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La libertà di espressione e la pubblica amministrazione

Libertà di espressione

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Scopriamo l’acqua calda se diciamo che uno dei problemi del nostro paese è il rapporto dei cittadini con la Pubblica Amministrazione. Un rapporto difficile, tortuoso, oscuro. I giornalisti possono avere il compito e il merito di rendere più trasparenti le decisioni, di spiegare le scelte pubbliche, di criticarle se questo fa fare un passo in avanti alla comunità. Non mancano spinte nel senso di una maggiore trasparenza e di un maggior accesso agli atti.

Il freedom of information act, pur con i suoi limiti, va in questa direzione

D’altra parte invece si ripetono e si moltiplicano i tentativi di rendere più complicato il lavoro dei giornalisti e meno consapevole l’opinione pubblica, imponendo ai dipendenti pubblici, siano maestri o maestre delle scuole gestite da Roma Capitale siano funzionari della Soprintendenza, il divieto di parlare con la stampa, pena la contestazione di sanzioni disciplinari. Il tutto avviene in nome di Codici Etici o Codici di Comportamento, che antepongono l’immagine dell´Istituzione al ruolo concreto e all’efficacia della sua azione. E la validità e la coerenza con la Costituzione di questi codici di autoregolamentazione è tutta da dimostrare. Il paradosso è che gli atti “possono parlare con i giornalisti” e le persone coinvolte da quegli atti no. Non sono fenomeni da sottovalutare se vogliamo costruire un Paese più trasparente e più civile.

Lazzaro Pappagallo
Segretario Associazione Stampa Romana

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