Una sconfitta? Un pareggio? Un no contest? E´ sempre difficile giudicare un accordo sindacale sulla base di una semplificazione estrema come quella che guarda soltanto al risultato. Nel caso del quotidiano Liberazione, poi, si farebbe torto a una redazione compatta e combattiva, a un Cdr che ha saputo rappresentare gli interessi collettivi dei giornalisti inserendoli nel contesto di una battaglia politica sull´autonomia della professione, sul ruolo dell´informazione politica e sui destini dell´editoria finanziata.
Ma tre sconfitti ci sono di sicuro in questa vicenda: il partito della Rifondazione Comunista e il suo segretario Paolo Ferrero; la casa editrice Mrc e il suo amministratore Marco Gelmini; il direttore di Liberazione Dino Greco.
Il Prc e Ferrero hanno messo a nudo la loro pochezza strategica, sacrificando un´esperienza ventennale sull´altare di una resa dei conti interna, tanto asfittica quanto miope e priva di progettualità, privandosi così di uno strumento informativo proprio mentre più forti e più urgenti sarebbero state le ragioni di una lotta ideale.
La Mrc e Gelmini hanno vestito, non si capisce quanto consapevolmente, i panni del carnefice di quell´esperienza editoriale, senza un briciolo di autonomia e senza traccia di capacità imprenditoriali, che pure sarebbero richieste per svolgere degnamente la parte.
Il direttore, pur venendo dalle fila del maggior sindacato di questo Paese, non ha mai dato l´impressione di aver compreso a pieno il proprio ruolo in base al contratto e alla deontologia professionale, finendo per fare la figura di uno Schettino qualsiasi, che abbandona la nave mentre affonda, incurante della sorte dei passeggeri (lettori e militanti) e del suo equipaggio.
Ma la vicenda Liberazione insegna molte cose anche al sindacato dei giornalisti: i nodi vengono sempre al pettine e bisogna riprendere a tessere il filo della professione e delle sue regole senza fare sconti, denunciando chi strumentalizza l´informazione, di fatto svilendola, non perché ha una visione di parte, ma perché non ne rispetta le regole e i soggetti.
Ai colleghi di Liberazione e al Cdr voglio dire “grazie” per tutto quello che hanno fatto a difesa di due principi senza i quali questa categoria sarebbe morta da tempo: la libertà e l´autonomia, mai come oggi messe a rischio tanto da destra come da sinistra. L´Asr farà tesoro di questa esperienza.