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Una lezione di vita e di giornalismo

Federica Angeli

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Federica Angeli ha raccontato questa storia mille volte.
L’ha raccontata davanti ad altri giornalisti, nei corsi di formazione, in studi televisivi, di fronte ad altri cronisti minacciati, di fronte ad una politica sorda alla richiesta di cambiamenti normativi.
La stessa storia l’ha raccontata oggi nell’aula di un tribunale.
Ha dovuto far rivivere i fantasmi degli Spada, di quei due spari sotto casa, di chi le intimava il silenzio, di chi imponeva alla gente di farsi da parte, di guardare da un’altra parte.
Poteva farlo anche lei. Non l’ha fatto perché ogni giorno il dna di un cronista è quello di guardare e raccontare, di vedere e riportare, di non sbattere gli occhi, di non inforcare metaforici Rayban per farsi i fatti propri.
Questa testimonianza è anche una piccola lezione di vita e di giornalismo.
Così come crediamo che la scorta mediatica di sindacato, ordine dei giornalisti, associazioni rappresentino una testimonianza semplice ma necessaria di assistenza, di vicinanza, di incoraggiamento a tenere gli occhi bene aperti.
La presenza in aula della sindaca Raggi, del delegato della Regione per la legalità Cioffredi ci dice che su elementi fondanti del vivere civile i segni e le presenze devono essere condivise. Di fronte alla violenza, alla minaccia, alle mafie (e su Ostia iniziano ad arrivare conferme anche dalla Cassazione), agli ostacoli all’informazione non ci sono distinguo che tengano.

Lazzaro Pappagallo
Segretario Associazione Stampa Romana

SCORTA MEDIATICA A FEDERICA ANGELI, TESTIMONE IN TRIBUNALE
SCR: “IL GIORNALISMO È SEMPRE IMPEGNO CIVILE”

C’era anche la sindaca di Roma Virginia Raggi, questa mattina al tribunale di Roma, per esprimere solidarietà a Federica Angeli, la giornalista di Repubblica da cinque anni sotto scorta, che è stata ascoltata come testimone nel processo contro due esponenti del clan Spada. A manifestare vicinanza e sostegno con la loro presenza oltre al Sindacato cronisti romani c’erano i vertici di Stampa Romana, dell’Ordine dei giornalisti, della Fnsi, dell’Usigrai, e una rappresentanza di Repubblica, guidata dal direttore Mario Calabresi. È stata la stessa Federica Angeli a voler abbracciare Virginia Raggi, per ringraziarla di un gesto importante: una presenza non pubblicizzata alla vigilia dell’udienza, e per questo di maggior valore.
Federica, con la sua testimonianza (completa, dettagliata, ma certo drammatica perché il coraggio non è non aver paura, ma fare le cose giuste) ha reso un servizio anche all’immagine del giornalismo. Federica non era testimone in quanto giornalista, ma in quanto comune cittadina che ha assistito, dal balcone di casa sua, a una sparatoria. Il giornalismo è impegno civile, ma è impegno che non si limita al nostro lavoro di cronisti, è impegno che ci dà una regola per l’esistenza. La testimonianza di Federica ha per questo un valore doppiamente importante.
Intervistata all’uscita dall’aula, Federica ha commentato: “Non bisogna aver paura. La sensazione di libertà che ho ora è indescrivibile”. Un applauso dei colleghi, compresi quelli che stavano lavorando, nonostante telecamere e microfoni, è stato lo spontaneo ringraziamento dei cronisti.

Il Sindacato Cronisti Romani

“IO NON PRENDO ORDINI DA UNO SPADA”

La notte del 15 luglio del 2013 la giornalista Federica Angeli è stata testimone di un brutto fatto di cronaca che coinvolge il clan Spada e che ora è oggetto di un processo che vede tra gli imputati Carmine e Ottavio Spada. Questa mattina nell’aula Occorsio del Tribunale di Roma Federica ha ricostruito i fatti di quella notte, sentita come teste della pubblica accusa. Ha raccontato di aver assistito al tentato duplice omicidio avvenuto nei pressi di una sala giochi che si trovava a pochi passa dalla sua abitazione a Ostia. Non fu la sola a vedere cosa era accaduto, né a guardare Carmine Spada correre verso la caserma dei carabinieri e Ottavio filare via claudicante, mentre una Citroen C2 nera sgommava per far perdere le tracce. Ma tutti gli altri, che si erano affacciati, attirati dal trambusto, abbassarono le tapparelle e si ritirarono perché Carmine Spada aveva intimato ad alta voce: “Che cazzo state guardando, lo spettacolo è finito. Tutti dentro!”. E tutti obbedirono. Federica Angeli no. “Io non prendo ordini da uno Spada”, ha ribadito ieri. E infatti scese in strada a fare il suo lavoro, a cercare di capire cosa era accaduto davanti al locale. In aula la giornalista è stata estremamente ferma e puntuale nelle risposte alle domande del pubblico ministero. L’escussione della teste cardine di questo processo è avvenuta in un’aula gremita di giornalisti, tra cui il direttore di Repubblica Mario Calabresi, il vicedirettore, Sergio Rizzo, e una delegazione foltissima della Federazione Nazionale della Stampa, compresi il Presidente Giuseppe Giulietti e il segretario Raffaele Lorusso, dell’Usigrai, del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, dell’Associazione Articolo 21, di Stampa Romana, Odg Lazio, rete NoBavaglio, Libera e Libera Informazione. Un’iniziativa che ne segue altre analoghe e che si inserisce nella ferma volontà degli organismi di categoria di far da scorta mediatica ai giornalisti minacciati nello svolgimento del loro lavoro. Ad assistere al dibattimento c’era anche, per la prima volta, il sindaco di Roma Virginia Raggi a rafforzare la rappresentanza istituzionale insieme a Gianpiero Cioffredi dell’Osservatorio sulla criminalità della Regione Lazio.

Graziella Di Mambro
Responsabile Macroarea Articolo 21

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