Il Cdr e la Redazione dell’Agi sono stupiti e sorpresi dalle parole del collega Paolo Borrometi. Parole del tutto infondate e che mettono in dubbio e tentano di minare la professionalita’ e la dignita’ dell’intera Agenzia Giornalistica Italia.
Il Cdr e la Redazione respingono quindi con forza e determinazione tali gravi accuse, perche’ offendono il lavoro che ogni giorno viene svolto con schiena dritta e senza mai subire alcuna censura. La redazione dell’Agi rivendica orgogliosamente la liberta’ professionale di cui gode, e ha sempre goduto, nello svolgere il proprio lavoro giornalistico, e di questo ringrazia l’Azienda e la Direzione.
Mai sono state subite pressioni o limitazioni, ne’ tantomeno censure preventive, sull’attivita’ giornalistica che svolgiamo con assoluta onesta’ intellettuale ed etica professionale. Ed e’ per questo che le parole e le accuse del collega Borrometi ci indignano, innanzitutto come giornalisti e professionisti, ma anche singolarmente come persone, che ogni giorno si impegnano nello svolgere il proprio lavoro senza subire alcun condizionamento esterno o interno.
Tanto piu’ quando si affrontano temi come la lotta alla mafia. Ed e’ proprio per il rispetto che abbiamo verso i valori e i principi che guidano il nostro mestiere di giornalisti, che sentiamo di dover replicare, respingendole fermamente, a parole inaccettabili per toni e contenuti.
La replica di Paolo Borrometi sul suo profilo ufficiale Facebook
Le mafie ed il silenzio giornalistico…
Avrei voluto raccontare, approfondendole e cercando di spiegarle, le parole del falso pentito Scarantino. Volevo ricostruirle e metterle a confronto.
Purtroppo l’Agi non mi ha permesso di farlo ed è giusto che Voi possiate sapere la verità.
Penso che il ruolo di ciascun giornalista sia questo, informare e spiegare uno dei peggiori depistaggi della storia. E magari tentare anche di ridare dignità al costante impegno di Magistrati (come Di Matteo e Petralia) che, in questi anni, hanno vissuto un costante e continuo tentativo di delegittimazione su tutti i media.
Se ciò non bastasse, pochi giorni prima del 23 maggio sono stato a Porto Selvaggio, un posto unico, meraviglioso per rendere omaggio a Renata Fonte, la donna che sconfisse – per sempre – la violenza mafiosa e gli affaristi che, per tentare di arricchirsi, avrebbero voluto ridurre questo paradiso ad un “affare privato”.
Renata Fonte morì per mano mafiosa, lasciando due meravigliose figlie.
Dopo aver fatto una puntata su Tv2000, avrei voluto raccontare la storia di Renata, tramite le parole della figlia, anche per l’Agi ma, anche in questo caso, mi è stato detto che non interessava.
Purtroppo siamo tutti bravi a parole, il 23 maggio, in occasione della strage di Capaci, abbiamo fatto immensi servizi giornalistici per ricordare Giovanni Falcone.
Trascorsa quella giornata in memoria del Giudice Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, ci siamo lavati la coscienza e ricominciamo a dire “no” alle storie di resistenza, come quella dei familiari delle vittime.
Mi rendo conto che nella lotta alle mafie, nel giornalismo, si trovano ancora molte – troppe – resistenze. E il “non ci interessa” dell’Agi, sulla storia di Renata Fonte e sulle parole di Scarantino, ne è la testimonianza più viva (mentre colgo l’occasione per ringraziare Tv2000 per la libertà che ci offre).
Ciò che più mi amareggia è che l’Agi prende contributi pubblici. Insomma, con i soldi pubblici si dovrebbe fare informazione, il più libera possibile.
Noi giornalisti ce la mettiamo tutta.
Tante e tanti sono le colleghe ed i colleghi che cercano di fare il proprio dovere sparsi per tutta Italia (tantissimi all’Agi, non vorrei che questo mio scritto appaia contro di loro!), ma tutto questo non basta se chi dovrebbe pubblicare i nostri articoli sceglie di non farlo.
Così a perderci sono i cittadini.
Perché è molto meglio puntare sui pettegolezzi o sulle “misure” delle miss.
Vi dovevo queste parole di verità per la vostra stima ed il vostro affetto.
Precisazione – Aggiornamento 31 maggio ore 12
In Sicilia lo chiamerebbero “mascariamento”: truccare per deformare la realtà.
E qualcuno ci sta provando con me, con il mio post di ieri, provando a far credere che fosse rivolto alle colleghe e ai colleghi dell’Agi.
Un metodo noto per delegittimare e isolare.
Chiunque conosca una redazione sa che a decidere cosa viene pubblicato e cosa no non sono i redattori, ma la Direzione.
Quindi quel “non interessa” non è stato pronunciato dai colleghi dell’Agi, con i quali ho lavorato per anni, fianco a fianco in redazione, con stima e gratitudine.
Quel “non interessa” è stato pronunciato dalla Direzione.
Il mio post di ieri quindi era chiaramente riferito alla Direzione.
Un abbraccio a tutti, anche a chi sta tentando di buttarla in caciara!