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L´Unità in sciopero
"Buon Primo Maggio"

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30 aprile 2014 – Oggi è la festa del lavoro dell´anno in cui l´Unità festeggia i suoi 90 anni. In questa occasione i giornalisti vogliono rivolgersi in primo luogo ai lettori parlando stavolta come lavoratori, nella convinzione che esiste oggi un caso Unità da rendere pubblico e di valenza politica. Siamo dipendenti di un´azienda che continua a inanellare assenze, comportamenti irrispettosi della rappresentanza sindacale, decisioni addirittura dannose per la testata. Per questo annunciamo una giornata di sciopero per venerdì 2 maggio. Una scelta difficile sofferta, ma inevitabile. Ecco un resoconto dei primi mesi del 2014. Scoppia il caso Ioannucci, ex senatrice di FI (che in passato ha avuto relazioni con il faccendiere Lavitola), entrata nell´azionariato della testata fondata da Antonio Gramsci. I giornalisti protestano, difendendo l´identità e la storia del giornale, ma non accade nulla. Neanche un richiamo a chi ha gestito quell´ingresso, fornendo notizie false alla rappresentanza sindacale che aveva per tempo chiesto chiarimenti. La richiesta di un delegato sindacale che sostituisca l´amministratore delegato, responsabile della vicenda su cui la redazione ha fatto un giorno di sciopero, è rimasta finora lettera morta. Ancora: iniziano i festeggiamenti del 90esimo, ma gli unici a festeggiare con un evento speciale sono i giornalisti. L´azienda non valuta bene la portata dell´appuntamento, si limita all´edizione del primo di quattro supplementi, salvo poi lasciare sguarnite parecchie edicole. Il tutto dopo aver tagliato negli anni la distribuzione del giornale in intere regioni, nonostante le proteste del sindacato. Anche qui, la storia del giornale viene derubricata in farsa. Se esistesse l´articolo 18 per gli amministratori, ricorrerebbe la fattispecie della giusta causa. Ma non accade nulla. Continuiamo a ricevere segnalazioni di edicolanti che non ricevono il giornale. Si decide di aumentare il prezzo del quotidiano il sabato proprio nel mezzo della crisi, i giornalisti chiedono chiarimenti sulla destinazione di questo sovrapprezzo (andrà all´Unità o al supplemento Left?), ma non ottengono risposte. Sempre in febbraio si promette il lancio di un nuovo sito, che ancora non si vede mentre altre testate avviano piani di rilancio per fronteggiare la crisi del settore. Intanto il sistema editoriale continua a mostrare parecchi limiti. Ci dicono che il problema è il gestore, cioè Tiscali (di proprietà dell´ex azionista unico Renato Soru). I giornalisti chiedono di modificare il contratto, ma non accade nulla. Oggi le relazioni sindacali sono sospese (come potrebbe essere altrimenti, visti tali comportamenti?): in contatti informali nei mesi passati si sono promessi futuribili rilanci, promesse di discontinuità. Oggi sono scomparse anche le promesse. Dopo le richieste del sindacato, ci si invita – in modi a dir poco rocamboleschi, dopo tre settimane di silenzio – a un incontro di ricognizione annunciando tagli, tagli, tagli (già in atto con un contratto di solidarietà, peraltro seguito a vari anni di stati di crisi).
Il tempi delle promesse virtuali e dei tagli reali è finito. Questa azienda ha danneggiato una testata storica della sinistra: un organo d´informazione politica il cui ruolo è riconosciuto anche dallo Stato come veicolo del pensiero per la tutela del pluralismo. Non si tratta così un bene prezioso come l´informazione, non si tratta così il contributo pubblico che noi difendiamo. C´è qualcuno che vorrebbe farvi credere, cari lettori, che i giornalisti sono solo dei privilegiati. Gran parte di questa redazione da anni lavora in condizioni molto peggiori dei colleghi di altre testate, e non si è mai sottratta a pesanti piani di ristrutturazione. Le responsabilità di una gestione avventata delle risorse vanno individuate altrove. Per quanto ci riguarda d´ora in poi apriremo tavoli solo con interlocutori credibili, su basi concrete di rilancio. Abbiamo aspettato anche troppo. Per questo chiediamo alla politica, a quel partito, il Pd, che storicamente è vicino alla testata, di sostenerci nelle nostre legittime richieste e di confrontarsi con noi sul modello di comunicazione che il centro-sinistra vuole assumere.
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