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Inaccettabili le proposte degli editori sul prossimo contratto. INPGI apra gli occhi sul Mps

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La tanto attesa circolazione dei documenti sul rinnovo del contratto e la ripresa della trattativa con la Fieg impongono alcuni paletti. Gli editori continuano a proporre tagli al costo del lavoro.

Una stima di Stampa Romana realizzata sulle carte proposte dalla Fieg al tavolo negoziale porterebbe ad una riduzione del reddito dei colleghi almeno del dieci per cento. Se un giornalista subordinato guadagna oggi in media 61mila euro lordi, a rinnovo avvenuto, sotto il diktat delle proposte Fieg, lo stesso giornalista ne guadagnerebbe 55mila. La decurtazione individuale ammonterebbe a un “risparmio” di costo per le aziende e di salari per i giornalisti da 100 milioni l’anno.

Le politiche di contrazione del costo del lavoro, già effettuate negli ultimi contratti tra riduzione di scatti, salario di ingresso e cancellazione della ex fissa, non hanno prodotto risultati sulla ripresa dell’occupazione per la grave crisi industriale del settore. Accanirsi su questa strada non porta a nulla. I giornalisti sarebbero l’unica categoria produttiva nazionale a cedere potere d’acquisto. Non ne conosciamo altre.

La lunga lista Fieg attacca anche diritti non strettamente economici: i cinque giorni di permessi straordinari, alcuni poteri e la composizione dei comitati di redazione, le regole d’ingaggio per la malattia lunga.

La Fnsi, nel proseguire la trattativa, tenga conto della strumentalità delle proposte Fieg e tenga conto dei danari che gli editori chiedono allo Stato su diverse poste della legge sull’editoria.

Se è innegabile che il ciclo industriale non sia espansivo, il sindacato deve insistere sulla inclusione di tutte le nuove figure professionali aderenti alla realtà produttiva già esistenti sul mercato (una storica battaglia della Romana diventata patrimonio comune) e sul superamento dei cococo, della parasubordinazione. Le strade per arrivare a questo risultato possono essere varie (allargamento dell’area contrattuale della subordinazione, sgravi mirati, accordi di secondo livello, creazione di bacini per gestire il turnover, ecc. ecc). L’importante è che i meccanismi siano certi, lineari e soprattutto esigibili. Non possiamo consentirci più affidamenti a un futuro vago, incerto e senza controllo.

Solo così potremmo definire e distinguire lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi. tutelabili sul piano dei diritti da strumenti come lo Statuto del lavoro autonomo, approvato e lanciato l’anno scorso dal direttivo di Stampa Romana,

È probabile che gli editori usino la disdetta del contratto prorogato a settembre come arma di pressione sul sindacato. Su questo la Fnsi deve far presente che la disdetta non riguarda i contratti in essere e per chi verrà dopo siamo pronti a far valere in ogni sede, politica, negoziale e legale, la prassi che anche per i neoassunti si applichi l’ultimo contratto.
In un momento di confronto a tutto campo, anche con la politica sulle legge per l’editoria, non possiamo non notare la richiesta che le casse professionali investano in Atlante 2 per salvare Monte dei Paschi. INPGI, a differenza di altre casse professionali estremamente critiche sulla richiesta del Governo (commercialisti, architetti, veterinari), non ha preso posizione sulla vicenda ma è chiaro che su quello schema di gioco sarà chiesta all’istituto una decisione.

Considerando il momento di estrema criticità dei conti di via Nizza e la delicatezza e il rischio dell’”investimento” prospettato, pensiamo che il confronto debba essere largo, serio, senza fughe in avanti.

Le pensioni dei giornalisti hanno bisogno, oggi più che mai, di certezze contabili e non di rischi. Se poi ci sono in gioco contropartite dalle quali il sistema può trarre vantaggio, occorre dirlo in modo trasparente mentre siamo alle prese oggi con la dismissione di una parte del patrimonio immobiliare e domani con la revisione delle prestazioni previdenziali.

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