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Libertà di stampa: giallo sull´evacuazione dei giornalisti feriti, altri 60 morti in Siria

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Beirut, 28 feb – E´ un mistero la vicenda di due giornalisti occidentali rimasti feriti nei giorni scorsi nella città siriana di Homs, sottoposta anche oggi a pesanti bombardamenti governativi. Il fotografo britannico Paul Conroy è arrivato a Beirut dopo che forze dell´opposizione lo hanno fatto passare illegalmente in Libano, mentre la reporter francese Edith Bouvier rimane bloccata in Siria – secondo il quotidiano Le Figaro per il quale collabora – al termine di una giornata in cui notizie contraddittorie si sono rincorse, con il presidente francese Nicolas Sarkozy che è arrivato a smentire se stesso. Sarkozy, che dapprima si era rallegrato per l´arrivo in Libano della giornalista al termine di “trattative non estremamente facili”, si è poi corretto ammettendo che non vi era ancora conferma del successo dell´operazione e lamentando una situazione “imprecisa” e “complessa”. Edith Bouvier, di 31 anni, e Paul Conroy, di 47, padre di tre figli, sono rimasti feriti in un bombardamento in cui mercoledì scorso sono stati uccisi l´inviata americana del Sunday Times, Marie Colvin e il fotografo francese, Remi Ochlik. Conroy sarebbe ospite dell´ambasciata britannica a Beirut.

Secondo i Comitati locali di coordinamento dell´opposizione, oggi non meno di 60 persone sono state uccise nella repressione di tutta la Siria, di cui 24 nella sola Homs e 27 nei sobborghi di Hama. A Homs, precisa la fonte, “forti esplosioni” si sono udite nel quartiere di Karm al Zeitoun e proiettili di mortaio sono piovuti su quello di al Zahra. A Tafes, nella provincia di Daraa, i Comitati hanno segnalato un attacco di disertori dell´Esercito libero siriano (Els) contro un convoglio di truppe governative che avrebbe provocato “varie perdite”. La situazione umanitaria in Siria e´ ´´spaventosa´´, ha affermato da parte sua a Ginevra l´Alta commissaria Onu per i diritti umani, Navi Pillay, chiedendo ´´un immediato cessate il fuoco umanitario”. Ma la delegazione siriana al Consiglio Onu sui diritti umani che si svolgeva nella città svizzera è uscita dalla sala affermando che “il vero obiettivo di questa sessione è quello di alimentare la fiamma del terrorismo e di prolungare la crisi” in Siria. Lynn Pascoe, segretario generale aggiunto dell´Onu per gli affari politici, ha detto da New York che il numero degli uccisi negli 11 mesi di repressione è “ben oltre i 7.500”, anche se ha ammesso che un bilancio preciso non è possibile. Mentre il ministro degli Esteri francese, Alain Jupp‚ ha auspicato che Russia e Cina, che hanno già posto per due volte il veto a risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che condannavano il regime di Damasco, non si oppongano all´adozione di una nuova risoluzione che preveda un cessate il fuoco umanitario. La segretaria di Stato americano, Hillary Clinton, durante un´audizione al Senato, ha detto che vi sono “argomenti” per ipotizzare un´incriminazione del presidente Bashar al Assad per crimini di guerra davanti alla Corte penale internazionale (Cpi), ma ha aggiunto che ciò “può complicare la soluzione di una situazione complessa” perché limiterebbe le possibilità di persuaderlo a lasciare il potere. In precedenza Navy Pillay e Alain Jupp avevano ipotizzato la possibilità che gli eventi in Siria siano portati all´attenzione della stessa Cpi. (ansa)

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