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OLTRE IL CORONAVIRUS, PARLANO PAZIENTI, MEDICI E FARMACISTI: L’INDAGINE NAZIONALE SULLA CRONICITA’

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Salute, il “tagliando” sulla cronicità a 3 anni dal “Piano”: poca aderenza, troppa distanza dal medico, più domanda di servizi a distanza

Irrompe il potenziale dei nuovi canali digitali, per la ricerca e l’assistenza

Sulla sfida della gestione della cronicità, cruciale per la Sanità di oggi e del futuro un’indagine nazionale raccoglie per la prima volta in modo organico e comparato le diverse valutazioni e percezioni dei principali attori coinvolti sul campo, medici, farmacisti e pazienti, dopo il “Piano” del 2016. Svelando criticità e distanze da colmare tra gli stakeholder, dal nodo dell’aderenza al tipo di supporto richiesto.

Emerge tra l’altro la tendenza dei pazienti all’autogestione e allo scetticismo verso gli operatori sanitari (Mmg in primis, superato nei livelli di fiducia dal farmacista) e anche le case farmaceutiche. La loro domanda, connessa e prioritaria, verte sui servizi a distanza, più ancora di quelli a domicilio: domanda di dialogo, informazione e tecnologie digitali di supporto.

Il ruolo dell’e-health, in questa indagine come nella ricerca futura, oltre che nell’assistenza.

Un’indagine nazionale, inedita per la varietà dei soggetti coinvolti e per il fatto di far esclusiva leva sui nuovi canali di comunicazione digitale, traccia un bilancio sulla gestione della cronicità in Italia. La sfida è al cuore della qualità e la sostenibilità del sistema-salute, come riconosciuto dal “Piano Nazionale della Cronicità”, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel settembre 2016: in Italia l’incidenza della popolazione anziana è ai vertici mondiali e al primato in Europa. I malati cronici sono stimati oggi nel nostro Paese oltre i 24 milioni, con una spesa annua calcolata intorno a 67 miliardi; cifre destinate naturalmente a crescere ancora in relazione ai trend demografici.

Lo scopo di fondo è stato quello di raccogliere informazioni utili a migliorare la qualità della vita di pazienti che soffrono di patologie croniche, creando sinergie tra gli attori coinvolti in termini di servizi, protocolli e strumenti. Sono state messe a confronto le valutazioni di pazienti, farmacisti e medici con riferimento al concreto di alcuni aspetti fondamentali dell’assistenza: il nodo critico dell’aderenza terapeutica, il rapporto fiduciario tra i pazienti e i diversi operatori sanitari, le percezioni sull’efficacia dei farmaci, la tipologia di servizi supplementari primariamente auspicati.

Un aspetto qualificante della ricerca è l’impiego dei nuovi strumenti digitali e l’ampiezza della platea perciò consultabile, qui e in futuro. L’indagine è stata promossa da fablab, protagonista italiana dell’innovazione e comunicazione multicanale nell’healthcare, realizzandola in collaborazione con la società Focus Management. Fablab è unità strategica di CompuGroup Medical Italia (CGM), leader mondiale della Medical Information TechnologyIl campione, composto qui da circa 1500 stakeholders, equamente ripartiti tra medici, a farmacisti e pazienti, è tratto dagli oltre 13mila medici di base e 8mila farmacie che fruiscono degli stessi software CGM nel loro lavoro di gestione, nonché, in via esclusiva di servizi mirati di informazione professionale e scientificaPer quel che riguarda i pazienti, il canale veicolante è Medicitalia, il principale portale nazionale di consulti, frequentato annualmente da 34milioni di persone, al quale sono registrati quasi 9mila medici.

Tra gli esiti principali:

– Pazienti che si sentono in maggioranza, oltre il 60%, “molto aderenti” alla terapia. Medici di Medicina Generale (Mmg) e, soprattutto, farmacisti che invece smentiscono, con stime di aderenza più che dimezzate.

– Scetticismo verso gli operatori sanitari. Deficit che per giunta si consolida nel raffronto con le percezioni fornite dagli operatori sanitari stessi, che “sentono” livelli di fiducia superiori a quelli effettivamente riposti dai pazienti.

– Limiti di fiducia in particolare verso i Mmg, superati dai farmacisti e più ancora dagli specialisti (in una scala di 7, le tre categorie ottengono dai pazienti cronici valutazioni medie pari rispettivamente a 5.02, 5,36 e 5,63), e questo nonostante i Mmg stessi vengano considerati dall’insieme dei professionisti della salute come il perno potenziale del sistema di gestione della cronicità.

– La posizione chiave del farmacista, emerso relativamente in linea con le valutazioni complessive e i livelli di fiducia dei pazienti, fatto che rilancia la priorità della “farmacia dei servizi” nel sistema di assistenza.

– Scarsa fidelizzazione verso le case farmaceutiche: i livelli di fiducia sul singolo medicinale sono sistematicamente superiori a quelli per il brandIl 69% dei pazienti non conosce neppure il nome del produttore del medicinale prescritto.

– Distanza netta anche nel tipo di assistenza richiesta tra chi soffre di malattie croniche e chi li assiste: la diffusa domanda dei pazienti di più “efficaci servizi di supporto a distanza”, piuttosto che di assistenza o di consegna dei farmaci a domicilio, come suggerito prioritariamente invece dagli operatori sanitari.

Da ogni ambito dell’indagine salta agli occhi come le strategie mirate alla qualità del rapporto fiduciario e alla possibilità di interagire con l’operatore sanitario non siano aspetti di contorno della terapia e dell’intera patient journey per la persona affetta da patologie croniche, bensì l’assoluta priorità”, sottolinea Piero Conte, general manager di fablab.

I dati raccolti chiamano alla responsabilità i decisori del sistema di gestione della cronicità, e soprattutto le singole categorie coinvolte, incluso il mondo del’e-health. Entrando nel dettaglio dei servizi a distanza richiesti prioritariamente dai pazienti, assai più del “medico a casa”, svetta la possibilità di “chattare direttamente per domande sulla gestione della patologia”, e a seguire il “monitoraggio a distanza della terapia”, la “consulenza sulla gestione degli effetti collaterali”, la disponibilità di “materiali informativi”.

“Sono tutti aspetti che coinvolgono in prima linea il mondo della sanità digitale”, nota ancora Conte: “Il paziente tende all’autogesione e si attende, da chi lo assiste, anzitutto un supporto di informazione, monitoraggio, possibilità di interazione e consulto a portata di smartphone”. Le moderne tecnologie informatiche, in effetti, oltre a facilitare il lavoro degli operatori e delle strutture sanitarie, istituiscono canali che consentono oggi un’interazione costante ed esclusiva con le categorie coinvolte, col potenziale che ciò rappresenta per l’informazione medica, per l’auspicata sinergia tra i vari professionisti e con i pazienti, per i potenziali di risparmio (tempo, denaro) per l’operatore sanitario e per l’insieme del Ssn, e anche per l’avvenire della ricerca socio-sanitaria (dati gli inediti spazi e strumenti di aggregazione ed elaborazione delle informazioni complesse),oltre che per la presente indagine.

Lo studio è stato condotto in assoluta indipendenza, senza alcuna sorta di finanziamento esterno.

Roma, 27 febbraio 2020

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