Roma, 14 set – In una piazza Montecitorio blindata, il cordone di sicurezza si apre per far passare il corteo di auto e camioncini che scorta Silvio Berlusconi. Il premier è appena tornato dal Quirinale, dov´è stato a colloquio con Giorgio Napolitano, ed entra alla Camera giusto in tempo per votare la cinquantesima fiducia al suo governo. Non risponde ai giornalisti, che gli chiedono quando incontrerà i giudici di Napoli. Si volta, li guarda, tace, alzando un braccio come a fermarli. Ore e ore dopo, agli stessi cronisti assiepati nei corridoi del Transatlantico, dirà: ´Cercate di inventare meno favole´. E´ visibilmente teso. L´incontro al Colle è andato male. Berlusconi ha sondato Napolitano sull´ipotesi di varare un decreto per fermare le intercettazioni. Il no del presidente è stato netto e inequivocabile, e segna – di nuovo – uno scontro istituzionale ai vertici dello Stato, in uno dei momenti più delicati che l´Italia vive da decenni. Uno scontro che si sovrappone a quello con i giudici. Il premier doveva rispondere entro le 14 di ieri alla richiesta di interrogatorio dei pm di Napoli 1. L´avviso a comparire – recapitato martedì ad Arcore – era chiaro: “Scegliere un giorno, da giovedì 15 a domenica 18, dalle 8 alle 20”. Quel giorno però ancora non c´è. “Non vado, così è una trappola”, avrebbe detto ai suoi un presidente del Consiglio sempre più irritato. A sera, Niccolò Ghedini dichiara: “C´è stato un contatto con la procura, ma non è stata presa nessuna decisione né da parte nostra né da parte loro”. E aggiunge: “La nostra decisione è correlata anche ai comportamenti dei pm”. Il nodo è presto detto. Gli avvocati di Berlusconi vogliono essere presenti all´interrogatorio. Nonostante il premier sia solo testimone e parte lesa nell´inchiesta, Ghedini ritiene che ne abbia diritto. Nel provvedimento con cui il gip ha ordinato l´arresto di Tarantini e compagni, infatti, si delinea un collegamento con la vicenda Ruby, l´inchiesta che vede il Cavaliere imputato per concussione e prostituzione minorile. Per questo, secondo il suo avvocato, Berlusconi ha il diritto di essere assistito mentre risponde alle domande dei giudici. La procura di Napoli conferma i contatti ma non dice di più. Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, insieme al procuratore capo Giovandomenico Lepore, sono rimasti chiusi in una stanza fino alle otto di sera. All´uscita facce buie, e un valigione pieno di carte da portar via. Lo stesso con il quale erano andati a Roma per interrogare Niccolò Ghedini. Dovranno decidere se accettare le condizioni dei legali del premier. Se così sarà, l´interrogatorio potrebbe svolgersi già nei prossimi giorni. Alla Camera intanto, in un lungo sfogo con i suoi tra l´aula e la sala del governo, Berlusconi è tornato a dirsi “perseguitato” dai pm. “Attraverso un uso politico della giustizia non danneggiano solo me, ma anche l´istituzione”. Circostanza che un giorno, ragiona, potrebbe ritorcersi contro l´opposizione di centrosinistra. Poi ripete: “Ma quale estorsione, io ho fatto solo beneficenza, così come ne faccio ogni giorno verso famiglie in difficoltà, bambini e ospedali, cose che per senso del pudore non rivelo mai”. Infine, raccontano si sia lamentato di essere rimasto “senza contanti” per colpa della sentenza d´appello sul lodo Mondadori. Un verdetto che lo ha condannato a pagare 600 milioni di euro alla Cir di Carlo De Benedetti, e per il quale ora aspetta la Cassazione. (repubblica.it)