologo della Guinea equatoriale, Teodoro Obiang Nguema, che tra l´altro e´ anche presidente di turno dell´Unione africana (Ua). Ma anche quello del Gambia Yahya Jammeh, dello Zimbabwe Robert Mugabe, il re dello Swaziland Mswati III, nonche´ le milizie islamiste in Somalia. RSF cita anche il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, rieletto nel giugno 2009, e la guida suprema Ali Khamenei. (ansa)_______________________________________________La criminalita´ organizzata italiana ´nemica´ dei giornalisti. Le nostre mafie figurano infatti, nel Rapporto 2011 stilato da ´Reporters sans frontie´res´ (Rsf) tra i 38 principali ´predatori della liberta´ di stampa´. Il Rapporto, diffuso oggi in occasione della Giornata mondiale per la liberta´ di stampa, ricorda in proposito “i casi piu´ noti di giornalisti italiani minacciati – da Roberto Saviano a Lirio Abbate a Rosaria Capacchione – cosi´ come il mancato sostegno del Primo ministro italiano, Silvio Berlusconi che, a novembre 2009, dichiaro´ che avrebbe voluto strozzare scrittori e autori di cinema che davano una cattiva immagine dell´Italia parlando di mafia e camorra”. Ma nel Rapporto 2011 di Rsf il ´posto d´onore´ va al Nord Africa e al Medio Oriente, luogo che hanno visto negli ultimi mesi eventi drammatici e talvolta tragici. Il mondo arabo – riferisce ´Reporters sans frontie´res´ – ha visto i piu´ importanti cambiamenti nella lista dei predatori rispetto al 2010. Alcuni sono caduti. Il primo ad andarsene e´ stato il Presidente della Tunisia Zine el-Abidine Ben Ali, costretto a dimettersi il 14 gennaio, dando cosi´ al suo popolo la possibilita´ di avviarsi su una strada democratica. Altri predatori, come Ali Abdallah Saleh dello Yemen, che e´ stato travolto dall´ondata di proteste radicali suo paese, o della Siria Bashar al-Assad, che risponde con il terrore alle aspirazioni democratiche del suo popolo, potrebbero anche cadere. E che dire di Muammar Gheddafi, la ´Guida della Rivoluzione´, ora la guida della violenza contro il suo popolo, una violenza che e´ sorda alla ragione? E il re del Bahrain, Ben Aissa Al-Khalifa, che dovrebbe rispondere per la morte di quattro attivisti in carcere, tra cui il fondatore dell´unico giornale di opposizione, e per l´operazione repressiva contro le vaste manifestazioni pro-democrazia?, si chiede Rsf. La liberta´ di espressione – sottolinea Rsf – e´ stata una delle prime richieste dei popoli in rivolta, una delle prime concessioni dei regimi transitori e uno delle prime realizzazioni, anche se molto fragili, delle rivoluzioni. Tentativi di manipolare i giornalisti stranieri, arresti arbitrari e detenzione, deportazione, negazione di accesso, intimidazioni e minacce – la lista degli abusi contro i media nel corso della primavera araba e´ sconcertante. La determinazione a ostacolare i mezzi di comunicazione non si e´ fermata agli omicidi in quattro paesi: Siria, Libia, Bahrein e Yemen. Gli incidenti mortali includono Mohamed Al-Nabous, colpito da cecchini a libro paga del governo nella citta´ libica di Bengasi il 19 Marzo, e due giornalisti uccisi direttamente dalle forze di sicurezza nello Yemen il 18 marzo. Ci sono stati piu´ di 30 casi di detenzione arbitraria in Libia e di un numero simile di corrispondenti stranieri espulsi. Metodi simili sono stati utilizzati in Siria, Bahrein e Yemen, dove le autorita´ fanno ogni sforzo possibile per mantenere i mezzi di comunicazione a distanza in modo che non possano girare video della repressione. I media hanno raramente avuto un ruolo cosi´ fondamentale nei conflitti. Questi regimi, gia´ tradizionalmente ostili alla liberta´ dei media, hanno trattato il controllo delle notizie e delle informazioni come una delle chiavi per la loro sopravvivenza.I giornalisti sono stati direttamente presi di mira dalle autorita´ o catturati nel fuoco incrociato delle violenze tra attivisti e forze di sicurezza, ricordando a tutti noi i rischi che corrono nello svolgere il loro lavoro essenziale. Le onde d´urto della primavera araba hanno influenzato le politiche perseguite dal predatore della Cina, il presidente Hu Jintao, e del predatore dell´Azerbaigian, il presidente Ilham Aliyev. Altri predatori rimangono tragicamente fedeli a se stessi. Issaias Afeworki in Eritrea, Gurbanguly Berdymukhamedov in Turkmenistan e Kim Jong-il in Nord Corea che restano i peggiori regimi totalitari del mondo. La loro crudelta´ e´ sconcertante. L´estrema centralizzazione dei poteri, le purghe e la loro propaganda onnipresente non lasciano spazio ad alcuna liberta´. I predatori dell´Iran – Mahmoud Ahmadinejad, rieletto presidente della Repubblica Islamica nel giugno 2009, e Ali Khamenei, leader supremo – sono gli artefici di una repressione implacabile segnata da prove di stile stalinista contro politici dell´opposizione, giornalisti e attivisti dei diritti umani. Piu´ di 200 giornalisti e blogger sono stati arrestati dal giugno 2009, 40 sono ancora detenuti e circa 100 hanno dovuto abbandonare il paese. Si stima che 3.000 giornalisti siano attualmente senza lavoro perche´ i loro giornali sono stati chiusi o loro comunque non riassunti. Reporter sans frontie´res chiede un inviato speciale sui diritti umani da mandare in Iran con urgenza, in linea con la risoluzione adottata dalle Nazioni Unite Consiglio dei Diritti Umani il 24 marzo. (adnkronos)

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