Roma, 21 lug – Il 25 luglio giornalisti italiani e stranieri, parlamentari di numerose forze politiche, consiglieri regionali, sindacalisti, associazioni e attivisti della societa´ civile saranno davanti ad alcuni Cie (Centri di identificazione) e Cara (Centri di accoglienza per richiedenti Asilo) per reclamare il diritto ad accendere i riflettori su queste strutture e sulle persone che vi sono trattenute. L´iniziativa ´lasciateCIEntrare´ e´ stata promossa per dire no al divieto, stabilito in una circolare del ministero dell´Interno dell´aprile scorso, con cui si nega ai cronisti la possibilita´ di accedere a questi centri. La manifestazione si svolgera´ presso i centri dislocati a Roma, Bologna, Modena, Gradisca, Torino, Milano, Bari, Cagliari, Santa Maria Capua Vetere, Trapani, Catania, Lampedusa, Porto Empedocle. I Cie e i Cara ´sono da tempo off limits per l´informazione – ricorda una nota del comitato promotore composto da Fnsi, Ordine dei giornalisti, Art. 21, Asgi, Primo marzo, Open Society Foundation, European Alternatives e i parlamentari Jean Leonard Touadi, Rosa Villecco Calipari, Savino Pezzotta , Livia Turco, Fabio Granata, Giuseppe Giulietti, Furio Colombo, Francesco Pardi – luoghi interdetti alla societa´ civile e in cui soltanto alcune organizzazioni umanitarie arbitrariamente scelte riescono ad entrare´. “Una circolare del ministro dell´Interno, la n. 1305 emanata il 1 aprile 2011 – precisa la nota – ha reso ancora piu´ inaccessibili tali luoghi, fino a data da destinarsi, in nome dell´emergenza nordafricana”. Giornalisti, sindacati, esponenti di associazionismo antirazzista umanitario nazionale e internazionale, presenti nel territorio in cui sono ubicati Cie e Cara, “sono considerati secondo detta circolare ´un intralcio´ all´operato degli enti gestori e per questo tenuti fuori. Questo si traduce di fatto – secondo il comitato promotore di lasciateCIEntrare – in una sospensione del diritto-dovere di informazione che si va ad aggiungere alle tante violazioni gia´ riscontrate in questi centri”. “Non potendo entrare diviene legittimo pensare che in essi si determinino condizioni di vita inaccettabili e ripetute violazione dei diritti. Le poche fonti reperibili di notizie – ricorda la nota – diventano i video registrati da cellulari, dagli immigrati trattenuti nei centri, le lettere che riescono a partire dall´interno, le telefonate e le testimonianze rese da chi esce o fugge, e quanto arriva non e´ certo dimostrazione di trattamento rispettoso dei diritti umani. Il prolungamento votato nei giorni scorsi dal parlamento, che consente di trattenere le persone non identificate nei Cie fino a 18 mesi, aumenta il disagio e la sofferenza in cui si ritrovano persone che non hanno commesso alcun reato. Gravi lacune si registrano poi nell´esercizio del diritto alla difesa”. “A tale scopo – ribadisce il comitato promotore dell´iniziativa – chi opera nell´informazione ritiene fondamentale avere modo di poter far conoscere alla pubblica opinione quanto in questi luoghi avviene, le ragioni dei continui tentativi di fuga e rivolta, dell´aumento dei casi di autolesionismo che spesso sfociano nel tentativo di suicidio. L´informazione deve poterne parlare, la societa´ ha il diritto di sapere. Cosi´ come migranti e i cittadini stranieri hanno il diritto di essere informati e assistiti dai legali, dalle associazioni e dai sindacati”. (adnkronos)