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Missione di Stampa Romana
nel 2016

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Roma, 4 gennaio 2016 – Cari colleghi, non sembrerà troppo pretenzioso il titolo che avete letto. Siamo anche noi missionari. Lo siamo in un duplice senso: cerchiamo di attraversare il deserto della crisi, portando risorse e nutrimento a chi si trova in trincea e in difficoltà. Cerchiamo di non tradire il nostro dna – tutelare gli interessi morali e materiali del giornalisti – senza dimenticare che il mondo attorno a noi cambia velocemente.

Il riferimento missionario giustifica la nostra presenza nell´anno giubilare ed è un richiamo alla crisi di Misna, una delle tante affrontate in quest´anno (Extratv, RomaUno, Area/Audionews, Panorama/Mondadori ecc ecc). Attendiamo soluzioni di buon senso che facciano vivere una proposta editoriale di alto livello che aveva e ha il merito di non confinare il giornalismo italiano in una ridotta provinciale.
Ai colleghi di Misna non è mancata e non mancherà la nostra solidarietà e il nostro impegno concreto per risolvere la loro vertenza. E non mancherà per tutti coloro che fanno del sindacato un punto di riferimento.
Nell´anno appena chiuso abbiamo incrementato l´offerta di Stampa Romana. Abbiamo aperto altri due sportelli: uno dedicato agli uffici stampa e il secondo dedicato alle opportunità che può offrire l´Unione Europea che si affiancano a quelli già esistenti (dalla consulenza sindacale-legale, all´Inpgi, al mobbing) e al lavoro puntuale degli uffici della Torretta.
I due sportelli rappresentano la cifra della nostra azione: riconoscere l´esistente per difenderlo, pur nelle criticità prodotte dall´applicazione/disapplicazione della legge 150; puntare sulla innovazione per non ridurre il sindacato a un indispensabile contabilizzatore di chiusure aziendali e ammortizzatori sociali.
Eppure il mondo nostro non è fermo, nel bene e nel male.
E´ stato il 2015 l´anno del jobs act con la fine delle garanzie dell´articolo 18 per i nuovi assunti, dell´applicazione degli sgravi della legge di stabilità al nostro sistema, dei decreti attuativi del jobs act che, tra le altre cose, rendono meno conveniente per i colleghi il ricorso alla solidarietà.
L´attività normativa non si è fermata solo al jobs act.
Il dipartimento per l´editoria ha elaborato una riscrittura delle convenzioni per le Agenzie di stampa e la coda dell´anno ci ha regalato la riforma della Rai.
Sulle agenzie era ed è condivisibile il tentativo di ridurre gli attori protagonisti del settore. Doveva e deve avvenire a condizione che tra le ati previste per il 2016 e le nuove aziende del 2017 non ci dovesse essere perdita di occupazione. Per l´anno che si apre tutte le agenzie, seppur in extremis, hanno rispettato i nuovi meccanismi della presidenza del Consiglio. Tutte ad eccezione del Velino il cui editore invece di occuparsi di alleanze industriali ha impiegato il suo tempo in una singolar tenzone, nelle aule della giustizia amministrativa, con la Presidenza del Consiglio. Conseguenza di questo comportamento irresponsabile è una crisi aziendale senza ritorno per i colleghi. Le altre agenzie, in linea con i parametri governativi, sono però ancora alle prese con stati di crisi di difficile lettura e sviluppo, a cominciare dall´Ansa.
Per la Rai un Governo, libero dal conflitto di interessi, ha agito nel verso giusto sulle procedure e sulle risorse per l´azienda, individuando nel nuovo canone ridotto a 100 euro e inserito in bolletta elettrica un modo per comprimere l´evasione e premiare i cittadini onesti (esistono e lottano con noi). Ha agito invece nel verso sbagliato per la dipendenza dall´esecutivo dei vertici aziendali, rendendola ancora più stringente e avviando l’azienda e i suoi dipendenti sulla rotta della Polonia più che del Regno Unito. Stampa Romana continuerà ad affiancare i movimenti della società civile per rilanciare la questione Rai.
Con un “curioso” doppio canale, dal recupero dell´evasione, il Governo ha trovato fondi per finanziare pluralismo editoriale e piccola editoria radiotelevisiva. Settori in grandissima difficoltà.
A Roma e nel Lazio stiamo assistendo alla scomparsa della piccola editoria radiotelevisiva. Non saranno le provvidenze pubbliche a salvarla se non saranno finanziati progetti radicalmente innovativi. Non è solo questione di non dare soldi a chi manda in onda televendite. Oggi ha senso solo finanziare esperienze disruptive, orizzontali, digitali, native digitali, in cui il lato informazione/comunicazione/utilità per i cittadini abbia un riscontro certo, una tracciabilità immediata, siano georeferenziate.
La grande editoria cavalca ancora la tigre dell´incrocio tra cartaceo e digitale. Aziende e giornalisti cercano di trovare una quadra per avere un prodotto che coniughi qualità, interesse e profitto. Non c´è ancora un modello valido per sempre. La tigre non è animale docile da ammaestrare. E forse dobbiamo essere consapevoli che un modello fisso non ci sarà e che i punti di equilibrio, con il nostro apporto, debbono essere trovati in un continuo divenire.
La grande emittenza radiotelevisiva è l´unico settore che non ha sofferto i morsi della crisi. Ciò non significa che non debbano essere affrontati e risolti i nodi sindacali. Penso alla Rai con il riconoscimento del contratto ai giornalisti delle reti, penso all´appena conclusa selezione del servizio pubblico il cui bacino va attivato con un ruolo fondamentale per Usigrai, penso a grandi aziende private come Mediaset, La7 e Sky che producono giornalismo, che fanno del giornalismo molto di più di un orpello a servizio del resto della programmazione, avendo scoperto e riaffermato negli anni che il giornalismo produce ricchezza e valore per le aziende.
Il valore della professione deve essere un mantra.
Non ci deve sfuggire che parte di questo valore se lo sono preso i grandi over the top (Google, Facebook) e non lo reinvestono nel sistema. Tocca allo Stato e ad un´alleanza editori/sindacato riottenere risorse e riallocarle a beneficio dei grandi e dei piccoli attori del nostro mondo.
A proposito di editori.
Il 2016 è l´anno del contratto di lavoro FIEG-FNSI. Se seguissimo l´orizzonte della disdetta contrattuale degli editori, dovremmo firmarlo entro la fine di marzo. E´ una tagliola dalla quale non può discendere come conseguenza un contratto al ribasso.
Ne abbiamo già chiusi due, all´insegna di una logica dell´inevitabilità, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti soprattutto negli scricchiolii sinistri degli istituti di categoria (Inpgi, Casagit).
Stampa Romana, all´interno della Federazione, si batterà per un contratto solido, di allargamento dell´area dell´occupazione subordinata, portandovi i cococo, di difesa dei diritti di chi si trova in quell´area, di riscrittura di alcuni istituti all´insegna della modernità, nel bilanciamento tra poteri dei direttori e quelli dei comitati di redazione, di interlocuzione forte con la mano pubblica in un mercato del lavoro pulito (vedi la creazione di un albo degli editori in cui sono previste provvigioni pubbliche solo se si rispettano i contratti di lavoro e non solo se si rispetta il Durc).
Il lavoro del legislatore deve essere incalzato per le leggi di sistema che mancano all´appello: eliminazione del carcere per la diffamazione, stop alle querele temerarie, legge sul conflitto di interessi, ridefinizione del perimetro del SIC.
Il lavoro del legislatore deve essere incalzato anche sul lavoro autonomo.
Per i lavoratori non subordinati sono state tre le linee d´azione di Stampa Romana:
• partecipazione alla coalizione 27 febbraio, una coalizione tra autonomi ordinistici e non per avere una interlocuzione forte con il governo alla vigilia del varo dello statuto del lavoro autonomo. L´idea forza è che migliaia di giornalisti collaboratori non fanno massa critica. Se diventano con le altre categorie milioni di lavoratori le cose possono cambiare;
• lavoro costante su Governo e Regioni perché i professionisti possano accedere ai fondi europei,
• approvazione nel Direttivo di Stampa Romana di uno statuto del lavoro autonomo. Un modo per definire regole d´ingaggio basiche per chi fa il pendolare tra contratto e non contratto e per chi chiede diritti e non si rassegna a considerare il lavoro autonomo una condanna o un capestro.
• Conservazione delle agevolazioni per le iscrizioni a patto che il reddito basso sia certificato dall’ultima dichiarazione dei redditi.
Il documento sul lavoro autonomo è stato parte di un lavoro più complessivo in Direttivo, l´organo politico dell´associazione in cui sono rappresentate tutte le anime sindacali con pari dignità. Due documenti sul contratto che vorremmo e sul cambiamento dell´Inpgi sono stati approvati con una sola astensione sul primo. Una dimostrazione vera dello spirito con cui si affrontano i problemi senza steccati e senza rivendicazioni di parte, sotto la spinta propulsiva della Segreteria. Non può essere diversamente per chi crede che nessuno è proprietario dell´Associazione. Stampa Romana vive dei e per i suoi iscritti. Ci possiamo e dobbiamo allargare e dialogare con altri segmenti della società (vedi i progetti della macroarea Innovazione e Formazione a cominciare dalla partecipazione al DNI di Google) solo se rispettiamo gli iscritti nella pluralità di vedute e interessi. Hanno tutto il diritto di sostenerci, di stimolarci e di criticarci. Ne teniamo conto per fare sempre meglio, a iniziare dai nuovi servizi che saranno dedicati ai lavoratori non subordinati per creare impresa e da un nuovo percorso di formazione a pagamento finalizzata all’uso dei nuovi strumenti di lavoro e dei social, e dare un senso alla missione ricordata qualche riga fa.

Buon 2016 a tutti

 

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