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Gruppo Corriere: perché Stampa Romana non ha firmato la cassa in deroga

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Si è concluso lo scorso venerdì 17 aprile il confronto fra l’Azienda editrice del Corriere dell’Umbria e la delegazione sindacale composta da Fnsi (Ezio Cerasi) , le Associazioni regionali della Stampa Romana, Umbra, Toscana e il Cdr del Gruppo Corriere.

Il Gruppo Corriere ha chiesto la cassa integrazione in deroga per la crisi dovuta all’emergenza Covid19. La rappresentanza sindacale ha immediatamente chiarito che non avrebbe sottoscritto una cassa integrazione che non fosse stata a rotazione e con principi di equità di trattamento per tutti i colleghi. Il principio della “selezione” giornalistica attraverso una cassa integrazione che sia una lista di buoni e cattivi e una possibile anticamera di esuberi futuri è infatti da respingere in toto.

L’azienda è stata irremovibile sulla scelta intrapresa per cui l’accordo è stato possibile solo con il sostegno (e la firma) del Cdr del gruppo, che aveva peraltro ricevuto apposito mandato sulla tipologia della cassa integrazione dall’assemblea dei giornalisti del gruppo.

Il confronto tra le parti è stato solo parzialmente positivo perché si sono ottenute garanzie occupazionali per ulteriori quattro colleghi con la riapertura del Corriere di Siena e il mantenimento dell’edizione di Arezzo ma non ci sono state rassicurazioni per quanto riguarda la redazione di Rieti il cui lavoro verrà al momento effettuato da Viterbo e Perugia fino al termine delle nove settimane di cassa integrazione in deroga

L’Azienda infine ha assunto l’impegno scritto di proseguire il contratto di solidarietà alla fine del periodo di cassa integrazione.

Segreteria Associazione Stampa Romana 

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