Roma, 12 febbraio 2016 – Report è una delle trasmissioni di inchiesta più seguite e più efficaci della televisione italiana. Una trasmissione che non ha mai fatto sconti a nessuno. E´ ampiamente documentata una certa insofferenza di tutta la politica o di grandi aziende al modo di fare informazione del gruppo di giornalisti guidato da Milena Gabanelli ed è ampiamente documentata la sequela di querele che, in mancanza di un editore solido come la Rai, avrebbero piegato redazione e colleghi.
Una fresca sentenza rende giustizia ai colleghi ma proprio questa sentenza deve stimolare la politica a cambiare passo sulle querele temerarie.
Condivido la nota di Paolo Brogi.
Lazzaro Pappagallo
Segretario Associazione Stampa Romana
Il Gip del Tribunale di Verona, Livia Magri, ha disposto l’archiviazione di tutti e nove i procedimenti intentati dal sindaco Flavio Tosi contro il giornalista di Report, Sigfrido Ranucci e ha deciso l’imputazione coatta del sindaco per aver querelato il giornalista. Ranucci, secondo il gip, “ha dato ampia prova dell’approfondita attività di verifica delle notizie”. Il giudice ha inoltre specificato che “non vi è neppure un fatto che sia risultato non veritiero”.
Sentenza importante ma resta il fatto che in termini legislativi l’Italia non ha ciò che esiste da tempo in altri paesi europei: la repressione delle querele temerarie, di tutte e non solo di quelle che un Gip può come nel caso Tosi risolvere con un’imputazione coatta. Cioè se in Italia un procedimento per diffamazione risulta infondato e la magistratura lo archivia, il querelante, che spesso ha agito attraverso uffici legali aziendali e perfino istituzionali (e quindi senza pagare nulla), non rischia niente e non deve risarcimenti.
Paolo Brogi