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Vicenda Panorama, comportamenti inaccettabili

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Mancano poco più di 24 ore alla chiusura dell’operazione di vendita della testata Panorama (Mondadori) e dei suoi giornalisti all’editrice La Verità che fa capo a Maurizio Belpietro. E ancora non si sa se saranno soddisfatte le “clausole sospensive” – mai rese esplicite – che Belpietro ha posto per poter concludere l’operazione. Certezze non ce ne sono, malgrado le aziende, contro il parere del sindacato, abbiano unilateralmente dichiarato esaurito l’esame congiunto per il trasferimento di ramo d’azienda.

Altre cose sono invece molto certe:

  1. Le relazioni industriali in Mondadori sono definitivamente deteriorate. Oggi i giornalisti hanno dovuto riunirsi fuori dall’azienda, che non ha concesso né spazi né ore per permettere il normale svolgimento dell’assemblea.
  2. I colleghi che, sotto la minaccia di chiusura della testata entro fine anno, hanno deciso di passare alla società di Belpietro hanno dovuto tagliarsi pesantemente lo stipendio, fino al 45% del totale, azzerando la propria storia professionale.
  3. La Mondadori ha mentito al tavolo dell’esame congiunto dicendo che non ci sarebbero stati incentivi mentre in queste ore sta affannosamente trattando con i colleghi che non vogliono firmare riduzioni di stipendio affinché accettino un esodo incentivato.
  4. L’acquirente La Verità srl ha dichiarato più volte al tavolo che era assolutamente necessario avere almeno una ventina di giornalisti di Panorama sul totale di 24 per poter chiudere l’affare e fare un buon giornale. Intanto però fervono le trattative per mandare via i resistenti e non averli a stipendio pieno come la legge imporrebbe.

Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Associazione Lombarda dei Giornalisti, Associazione Stampa Romana sono a fianco dei colleghi Mondadori, che per opporsi a questi metodi contrari a qualsiasi buona regola di confronto sindacale, hanno proclamato uno sciopero per le giornate di oggi e di domani.

I comportamenti messi in atto al tavolo sindacale dalle due società meriterebbero un’attenta valutazione da parte delle istituzioni competenti: le clausole sospensive, mai esplicitate, hanno favorito il tentativo di eludere gli obblighi imposti dalle norme sul passaggio di ramo d’azienda. Così vengono danneggiati i lavoratori, che invece da quelle norme dovrebbero essere tutelati, ad esclusivo vantaggio delle imprese.

La politica batta un colpo: invece di pensare a tagliare i pochi fondi rimasti a una parte esigua dell’editoria, cerchi di lavorare per salvare i posti di lavoro ed evitare lo smantellamento del sistema dell’informazione nel nostro Paese.

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