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Libertà di stampa: Qatar, al via programma di formazione per reporter di guerra

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Doha, 13 mar – Proteggere i giornalisti nel mondo arabo, tutelare il diritto di informazione e istruire i reporter a lavorare in scenari di guerra in un contesto di crescenti violazioni da parte di regimi repressivi, milizie armate e truppe straniere. E´ l´obiettivo del programma per la sicurezza dei giornalisti inaugurato oggi in Qatar dal Centro per la Libertà di Stampa (Dcmf) di Doha. Il programma, intitolato “Ali Hassan Jaber” in onore del cameraman qatarino ucciso l´anno scorso durante la guerra in Libia, prevede la formazione dei reporter e operatori video istruendoli sulle tecniche di pronto soccorso, gestione sicura dei dati telematici e telefonici e protezione legale. L´iniziativa è realizzata in collaborazione con il dipartimento per i diritti umani e le libertà civili della tv panaraba al Jazira e col Centro dell´Onu per la documentazione e l´addestramento umanitario.

Ali Hassan Jaber è uno dei 66 giornalisti uccisi nel mondo l´anno scorso, di cui circa un terzo solo nel mondo arabo. Nei primi tre mesi del 2012 si contano già 13 giornalisti uccisi, tra i quali sei in Siria e tre in Somalia. La lista si allunga se si prendono in considerazione i giornalisti feriti, arrestati, rapiti, espulsi e intimiditi dalle autorità locali. Taysir Alluni è il giornalista di al Jazira recentemente liberato dopo sette anni di prigionia in Spagna dove era stato accusato di aver collaborato con al Qaida mentre lavorava in Afghanistan come capo dell´ufficio di corrispondenza di Kabul. Il giornalista si è sempre difeso dichiarando che la sentenza è stata esclusivamente politica e che la vera ragione per cui era stato arrestato era la sua intervista a Osama bin Laden, defunto leader dell´internazionale del terrore, realizzata un mese dopo l´11 settembre 2001. Alluni, che partecipera´ agli incontri, non è però l´unico giornalista che ritiene di essere stato arrestato per aver intervistato Bin Laden.

Nei giorni scorsi, subito dopo la sua liberazione, Alluni è tornato a Doha dove è stato accolto all´aeroporto da Sami al Hajj, ex detenuto di Guantanamo e ora a capo del dipartimento per i diritti umani e le libertà civili di al Jazira che ha co-organizzato il programma di aggiornamento per i reporter. Anche lui e´ stato arrestato nel 2001 dalle autorità pachistane e consegnato agli Stati Uniti perch‚ aveva intervistato il capo di al Qaida. Fu trasferito a Bagram, poi a Kandahar e dunque a Guantanamo, dove per sei anni è stato torturato, sottoposto ad alimentazione con sonde nasali e privazione del sonno. Al Hajj è anche stato un anno in sciopero della fame. Dopo ben nove mesi dall´arresto, la sua famiglia venne informata dalla Croce Rossa che era detenuto a Guantanamo. E solo dopo quattro anni potè incontrare un avvocato, prima di esser liberato nel 2008 e scagionato da tutte le accuse. (ansa)

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