Soltanto un quarto d´ora e il Ddl su l´equo compenso per i giornalisti freelance potrebbe essere legge. Eppure non si capisce perché il Governo non lo faccia nonostante l´ampio consenso bipartisan del Parlamento. Un ritardo sia nella calendarizzazione sia all´approvazione che non trova giustificazioni. Garantire un equo compenso ai giornalisti non dipendenti, troppo spesso costretti a lavorare per pochi euro ad articolo, non solo è un segno di civiltà ma significa evitare le evidenti ricadute sulla libertà dei giornalisti e quindi sulla stessa libertà dell´informazione. Dire no a un equo compenso è dire no alla democrazia.
“Il governo chiarisca la sua posizione sulla proposta di legge sull´equo compenso per i giornalisti non dipendenti”. All´indomani della conferenza stampa promossa dalla Asr alla sala Caduti di Nassirya del Senato, il segretario dell´Associazione Stampa Romana, Paolo Butturini chiede chiarezza all´Esecutivo: “Vale di più il parere favorevole del sottosegretario all´editoria Paolo Peluffo in base al quale la Camera ha approvato la proposta il 28 marzo scorso, o le perplessità della ministra del Lavoro Elsa Fornero che, dimenticando che la Riforma del Lavoro non si applica agli iscritti agli albi professionali, ha di fatto bloccato l´iter al Senato? La conferenza stampa al Senato ha dimostrato ancora una volta che il provvedimento raccoglie l´ampio consenso di uno schieramento bipartisan, quindi cosa ne ostacola l´approvazione? L´escamotage trovato della ristretta commissione puzza di rinvio tecnicistico, ma il sindacato non starà a guardare. Chiediamo che le forze politiche si esprimano chiaramente e ufficialmente a favore di norme che rappresentano un minimo di civiltà giuridica e costituzionale”