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I guai dell’ex fissa

ex fissa pensionati

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1948 colleghi, generazioni di pensionati con una vita dedicata alla professione, in molti mandati a casa a viva forza, stanno aspettando con ansia di ricevere una lettera-sentenza-ultimatum dell’Inpgi sull’oscuro destino dei loro crediti, sul prendere o lasciare a condizioni capestro i soldi maturati con la ex Fissa. Mentre cominciano a disperare sul recupero del loro dovuto di fronte a incerte prospettive di liquidazioni riducibili all’osso e rateizzabili negli anni della vecchiaia, i detentori di un debito multimilionario piangono miseria, “le casse sono incapienti”, e raccontano storie allucinanti di conti saltati e di decenni di fallimenti a catena, rinnegandone paternità e responsabilità.

A leggere la nota anonima apparsa sul sito della Fnsi l’11 dicembre scorso, il Fondo ex fissa, ex indennità integrativa di fine rapporto di lavoro, sarebbe nato male, cresciuto peggio e curato ancora peggio nonostante radicato e allevato in seno al contratto giornalistico con tutto intorno figure di spessore e con tanta voce in capitolo, esponenti di lungo corso della Fnsi, della Fieg e dell’Inpgi. Nella nota federale, si riconosce con il senno di poi che “il Fondo nato strutturalmente deficitario (l’aliquota contributiva largamente insufficiente a garantire le prestazioni), è diventato una voragine perché ha assicurato prestazioni non sostenute dalle contribuzioni. Il meccanismo è tale, infatti, che fin dal primo giorno c’era la certezza del default e che qualcuno prima o poi doveva farsene carico”. Se oggi si arriva a denunciare che i conti economici di una gestione pluridecennale sono stati sempre sballati, perché garantivano rendimenti senza avere le necessarie coperture, sarebbe finalmente tempo che in qualcuno sorgesse il dubbio sul perdurare di un andazzo da allegra finanza. Non si può continuare a far finta di niente, chiudere gli occhi sui comportamenti di una classe dirigente che certamente non stava alla finestra, oppure lavarsene le mani, dando tutti torti agli editori e criminalizzando i beneficiari dei tempi in cui tutto sembrava filare liscio e regolare. Troppo comodo incolpare il destino cinico e baro delle circostanze e rimettersi “alle migliori tradizioni italiane – giustifica la nota Fnsi – secondo le quali si è sempre preferito non affrontare il problema strutturale e rimandare la soluzione al momento in cui il Fondo sarebbe letteralmente esploso”. Siccome fan tutto così! I 1948 pensionati non solo sono preoccupati per la sorte dei loro crediti, ma sono sfiduciati nel subire atteggiamenti alla Ponzo Pilato con l’avvilente gioco al ribasso sulla loro pelle. Ormai da anni si assiste a un continuo rimescolamento delle carte e a promesse incapaci di mantenere. E ora si pretenderebbe che si accettassero a tamburo battente nuovi e più massicci tagli a interessi risibili e a rate allungate negli anni. Invece di mettere gli interessati di fronte a fatti compiuti che non portano da nessuna parte e alimentano malumori, non sarebbe meglio stabilire dei rapporti personalizzati per un chiarimento a quattro occhi? Se via Nizza è troppo lontana e troppo oberata da impegni, si potrebbero attivare i fiduciari regionali dell’Inpgi per una serie di colloqui ragionevoli e di incontri ravvicinati a tu per tu tra colleghi. Tentare non nuoce, e almeno si eviterebbe di rinfocolare rabbia e rancori.

Romano Bartoloni
(presidente Gruppo romano giornalisti pensionati)

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