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Stati generali editoria: Proposte segreteria ASR su nuove professionalità. Intervento del segretario Lazzaro Pappagallo

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Quando qualche mese fa abbiamo aperto il congresso di stampa romana lo abbiamo intitolato così: Come ricostruire una categoria al tempo della crisi.

La circolarità che avete enucleato come simbolo degli Stati generali dell’editoria, un filo che collega le edicole ai computer dove lavorano i giornalisti ci dice che i segnali di crollo e cedimento strutturale del sistema non riguardano solo i giornalisti. Riguardano le aziende, il modello di business, gli editori, i distributori, le edicole. E questo accade proprio per quel modello circolare, per quel l’economia circolare in cui i social, la disintermediazione sono, se mi passate la provocazione, solo la raffigurazione plastica. 

Ciascun pezzo di quella filiera aveva in epoca analogica il suo valore produttivo molto preciso. Questo valore, singolo e collettivo, oggi è messo in discussione.

Noi non apparteniamo ne’ agli apocalittici, né agli integrati rispetto a cosa accadrà nel nostro mondo. Pensiamo solo che sia necessario non star fermi. Cerchiamo di vedere i processi produttivi e di capire come rinnovarli. Esattamente come si faceva sulla carta, come si è fatto per la radio, poi per la televisione, dove ogni mezzo aveva una grammatica e una specializzazione, dove non bastava solo trasportare i giornalisti che scrivevano o facevano titoli, sommari e occhielli nel nuovo spazio. In radio c’è il giornalista che intrattiene e racconta, in televisione l’anchor man, chi scrive sessanta secondi e chi racconta per immagini.

Una buona evoluzione della specie quest’ultima. Prima i telecineoperatori erano funzioni tecniche, poi sono diventati giornalisti ordinistici come i loro colleghi di penna. Lo stesso processo di riconoscimento ordinistico e di inquadramento professionale e contrattuale deve avvenire per tutte quelle modulazioni del nostro mestiere che agiscono sui diversi mezzi soprattutto digitali.

In questo senso pensiamo sia centrale ridefinire e ampliare il catalogo del redattore ordinario, la base della nostra piramide. Nel contratto principale, Fnsi/Fieg, come è stato fatto per altro per il contratto Uspi quello dedicato al web locale dobbiamo includere nuove figure professionali.

Dobbiamo innovare, riconoscere il mondo del lavoro per quello che è, senza parametrarlo su quanto accadeva trenta anni fa, un mondo ancora fotografato nel contratto FIEG modellato sul Corriere della sera o Repubblica di quell’epoca. Quel fortino e’ sempre più attaccabile e sono sempre meno colleghi a popolarlo.

Negli ultimi dieci anni abbiamo perso 3800 articolo uno. I rapporti complessivi principali superano di pochissimo le 15mila unita’, il rapporto pensionati/attivi e’ assolutamente insostenibile con un attivo e mezzo che paga la pensione di un collega non più al lavoro. L’età media degli iscritti Casagit e’ passata negli ultimi anni da 47 a 58 anni. È la fotografia più nitida di un ascensore bloccato con pochissimo turnover, senza ricambio generazionale, e con la generazione di mezzo costretta, invecchiando, a reggere sulle spalle di stipendi in contrazione gli istituti di categoria.

Il lavoro giornalistico oggi è digitale. Il che significa banalmente realizzare ambienti di lavoro non più a compartimenti stagni, cosa ancora esistente in grandi e piccole redazioni, abbattere muri anche fisici e lavorare tutti insieme a un prodotto che sarà costruito e distribuito in modo diverso a seconda del mezzo per il quale si lavora, partendo dal bene o commodity notizia (e giornale e comunità di lettori in un senso più ampio).

Allora le nuove figure professionali. 

Proponiamo di modificare articolo 1 del CNLG Fnsi/Fieg comprendendo nel lavoro giornalistico i profili di foto-cine-operatore, di architettura grafica digitale, di gestione e mediazione con i social network e con la comunità di lettori (social journalist), di data journalist, di web editor, di videomaker, di mojoer, (di responsabile comunicazione e ufficio stampa e tutti coloro che a vario titolo operano all’interno degli uffici medesimi).

A titolo personale mi spingerei anche a considerare nel recinto chi scrive gli algoritmi con i quali è possibile incrociare e agganciare sugli smartphone una notizia o sarà in grado di lavorare su sistemi di automazione.

In questo senso abbiamo rinnovato negli ultimi anni la nostra missione perché in questo momento così disruptive il sindacato si concretizza nella riqualificazione continua dei colleghi, insegnando come si usano i nuovi mezzi, le nuove grammatiche, i social, senza aver paura di un cambiamento inevitabile e travolgente. È una delle caratteristiche di Stampa romana da tre anni a questa parte. Continueremo a farlo e a motivare la nostra piccola comunità. 

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