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Il manifesto dei trenta per Daphne

Daphne Caruana Galizia

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L’Europa non è più un luogo sicuro per i giornalisti. Gli omicidi dei nostri colleghi Daphne Caruana Galizia a Malta, il 16 ottobre 2017, e di Jan Kuciak in Slovacchia, il 21 febbraio 2018, lo dimostrano. Entrambi indagavano sui flussi di denaro, affari illeciti, corruzione e politica, Panama papers. Anche in Italia è cresciuto il numero dei giornalisti minacciati e aggrediti. Le mafie da tempo si sono globalizzate e stanno facendo grandi affari soprattutto in Europa che, come ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, è una grande prateria dove non esiste il 416 bis nel codice penale dei paesi membri. Forse pochi sanno che a Malta si vive ormai come in Sudamerica: in circa 13 mesi ci sono state ben 6 autobombe. Malta è una base per l’evasione fiscale. “Un paese pirata nella UE”, denunciava Daphne Caruana Galizia, coscienza critica, giornalista investigativa di spessore, donna fuori dagli stereotipi maltesi. Corruzione, mafie e fiumi di danaro di ogni tipo di provenienza attraversano il paese, la vendita dei passaporti maltesi a peso d’oro, rendono l’isola un’anomalia in Europa. La polizia di Malta non è indipendente, ha detto Vera Jourova, Commissaria europea per la giustizia. I figli di Daphne puntano il dito sul governo maltese, dicono che i mandanti sono protetti dalla politica. Daphne Caruana Galizia attende verità e giustizia. A Malta rischiano i colleghi giornalisti, i blogger che ogni giorno denunciano il malaffare. Non lasciamoli soli! Costruiamo un ponte di solidarietà e società civile tra l’Italia e Malta. Fermiamo la campagna di odio per la verità e le persone che la stanno cercando. Il nostro appello a tutti i colleghi e alla società civile. Il 16 ottobre prossimo, per la ricorrenza dell’omicidio di Daphne, andiamo tutti a Malta a manifestare schierati con la famiglia di Daphne e i colleghi minacciati. Chiediamo verità anche sui mandanti delle stragi di mafia a Capaci e in via D’Amelio. Vogliamo sapere dov’è l’agenda rossa di Paolo Borsellino. Vogliamo sapere chi ha armato le mani dei killer dei nostri colleghi. Vogliamo un’informazione veramente indipendente anche in Italia: sulle mafie mettiamoci la faccia ma soprattutto parliamo per inchieste prodotte e non con le parole nei salotti o nelle sfilate pubbliche.

Maria Grazia Mazzola inviata speciale TG1
Romolo Sticchi inviato speciale TG3
Fabrizio Feo inviato speciale TG3
Paolo Di Giannantonio inviato speciale TG1
Enrica Majo inviata speciale TG1
Amedeo Ricucci inviato speciale TG1
Giovanni Bocco inviato speciale TG1
Marina Cocozza ufficio stampa RaiCom
Carlo Bonini scrittore e inviato speciale Repubblica
Alessandra De Stefano inviata speciale RaiSport
Filippo Landi corrispondente Rai in pensione
Giorgio Bongiovanni direttore Antimafia Duemila
Aaron Pettinari giornalista Antimafia Duemila
Lorenzo Baldo giornalista Antimafia Duemila
Riccardo Chartroux inviato speciale TG3 e conduttore
Barbara Leone giornalista blogger
Lorenzo Criterio direttore di Libera Informazione
Valeria Collevecchio caposervizio TG3
Serena Mautone redattore Rai Parlamento
Roberta Serdoz caposervizio TG3
Pierdamiani D’Agata redattore TG3
Maria Rosaria De Medici caposervizio TG3
Enza Emira Festa redattore TG3
Lara Nicoli redattore TG3
Valter Rizzo redattore TGR
Amalia De Simone giornalista d’inchiesta freelance
Simona Petricciuolo giornalista d’inchiesta freelance
Antonio Musella giornalista Fanpage
Alessio Viscardi giornalista Fanpage
Peppe Pace giornalista Fanpage
Gaia Martignetti giornalista Fanpage
Giovanni Occhiello giornalista TGR Campania
Pasquale Martello progetto grafico del Manifesto per Daphne
Carlotta Angeloni TG1

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