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Inpgi: istituto va avanti. Commissariamento solo rinviato?

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Altri 12 mesi di tempo per risanare Inpgi.

In Commissione sul decreto crescita è arrivato, questa volta con probabilità di successo, l’emendamento che dovrebbe garantire la sopravvivenza dell’Istituto di Previdenza. Il legislatore pone condizioni pesantissime a carico della categoria. Per garantire una tenuta dei conti bisogna innanzitutto intervenire sulla spesa.

Se questo non è sufficiente, tocca ai contributi.Nel 2021 lo sbilancio tra perdite e patrimonio deve arrivare al 7%. La Corte dei Conti ha già certificato che con perdite da più di 100 milioni l’anno Inpgi fallisce nel 2028.

Il provvedimento non chiude alla possibilità di aprire ai comunicatori ma il percorso diventa più lungo di un anno e mezzo, tempo necessario per coinvolgerli visto che anche durante gli stati generali dell’editoria le rappresentanze dei comunicatori come Ferpi hanno più volte sottolineato di essersi trovati di fronte a scenari già definiti. In sostanza si avvia un percorso dalle conseguenze sociali pesantissime. Intervenire sulla spesa significherà probabilmente rivedere e tagliare le pensioni, rivedere e tagliare l’assistenza a cominciare dalla disoccupazione, pensare a una vendita in blocco del patrimonio immobiliare. Intervenire sui contributi significa aumentarli azzerando qualsiasi possibilità, anche remota, di rilancio occupazionale.


In 12 mesi bisognerebbe fare quanto è stato rinviato in passato. Alcuni punti di memoria. La riforma con il passaggio al contributivo per i lavoratori Inps risale al 1995; noi ci siamo arrivati nel 2017. All’inizio di questo decennio ci siamo illusi di salvarci trasferendo il patrimonio immobiliare a un fondo. Abbiamo solo posposto il pagamento del conto.Anche il contratto Uspi è stato presentato come un importante passo in avanti per un welfare sostenibile.

E anche in questo caso ci manca contezza di questo. L’Istituto dovrà ora garantire questi passaggi al Governo e al Parlamento che dovrà controllare le misure in atto. Inpgi dovrà garantire anche all’interno passaggi evidenti, pubblici e trasparenti a tutti i colleghi, sia tra i pensionati, sia tra gli attivi che versano i contributi. Dovrebbe essere l’occasione per tagliare i costi di struttura a iniziare dal numero dei consiglieri di amministrazione, aprendo il board ai comunicatori.Dovrebbe essere insomma l’ultima e inappellabile occasione per meritarsi l’autonomia professionale.

Oppure lavorare con serietà a una exit strategy, come il commissariamento, che renda il calice meno amaro.


Segreteria Associazione Stampa Romana

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