Il Cairo, 25 gen – ´Non e´ ancora chiaro se ci siano stati dei cambiamenti effettivi per la liberta´ di stampa dopo la rivoluzione in Egitto´, scoppiata il 25 gennaio di un anno fa. E´ questa l´opinione del presidente del sindacato dei giornalisti della stampa online in Egitto, Salah Abdel Sabur sullo stato della liberta´ dei media dopo la rivoluzione nel paese arabo. “Al momento il parlamento nuovo non ha ancora annunciato alcuna iniziativa in merito – ha spiegato – ma certamente crediamo che in futuro ci saranno dei progressi verso una maggiore liberta´”.
In particolare, racconta, “subito dopo la rivoluzione sono nati due sindacati dei giornalisti, quello della stampa indipendente e quello della stampa online, e questo per noi comunque e´ una grossa conquista”. Abdel Sabur rileva come “rispetto all´era del regime di Hosni Mubarak ci siano meno interferenze da parte dello stato nel nostro lavoro. All´epoca venivano prese iniziative contro i giornalisti, che sono stati anche repressi in piazza, ora invece si va verso un progressivo aumento della liberta´”.
Della stessa opinione e´ il direttore del programma ´le 10 di sera´ della tv ´Dream2´, Mohammed Naser, secondo il quale “in questa fase post-rivoluzionaria certamente abbiamo registrato un indebolimento delle ingerenze dello stato nel lavoro dei giornalisti, ma dobbiamo anche ammettere che queste interferenze continuano e non sono terminate”. Dal suo punto di vista, pero´, “la situazione dei media in generale e´ peggiorata rispetto a prima perche´ sono nate numerose piccole televisioni finanziate da imprenditori venuti fuori dopo la rivoluzione i cui capitali sono di ignota provenienza”.
A confermare un peggioramento della liberta´ dei media nell´Egitto del post-Mubarak e´ il rapporto rilasciato oggi da Reporters Sans Frontieres, dove il Paese ha perso nel 2011 39 postazioni rispetto al 2010, posizionandosi 166esimo. E questo ´´perche´ il Consiglio supremo delle Forze Armate, al potere da febbraio, ha deluso le aspettative dei democratici continuando le pratiche della dittatura di (Hosni, ndr) Mubarak´´, l´ex presidente dimessosi l´11 febbraio scorso. Una tesi confermata dal giornalista Ramzi Abu Ala, che denuncia la continua intromissione dello stato, ora rappresentato dalla giunta militare, nella stampa. Il reporter, che scrive per il quotidiano ´Voce della Nazione´, cita ad esempio quando “ci viene ordinato il sequestro delle copie del giornale per la presenza di inchieste sulla corruzione, della quale sono responsabili anche i militari”. (adnkronos)