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IL WEB E OPINIONISTI SERIALI: GRAN CASSA DEL VIRUS

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di Romano Bartoloni

Il web e i social sono diventati la gran cassa di risonanza dell’epidemia del Coronavirus. Ne hanno fatto un feticcio del diavolo che ha provocato una pandemia mondiale della paura, un infernale gioco al rimpiattino delle fakenews. Il Covid -19 non è una influenza ma nemmeno la peste o l’Ebola, contagia, può anche uccidere ma non compie stragi, perché resta bassissima la percentuale di mortalità. L’importante è stare in guardia. A sentire i meglio informati, un virus respiratorio non si può fermare a meno di non chiudere in blocco Paesi e continenti, ma si può combattere ad armi pari specie se si scopre prima o poi l’antidoto del vaccino.

Eppure è scoppiata fra incontenibili allarmi uno psicodramma virale che ha generato un mostro spaventoso e terrorizzante che rimbalza da uno smartphone all’altro persino tra i bambini. 

Anche stampa e tv hanno fatto la loro parte contribuendo a drogare l’informazione, al dilagare del sensazionalismo inquietante, a sovradimensionare il contagio. Al solito nei mass media si incoraggia a piene mani le incursioni di opinionisti seriali con un contorno aggressivo di ciarlatani, imbonitori, millantatori. Sotto gli occhi della sbigottita opinione pubblica si beccano tra loro scatenando un feroce scontro nel segno del catastrofismo contrapposto allo scetticismo più sostenuto. Piuttosto usi sostengano e si rafforzino le squadre dei cronisti in gamba e degli inviati speciali che si stanno sacrificando nel loro lavoro a rischio, nonostante siano mandati allo sbaraglio senza tutele professionali e sanitarie e senza un’assicurazione allo scopo. Le loro testimonianze sono più utili delle chiacchiere tra comari.

Peccato che resti ancora una voce poco ascoltata quella di Walter Ricciardi, membro italiano del comitato esecutivo dell’organizzazione mondiale della sanità, e di recente diventato consigliere del ministro della salute Speranza. Dice con cognizione di causa: “Su 100 malati, 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi seri ma gestibili in ambienti sanitari, gravissimi 5 ma di questi solo 3 rischiano la morte”.

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