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Sciopero Metro:
ASR al fianco dei colleghi

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(Roma, 21 novembre 2013) – L’Associazione stampa romana  si schiera al fianco del Cdr e dei colleghi del quotidiano freepress  Metro Italia che hanno indetto per oggi il primo giorno di sciopero, del pacchetto dei cinque  decisi lo scorso 24 ottobre, per protestare contro un irricevibile piano di interventi “anti-crisi” che chiede un ulteriore innalzamento della quota di solidarietà al 50 % dei contratti applicati ai redattori . Per questo domani il quotidiano non sarà in distribuzione e, per la prima volta da quando è nata la testata, i giornalisti sono costretti a ricorrere a questa drastica forma di protesta.  Già lo scorso giugno l’Asr, la Fnsi e il Cdr si erano seduti al tavolo con l’Azienda e avevano innalzato triplicandola la quota pattuita a novembre 2012. Ancora una volta siamo di fronte a un editore incapace di programmare  sviluppo e nuovi modelli di business, che usa il far cassa a danno dei lavoratori con un piano industriale  che, invece,  di prevedere strategie serie per rilanciare l’unica testata freepress presente in sei città italiane addotta tagli e individua come soluzione il prefigurarsi della cassa integrazione e la chiusura della sede di Milano. L’Asr esprime, inoltre,  preoccupazione per un metodo  che sta mettendo a dura prova l’intero sistema editoriale. L’Asr chiede, invece,  alla azienda e alla direzione di formulare proposte finalizzate a un vero risanamento economico e di avviare una gestione oculata che preveda prospettive di consolidamento e sviluppo dell’iniziativa editoriale.

Comunicato sindacale


L’assemblea dei giornalisti di Metro Italia ha deciso all’unanimità di scioperare oggi. Quindi, domani il quotidiano non sarà in distribuzione. Il motivo che ha portato a tale decisione, inedita nei 13 anni di vita del giornale, è l’irricevibile piano di interventi “anti-crisi” presentato dall’editore nel quale si chiede un ulteriore innalzamento al 50% dell’attuale quota di solidarietà dei contratti applicati ai redattori (quota già triplicata lo scorso luglio) e il trasferimento della sede di Milano. Nello stesso piano si prefigura addirittura il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e la chiusura della sede di Milano. Inoltre su tale piano la direzione giornalistica si è già resa disponibile a riorganizzare il lavoro della redazione. Per la prima volta i giornalisti di Metro Italia si trovano costretti a ricorrere a una forma di protesta drastica come quella dello sciopero per ribadire il loro fermo “no” al continuo e inarrestabile impoverimento di un quotidiano che già da tempo sopporta una gestione deficitaria da parte di un editore capace solo di tagliare e privo di qualsiasi strategia di rilancio dell´unica testata freepress presente in ben sei città (Roma, Milano, Firenze, Bologna, Genova e Torino). L’assemblea ha dato infine mandato al Cdr di gestire gli altri quattro giorni di sciopero del pacchetto deciso al momento dell’indizione dello stato di agitazione lo scorso 24 ottobre.


Il Cdr e l’assemblea dei giornalisti di Metro Italia
 


Comunicato dell´Editore


In uno scenario di crisi del mercato pubblicitario senza precedenti in questo Paese, che ha messo in ginocchio testate storiche e blasonate del panorama editoriale italiano, la strada di un contenimento ferreo dei costi è oggi una strada obbligata per chi come Nme crede fortemente in Metro e nelle sue chance di rilancio sul mercato della carta stampata. Sono stati apportati savings in tutti i comparti produttivi, non solo nell’organico redazionale. Continui investimenti sono stati effettuati negli anni, sia per consolidare il brand di Metro con campagne pubblicitarie a livello nazionale, sia per sviluppare nuove piattaforme digitali. Non comprendere lo scenario economico generale nel quale ci si sta muovendo (e per dei giornalisti non essere informati è cosa grave), significa eludere il vero problema – il crollo degli investimenti – e indebolire un editore che sta resistendo nella tempesta e pianificando il futuro. Anche lo sciopero di oggi, in questo quadro, appare una scelta inspiegabile e autolesionista.


L’Editore



 

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