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Riparte il ddl sulla diffamazione – SCR: “Le querele temerarie il vero nemico dei cronisti”

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Ennesime promesse al seminario organizzato dalla Fnsi e da articolo 21 di rimettere in moto il ddl sulla diffamazione, fermo da mesi al Senato e che viene rimpallato dalle Camere almeno da 20 anni. Finora qualsiasi tentativo è finito bruciato sull’altare della discordia parlamentare a conferma del come sia da sempre nel Dna dei potenti la voglia di porre freni e controlli al libero gioco dell’informazione della critica. Non si riesce a trovare un compromesso fra il bastone e la carota, fra il carcere e l’alternativa di maximulte pecuniarie (fino a 50mila euro), entrambe sanzioni sproporzionate e intimidatorie, e vere e proprie armi censorie.

Un pluriennale dibattito tra i cronisti ha fornito nel tempo tre indicazioni di base: la rettifica commentata per scongiurare le bugie grossolane; il risarcimento ai giornalisti per le querele temerarie (prendendo spunto dalla lite temeraria già prevista dai codici); privacy quasi zero per amministratori pubblici di ogni livello per ragioni sociali, etiche e di trasparenza politica. A proposito dell’uso e abuso delle querele temerarie, soprattutto da parte della casta, si tenta di ridurre a livelli risibili l’indennizzo al giornalista chiamato in causa infondata a rispondere di risarcimenti danni milionari. Se ci fossero intenzioni oneste, basterebbe sintonizzarsi con l’art. 96 del codice di procedura civile riguardo alle liti temerarie laddove il risarcimento viene stabilito in base a una “somma equitativamente determinata”.

Il Sindacato cronisti romani

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