Il direttore Marco Travaglio e una giornalista del Fatto Quotidiano sono stati condannati in solido con l’azienda a versare 95 mila euro di risarcimento a Tiziano Renzi che si era sentito diffamato in sede civile da sei articoli pubblicati sul giornale e sul sito.
Tre articoli sono stati ritenuti pienamente legittimi, tre sono stati considerati diffamatori per il non corretto uso di alcune parole, incluso un titolo. Per il titolo è stata condannata la collega che non lo ha scritto.
Anche alla luce di questa decisione riproponiamo con forza il tema della riforma della diffamazione che limiti la punibilità e la risarcibilità dei presunti danni non patrimoniali ai casi in cui sia dimostrata l’intenzione lesiva o la colpa grave dei giornalisti, escludendola quando si tratti di mere dispute terminologiche.
Il Fatto Quotidiano è un’azienda in salute che pagherà quanto prescritto dai giudici se confermato negli altri gradi di giudizio ma immaginiamo i rischi professionali che corrono migliaia di giornalisti freelance, non tutelati dalle aziende, e cosa significhi tutto questo per la libera informazione.
Segreteria ASR