Un ennesimo mancato accordo tra sindacato e azienda.
Sembra una maledizione ma è solo il segnale della volontà precisa dell’editore del Velino.
Simoni non ha alcuna intenzione di dialogare con il sindacato, nonostante qualche mese fa le sue condotte siano state dichiarate antisindacali dal Tribunale di Roma.
Vuole solo monetizzare la cassa integrazione guadagni e vuole solo confermare che la sua azienda non ha bisogno del controllo delle notizie assicurato dalle line.
In questa terra di nessuno lavorano 14 redattori con una cassa integrazione confermata al 65% fino a fine ottobre mentre i capiservizio e il caporedattore restano ancora in cassa a zero ore.
Abbiamo provato a riannodare un filo, facendo notare all’azienda che il corpo redazionale è unico, che il danaro pubblico è arrivato e arriverà e che con la stessa quantità di danaro pubblico e con un corpo redazionale doppio due anni fa la solidarietà era al 40%.
Ma l’editore è sordo. E può restare sordo finché le casse integrazioni unilaterali hanno il via libera ministeriale.
Per questa ragione tocca al Ministero del Lavoro aprire il faldone del Velino e guardarlo con attenzione, verificando perché con la crisi aziendale e azzerando le line si sia promosso un collega vicedirettore, verificando se un’agenzia che vive di danaro pubblico possa permettersi di avere una organizzazione che non prevede il controllo delle notizie, verificando se, a fronte del danaro pubblico ottenuto in modo diretto con la convenzione e dei risparmi di costo ottenuti con l’ammortizzatore sociale sempre pagato con i soldi pubblici, non si stia facendo cassa sulla pelle dei dipendenti, relegando nel libro dei sogni il rischio d’impresa, verificando se la fusione per incorporazione di agv in un’altra società della galassia Simoni sia un altro modo per continuare a usare l’ammortizzatore sociale.
CDR Il Velino
Lazzaro Pappagallo, segretario Associazione Stampa Romana