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Intervento
di Romano Bartoloni

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I dibattiti (auspicati dal segretario ASR Butturini) sulle grandi riforme del settore, sulle mutazioni genetiche dell’informazione, sul destino dell’Ordine, sulle libertà di stampa, e sulle nuove identità professionali girano a vuoto da anni e non avranno uno sbocco realistico fintantoché la crisi economica/istituzionale del Paese stringerà la sua morsa soffocante.
Di fronte allo sprofondarsi del mondo editoriale in un gorgo di tagli e di ristrutturazioni che colpiscono in maniera drastica le forze del lavoro e non risparmiano grandi testate come Corriere della Sera, Repubblica, e il Sole24ore (solo nel 2012 sono stati 1200 i giornalisti coinvolti tra prepensionamenti, cassa integrazione, contratti di solidarietà,  mentre a tutt’oggi sono 60 i tavoli aperti di crisi aziendali con prospettive da macello), e nella speranza che “adda passà ‘a nuttata!”, è meglio, molto meglio, tenersi ben stretto il contratto in vigore per non rischiare di perderlo completamente. Peraltro, con lungimiranza, la FNSI non l’ha disdettato, obbligando la FIEG a fare altrettanto.

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