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Perché stampa romana non ha firmato la cassa in deroga per LaPresse

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Nei giorni scorsi LaPresse, agenzia di informazione primaria, e il comitato di redazione hanno firmato l’accordo per accedere alla cassa in deroga Covid al 60 per cento. L’accordo decorre da questa mattina.

Stampa Romana con Fnsi, Lombarda e Subalpina non hanno firmato l’accordo di cassa.

Sono diverse le ragioni per il nostro no.

L’editore ha evidenziato le difficoltà economiche legate ai mancati eventi, soprattutto sportivi, sospesi dal covid e al calo delle commesse private. L’insieme di questi fattori avrebbe prodotto una crisi di liquidità risolvibile con la cassa.
L’editore non ha però mai dimostrato al tavolo che i pagamenti dovuti ai contratti in essere non saranno realizzati. Quello che non si paga ad aprile può essere incassato a giugno o luglio. I contratti in essere non sono stati risolti.

Ridurre l’organico del 60 per cento in media significa, a nostro avviso, mettere a rischio la convenzione con la Presidenza del Consiglio che chiede sia un minimo di lanci (il cui aumento medio spropositato ricadrà sulle spalle dei singoli colleghi in servizio) sia un minimo di organico.
Fa specie sottolineare che il servizio di informazione primaria, inteso proprio come indifferibile e incomprimibile servizio pubblico, sia invece regolarmente retribuito e non conosca crisi di liquidità.

Per queste ragioni il sindacato dei giornalisti non ha firmato e chiede al dipartimento dell’editoria di attivarsi per verificare se in questo passaggio non siano stati messi in campo abusi intollerabili.

Segreteria Associazione Stampa Romana

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