“Tre ore abbondanti di discussione per non cavare un ragno dal buco. Potevamo chiudere la partita del Congresso regionale dell´Associazione Stampa Romana e decidere nel merito come risolvere l´antinomia tra due norme sulla parità di genere o potevamo riaprire il congresso per modificare lo Statuto sul punto.
Alla fine non si è fatto né l´uno, né l´altro. Resta l´antinomia sulle quote con conseguenze sugli strumenti elettorali e le rappresentanze che, se non risolta, porterebbe tra quattro anni al mancato svolgimento delle elezioni.
La maggioranza di Stampa Romana si è appellata al senso di responsabilità delle minoranze – è necessaria, tra le altre cose, la maggioranza dei due terzi in direttivo per riaprire il Congresso – per chiudere la partita. Ha avuto in cambio balletti e capovolgimenti di fronte solo per scopi tattici, lontani anni luce da una corretta dialettica democratica e dai problemi dei colleghi.
Continueremo a esercitare il senso di responsabilità ponendo all´ordine del giorno dei seguenti Direttivi la questione statutaria, finché non si troverà una soluzione inattaccabile giuridicamente.
Non può passare l´idea che chi ha preso il 18% dei consensi tenga in scacco l´attività sindacale e ponga un´ipoteca sulla democrazia sindacale. Non lo consentiremo, non lo consentiranno i colleghi”. Lo dichiarano in una nota i componenti della Segreteria dell’Associazione Stampa Romana
Roma, 27 marzo 2015