Dobbiamo essere chiari e netti. Noi sosteniamo il finanziamento pubblico all’editoria. Ci sono diverse buone ragioni per farlo. Ne sottolineiamo una molto banale ma molto concreta.
Senza danaro pubblico perderemmo migliaia di posti di lavoro su tutto il territorio nazionale, centinaia nel Lazio.
Sosteniamo il finanziamento pubblico all’editoria perché crediamo che sia un interesse pubblico e costituzionale avere leve di crescita del pluralismo e della capillarità informativa.
Anche in questo caso dobbiamo fare un po’ di chiarezza.
Quando si parla di finanziamento pubblico si pensa solo alle aziende, cartacee e digitali, finanziate dal fondo per il pluralismo. Ma perché le piccole tv e radio private non sono finanziate da fondi che prendono la strada del ministero per lo sviluppo economico? Ma perché i media territoriali non trovano il finanziamento anche in fondi pubblici regionali? Ma perché il canone Rai non è finanziato in base a una legge dello Stato?
Insomma una larga parte del settore ha una leva pubblica che lo muove, non solo il Manifesto, Avvenire o Latina Oggi.
Gli sprechi e le ruberie del passato sono un pallido ricordo. Ci sono ancora delle cose da sistemare, magari partendo da una piena conoscenza della composizione societaria delle aziende editoriali per evitare conflitti di interesse, ma dopo svariate potature ci sentiamo di dire che l’albero è sano. E quindi torniamo al punto di partenza.
Stampa Romana riconosce il ruolo dello Stato e degli enti locali nella crescita e nella diffusione di una informazione libera, nella sua nuova dimensione digitale, anche attraverso il danaro pubblico, espressione dell’articolo 21 della Costituzione.
Il ruolo dello Stato è fondamentale per riequilibrare le diseconomie dei mercati tra concentrazioni pubblicitarie e disfunzioni della distribuzione e per garantire pensiero libero e critico.
Il Governo ha intrapreso una strada che lo porterà a un disimpegno rapido, considerando i 50 milioni di sostegno alla stregua di spesa pubblica improduttiva.
È un errore molto grave di merito e di prospettiva.
Stampa Romana mobiliterà una riflessione ampia, anche sui territori, a iniziare da un dibattito pubblico che si svolgerà nella nostra sede il prossimo 30 novembre.