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Consulta Cdr e assemblea attivi Stampa Romana: i documenti (legge editoria)

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Roma, 21 marzo 2016 – Cari colleghi,
iniziamo a pubblicare i documenti frutto del lavoro svolto in Campidoglio il nove marzo scorso.
Rappresentano il risultato dell´iniziativa di politica sindacale dell´Associazione Stampa Romana, convocando consulta dei comitati di redazione e assemblea degli attivi, allargata ad altre Associazioni territoriali e alla FNSI.
In particolare, l´analisi dei tre gruppi di lavoro – legge dell´editoria, lavoro autonomo, contratto ed elementi della retribuzione -, contenuta nei relativi documenti, indica direzioni di marcia, nodi da sciogliere, opportunità da cogliere nell´interlocuzione con Governo e FIEG.
Ne daremo pieno conto nei prossimi giorni. Oggi iniziamo dal documento prodotto dal tavolo sulla legge per l´editoria.

Tavolo: Sistema informazione, legge sull’editoria,
condizioni di lavoro giornalistico
Coordinatori: Stefano Tallia – Giovanna Gueci

La legge sull’editoria in discussione – giunta il 9 marzo 2016, in Senato – rappresenta un sicuro passo avanti rispetto alla situazione attuale, ma – anche per la scelta di affidare buona parte della materia alla delega governativa – lascia aperti molti interrogativi.
1) Non viene trattato – come invece dovrebbe – il tema delle concentrazioni editoriali. La legge pone infatti limiti troppo vaghi rispetto al rischio che la crisi possa ridurre il pluralismo e la ricchezza informativa del Paese, penalizzando proprio i principi ispiratori della legge stessa.
2) Riguardo al Fondo Unico per l’Editoria, non viene definito l’ammontare, né sono precisati i criteri di erogazione dei fondi, sia per quanto riguarda i destinatari, che i requisiti di accesso. In particolare, è quanto mai opportuno evitare le storture del meccanismo dei finanziamenti caratterizzanti la normativa precedente. E’ inoltre necessario che i beneficiari dei contributi pubblici applichino i contratti di riferimento di ciascuna categoria, nel rispetto degli obblighi di natura retributiva, previdenziale e fiscale.
3) Riguardo alla questione degli ammortizzatori sociali (l. 416/81) è necessario che l’utilizzo degli stessi sia vincolato ad una verifica dei bilanci – che certifichino lo stato di reale difficoltà. Allo stesso modo, è necessario che l’utilizzo degli ammortizzatori stessi sia legato a piani di rilancio, verificati periodicamente. In assenza, le risorse dovranno essere riservate esclusivamente alla protezione sociale dei lavoratori, evitando di trasformare questi strumenti in un canale di sostegno occulto alle imprese.
4) Deve essere rivista la norma che fissa il tetto massimo del rimborso al 50% e che, con la nuova legge in discussione al Senato, non fa più riferimento ai costi, ma a ricavi e proventi. Tale meccanismo rischia di essere premiante per i gruppi più forti favorendo le concentrazioni.
5) Per quel che riguarda l’Ordine dei Giornalisti, la riduzione del numero dei componenti del Consiglio Nazionale e il ritorno della proporzione di uno a due nella rappresentanza tra professionisti e pubblicisti, rappresentano punti irrinunciabili. Tuttavia è necessario che l’Ordine rappresenti una fotografia fedele della professione e da questo punto di vista la presenza di una posizione Inpgi per tutti i suoi iscritti è un passaggio inevitabile. La riforma del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti non può comunque prescindere da un aggiornamento organico della legge professionale n. 69/1963, nel rispetto dell’autonomia dell’Ordine in quanto organo di tutela, autogoverno ed autodisciplina dei giornalisti italiani.
6) E’ quanto mai opportuno che la legge dedichi attenzione alle novità introdotte nel mondo del lavoro dalla transizione del mondo dell’informazione al digitale.

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